Un’altra raffica di «no» palestinesi

Hamas e Fatah unite solo nel respingere il negoziato con Israele.

image_3358Hamas non riconoscerà mai lo stato d’Israele. Lo ha ribadito il “primo ministro” di Hamas nella striscia di Gaza, Ismail Haniyeh, durante la sua visita in Iran iniziata venerdì in occasione delle celebrazioni per il 33esimo anniversario della rivoluzione islamista khomeinista del 1979.
“Loro [l’occidente] vogliono che noi cessiamo la lotta armata e riconosciamo Israele – ha detto Haniyeh in un discorso a Tehran davanti alla folla, tradotto in persiano e trasmesso dalla tv iraniana – Ma io qui e ora proclamo che questo non accadrà mai. Il nostro messaggio, e il messaggio di tutti coloro che hanno versato il sangue nelle terre palestinesi, è che la lotta continuerà fino alla liberazione di tutta la terra di Palestina occupata da Israele, Gerusalemme compresa, e il ritorno tutti i profughi palestinesi”.
Haniyeh ha ringraziato l’Iran per il suo costante sostegno ai gruppi della “resistenza” palestinese e ha lanciato un appello per l’unità del mondo islamico. Le autorità iraniane, dal canto loro, hanno ribadito il loro appoggio alla lotta armata palestinese contro Israele dicendo d’essere pronte a “usare ogni mezzo a loro disposizione” per sostenere i palestinesi.
(Da: Ha’aretz, 11.2.12)

L’Autorità Palestinese ha recentemente respinto un “pacchetto di incentivi” che il governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu era pronto ad offrire allo scopo di incoraggiare la parte palestinese a tornare al tavolo negoziale. Un alto esponente palestinese ha rivelato a YnetNews che il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha rifiutato un accordo che prevedeva, fra l’altro, la scarcerazione di una trentina di detenuti palestinesi e l’estensione dell’autorità delle forze di sicurezza palestinesi nella Aree B della Cisgiordania. In base agli accordi di pace provvisori firmati dalle due parti negli anni ’90, le Aree B, che comprendono circa il 20% della Cisgiordania, sono sotto amministrazione civile palestinese e sotto controllo congiunto israelo-palestinese per quanto riguarda sicurezza e ordine pubblico.
Secondo Ma’ariv, il “pacchetto di incentivi” comprendeva anche una moratoria sulle attività edilizie ebraiche in Giudea e Samaria (Cisgiordania). Già nel 2010 il governo Netanyahu aveva congelato per dieci mesi le attività edilizie ebraiche in tutta la Cisgiordania, senza peraltro ottenere che i palestinesi tornassero al tavolo negoziale.
Il “pacchetto di incentivi” è stato offerto ai palestinesi tramite un inviato del Quartetto (Usa, Ue, Russia, Onu), ma il Comitato esecutivo dell’Olp, riunito giovedì scorso a Ramallah, ha deciso di respingerlo. Nel frattempo, l’Autorità Palestinese ha deciso di non riprendere i colloqui di Amman, insistendo che, per avere la ripresa dei negoziati, Israele deve congelare gli insediamenti e accettare i confini della soluzione a due stati rivendicati dalla parte palestinese.
Hussein Sheikh, membro del Comitato esecutivo di Fatah, ha definito un “gesto vuoto” il “pacchetto di incentivi” offerto da Israele.
(Da: YnetNews, Ma’ariv, 11.2.12)

Mahmoud Al-Zahar, co-fondatore e membro della dirigenza di Hamas nella striscia di Gaza, ha attaccato l’accordo di unità palestinese firmato a Doha (Qatar) da Fatah e Hamas, definendo “completamente inaccettabile” e “un errore strategico” la decisione di nominare primo ministro ad interim del previsto governo di riconciliazione palestinese l’attuale presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen).
Intervistato sabato dal quotidiano egiziano Asharq al Awsat, Zahar ha sostenuto che il capo dell’ufficio politico di Hamas Khaled Mashaal non si è consultato con lui né con altri membri della dirigenza di Hamas a Gaza prima di firmare l’accodo con Abu Mazen la settimana scorsa.
Zahar è il primo leader di spicco del movimento islamista palestinese a pronunciarsi pubblicamente e personalmente contro l’accordo di riconciliazione Fatah-Hamas. Ma già mercoledì scorso il gruppo parlamentare di Hamas “Cambiamento e Riforma” aveva preso posizione collettivamente contro il patto. “Chiediamo alle parti che hanno firmato e a quelle che hanno sponsorizzato la riconciliazione palestinese di riconsiderare l’accordo e di non aggirare la legge palestinese” scriveva il blocco parlamentare di Hamas in un comunicato, sostenendo che è illegale per Abu Mazen ricoprire sia la carica di presidente che quella di primo ministro. Del gruppo parlamentare fanno parte sia lo stesso Zahar, sia il “primo ministro” di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh, entrambi assenti alla cerimonia della firma fra Abu Mazen e Mashaal, lunedì scorso a Doha.
(Da: Jerusalem Post, 11.2.12)