“Una vergogna per la causa dei diritti umani”

Il Consiglio Onu per i diritti umani ha trovato il presidente di Commissione che voleva: pregiudizialmente anti-israeliano. Per la gioia della stampa che ama credere a dati e rapporti infondati

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

Ben-Dror Yemini

Ben-Dror Yemini

Scrive Ben-Dror Yemini, su YneNews: «Mettiamo le cose nel giusto ordine causale: senza una chiara posizione anti-israeliana, William Schabas non sarebbe stato scelto per presiedere la Commissione Onu incaricata di indagare sui crimini di Israele. Schabas e il Consiglio Onu per i diritti umani che ha deciso di nominare la commissione hanno un denominatore comune: una normale posizione pregiudizialmente anti-israeliana. Quando è stata presa la decisione di nominare una commissione d’inchiesta sui crimini di Israele, l’ambasciatore dell’Unione Europea presso il Consiglio Onu per i diritti umani ha detto che “il testo finale rimane sbilanciato, scorretto e tale da pregiudicare l’esito delle indagini”. Dunque persino l’Unione Europea, che non è sospettabile di eccessive simpatie verso Israele in sede Onu, è in grado di porre dei limiti all’indecenza. Ma il Consiglio Onu per i diritti umani e le sue commissioni d’inchiesta fanno storia a sé. Nel 2009 lo stesso Consiglio istituì la Commissione Goldstone, dopo che circa 1.300 palestinesi, per la maggior parte combattenti, erano morti negli scontri dell’operazione anti-terrorismo israeliana del gennaio di quell’anno a Gaza. Alcuni mesi dopo, lo Sri Lanka decideva di risolvere il problema del terrorismo delle Tigri Tamil. Circa 40.000 civili rimasero uccisi in uno dei peggiori atti di massacro degli ultimi decenni. C’è chi sostiene che quello è l’unico modo per affrontare il terrorismo, ma Israele non condivide tale opinione. Ma la cosa più interessante è che lo stesso Consiglio Onu che aveva stabilito che Israele commette crimini di guerra diffuse una dichiarazione in cui si lodava e celebrava lo Sri Lanka per il suo grande successo nello sradicare il terrorismo.

William Schabas

William Schabas

Schabas sta imboccando la stessa strada. Ha già messo in chiaro che le persone che più vorrebbe vedere imputate davanti alla Corte penale internazionale sono l’ex presidente israeliano Shimon Peres e l’attuale primo ministro Benjamin Netanyahu. Dunque Schabas è senza dubbio la persona idonea per guidare una onesta e imparziale commissione d’inchiesta. Nonostante queste premesse, nonostante il pregiudizio, Israele dovrebbe collaborare con la Commissione? L’argomento principale è che dovremmo trarre insegnamento da come andò quando non collaborammo con la Commissione Goldstone, nel senso che se questa volta collaboriamo il risultato sarà diverso. Ottimo argomento, peccato che sia infondato. Infatti Israele, pur non riconoscendo ufficialmente la Commissione Goldstone, trovò il modo di farle arrivare tutta la documentazione necessaria, tutte le risposte, le confutazioni e le testimonianze. E fu tutta fatica sprecata, perché quando la lettera d’incarico della Commissione afferma già che Israele ha commesso crimini, la condanna è già scritta prima che inizi l’indagine. Con tutto il rispetto per Richard Goldstone, che successivamente sconfessò il proprio stesso rapporto dicendo “se avessi saputo allora quello che so oggi, il rapporto Goldstone sarebbe stato molto diverso”, è bello che si sia ricreduto, ma afferma il falso: sapeva tutto già allora. In conclusione, come si può nominare un giudice già convinto del risultato ancora prima che inizi il processo? Nei paesi civili non è possibile. Nel diritto internazionale, sotto l’egida del Consiglio Onu per i diritti umani, diventa possibile. E così il diritto internazionale sta diventando simile al sistema giuridico in vigore in Sudan e in Iran. È un po’ sconcertante che insigni professori accettino di cooperare con questa degenerazione. Avrebbero potuto contribuire a preservare lo status del diritto internazionale se solo avessero preservato la loro dignità professionale. Hanno preferito rinunciare. Il risultato non è un processo equo, ma una farsa». (Da: YnetNews, 14.8.14)

L’esperto di statistiche della BBC Anthony Reuben ha pubblicato lo scorso 7 agosto un’analisi accurata che mette in dubbio l’affermazione di Hamas secondo cui la maggior parte delle vittime dell’operazione “Margine protettivo” sarebbero civili. Reuben cita fra gli altri il portavoce delle Forze di Difesa israeliane Eytan Buchman che sottolinea: “I numeri diffusi dall’Onu sono in gran parte basati sui dati del ministero della salute di Gaza, controllato da Hamas”. Buchman ricorda che “i militanti vengono portati negli ospedali in abiti civili, nascondendo il fatto che sono affiliati a organizzazioni terroriste”, e che “Hamas ha dato precise direttive ai residenti di non indicare mai lo status di combattenti delle vittime”. Non basta. Vari resoconti indicano che Hamas comprende nel numero delle vittime anche persone che sono morte in questo periodo per cause naturali o per violenze domestiche, e addirittura i palestinesi che sono stati “giustiziati” da Hamas per “collaborazionismo”. D’altra parte, la stessa tv di Hamas Al-Aqsa afferma a chiare lettere che Hamas considera “civili” anche i combattenti jihadisti morti sul campo di battaglia. Buchman conclude ricordando che durante l’operazione “Piombo Fuso (l’ultima offensiva di terra israeliana a Gaza nel gennaio 2009), Hamas e organizzazioni varie con sede a Gaza sostenevano che di tutte le vittime palestinesi, solo 50 erano combattenti, cifra puntualmente ripresa da stampa e organizzazioni internazionali. Solo anni dopo Hamas ammise che il numero di combattenti uccisi era compreso tra 600 e 700, una cifra quasi identica a quella che avevano sempre dichiarato le Forze di Difesa israeliane.

Eytan Gilboa

Eytan Gilboa

Scrive Eytan Gilboa su Times of Israel: «Eppure i mass-media occidentali dovrebbero ormai sapere che il numero delle vittime diffuse da fonti palestinesi, agenzie Onu, organizzazioni per i diritti umani e anche dalla Croce Rossa Internazionale durante le esplosioni di violenza israelo-palestinese sono errate e per lo più grossolanamente esagerate. Ad esempio, durante la guerra in Libano del 1982 la maggior parte dei mass-media riportava le cifre fornite dalla Croce Rossa, che si basava su fonti palestinesi: 10.000 vittime palestinesi e libanesi, 40.000 feriti, 600-700.000 sfollati. Cifre assurde alla luce del semplice fatto che tutta la popolazione del Libano meridionale, dove si svolgevano le operazioni militari israeliane, non contava più di 500.000 abitanti. I dati forniti dagli israeliani venivano completamente ignorati. Quando la Croce Rossa si rese conto che aveva diffuso dati falsi, diramò una rettifica che tuttavia venne pubblicata solo da una piccola parte dei mass-media e con poca evidenza. Il numero delle vittime civili in quella guerra era stato in realtà meno della metà di quello diffuso dalla Croce Rossa e dalle fonti palestinesi. Allo stesso modo nell’aprile 2002, durante l’operazione “Scudo Difensivo” in Cisgiordania, fonti palestinesi e delle Nazioni Unite accusarono Israele di aver massacrato a Jenin 500 civili (Saeb Erekat il 7 aprile 2002) o addirittura 900 civili (Yasser Abd Rabbo il 13 aprile 2002). Nonostante le smentite di Israele, i mass-media occidentali parlarono tutti del “massacro di Jenin” citando quelle cifre senza controllare i fatti. Più tardi l’Onu e le organizzazioni per i diritti umani condussero indagini ufficiali da cui emerse che le vittime palestinesi erano state 52, più della metà terroristi. Come Israele aveva sempre sostenuto». (Da: Times of Israel, 14.8.14)

Elliott Abrams

Elliott Abrams

Scrive Elliott Abrams su Israel HaYom: «Nonostante le critiche al rapporto Goldstone, anche da parte di Goldstone stesso, l’Onu sembra determinata a farlo di nuovo. Goldstone indagò l’operazione “Piombo Fuso”, cioè la guerra tra Israele e Hamas del gennaio 2009. O più esattamente: indagò Israele ignorando Hamas. Ora il Consiglio Onu dei diritti umani ha nominato una commissione per indagare l’attuale conflitto, e ancora una volta Israele è l’unico oggetto di indagine. Non ci sarà alcuna inchiesta sui razzi e mortai sparati da Hamas contro la popolazione israeliana, nulla sullo scopo dei tunnel scavati dai terroristi di Hamas fin dentro Israele, nulla sugli scudi umani, nulla persino sull’uso fatto da Hamas delle strutture Onu come siti di stoccaggio dei razzi e come piattaforme di lancio. Un’inchiesta siffatta richiede il capo giusto, e l’Onu sembra averlo trovato: un professore di diritto canadese di nome William Schabas. Bando a tutte le sciocchezze sulla obiettività super partes: Schabas è noto per aver già ripetutamente accusato e denunciato Israele, come ha documentato UN Watch. Ma c’è di peggio: è anche noto per aver dichiarato che a suo parere il primo ministro Netanyahu dovrebbe finire “sul banco degli imputati” per i crimini commessi da Israele durante l’operazione “Piombo Fuso”. Piccolo dettaglio: all’epoca dell’operazione “Piombo Fuso” Netanyahu non era al governo, e il primo ministro era Ehud Olmert. Questi trascurabili particolari non sembrano impensierire più di tanto Schabas: che differenza volete che faccia incriminare questo o quell’israeliano? Probabilmente è stato indotto in errore dalla sua vigorosa ostilità verso Netanyahu, anche questa documentata da UN Watch: il che dimostra en passant dimostra non solo la sua ostilità pregiudiziale verso Israele e Netanyahu, ma anche il suo atteggiamento un tantino disinvolto verso i fatti. Insomma, proprio ciò che ci voleva per il Consiglio Onu dei diritti umani. Come ha twittato il Ministro degli esteri del Canada John Baird (connazionale di Schabas), “il Consiglio Onu dei diritti umani continua ad essere una vergogna in fatto di promozione dei diritti umani, e l’annuncio dei membri della sua commissione d’inchiesta su Gaza ne svela le intenzioni”. (Da: Israel HaYom, 14.8.14)