Unione Europea e Occidente stanno finalmente aprendo gli occhi sulla vera natura del regime iraniano

Solo pochi anni fa Israele appariva isolato nel denunciare le minacce di Teheran

Di Seth J. Frantzman

Seth J. Frantzman, autore di questo articolo

Fino a pochi anni fa i diplomatici iraniani venivano ricevuti coi tappeti rossi in varie località d’Europa. Javad Zarif, allora ministro degli esteri iraniano, si vantava che lui e altri rappresentanti iraniani erano “tutti Guardie Rivoluzionarie” (pasdaran). Zarif veniva accolto con grandi sorrisi da svariati funzionari dell’Unione Europea, come Federica Mogherini (all’epoca Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza). Quando nel 2016 l’allora presidente iraniano Hassan Rohani si recò in Italia, un museo coprì statue e opere d’arte per assecondare le pretese del regime e non “offendere” il teocrate.

Oggi soffia un vento di cambiamento che pare aver spazzato via i sorrisi e gli sguardi adoranti con cui allora venivano accolti i rappresentanti del regime iraniano. L’UE sta apprestando ulteriori sanzioni contro l’Iran per la violenta repressione delle proteste, mentre Parlamento e Commissione europea stanno prendendo posizione contro il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche iraniane che potrebbe addirittura essere etichettato come organizzazione terroristica. I membri del Parlamento europeo hanno votato in massa, 598 voti contro 9, per l’inclusione del Corpo dei pasdaran nella lista nera UE del terrorismo. L’Unione Europea è arrabbiata per il ruolo delle Guardie Rivoluzionarie nella repressione dei manifestanti e per la fornitura di droni iraniani alla Russia.

Novembre 2017: il presidente dell’Iran Hassan Rouhani (a destra) riceve la rappresentante della politica estera dell’Unione Europea Federica Mogherini

Deve essere strano ripensare ai giorni in cui Zarif girava per l’Europa accolto come un gradito leader mondiale. L’alto diplomatico siamo-tutti-pasdaran era solito crogiolarsi sotto i riflettori, andava in tournée a parlare nei migliori centri studi, rilasciava commenti omofobi e si vantava del suo regime. In quei giorni bui, persino il presidente iraniano estremista e apertamente antisemita Mahmud Ahmadinejad veniva invitato nelle università occidentali, come la Columbia, a diffondere i suoi discorsi di odio. Erano strani tempi, nei quali il regime iraniano sembrava essere uno dei più apprezzati in Occidente. Comparivano editoriali che spiegavano come quel regime fascistoide e le sue fatwe venissero in realtà tradotte male, e cercavano di convincerci che le minacce iraniane di sterminio e genocidio fossero una forma di legittima “resistenza”. Correva l’anno 2009, quello in cui l’Occidente non si preoccupò di esprimere anche solo un po’ di sostegno ai manifestanti che protestavano (invano) in Iran.

Ora tutto è cambiato. Il regime iraniano che invia droni in Russia e massacra manifestanti, giustiziando persone innocenti, è sotto osservazione. Fino a pochi anni fa sarebbe stato arduo proporre che il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie o Hezbollah venissero inseriti nella lista nera dei terroristi, perché gli analisti sostenevano che ciò avrebbe rafforzato gli estremisti o che Hezbollah era un “partito politico” e che solo il suo “braccio armato” poteva essere sanzionato.

Manifestanti iraniani nel 40esimo giorno dell’uccisione di Mahsa Amini, uccisa di botte a Teheran dalla polizia “religiosa” del regime per aver indossato l’hijab in modo “inadeguato”

Il regime iraniano è sbigottito e furibondo. Fino a pochi anni fa, Teheran percepiva che l’Occidente era diviso perché spesso poteva sfruttare il nervosismo degli europei per le politiche dell’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Zarif è stato uno dei soggetti cruciali nel promuovere una narrativa che mirava ad approfittare della voglia di deridere Trump e di collegare le sue politiche a Israele. Zarif mirava a veicolare opinioni anti-israeliane sostenendo che se l’Occidente aveva tensioni con l’Iran era solo a causa dello stato ebraico. Oggi quell’argomento non funziona più, perché la Repubblica Islamica ha scoperto le sue carte con l’invio di droni in Russia e il coinvolgimento in una lunga lista di crimini, come i tentativi di assassinio di dissidenti in Europa e altrove.

Il ministro dell’interno iraniano Ahmad Vahidi ha attaccato l’Unione Europea per aver sollevato il caso delle Guardie Rivoluzionarie. “Alcuni in Occidente – ha detto Vahidi ai giornalisti pochi giorni fa – vogliono fare una cosa al di fuori delle norme internazionali e definire terrorista una forza ufficiale (il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie) e questo mostra la loro debolezza intellettuale, morale e politica”. I membri del regime iraniano cercano ancora di usare la carta anti-israeliana per frenare nuove sanzioni e l’inserimento nella lista dei terroristi. “I funzionari dell’Unione Europa – ha affermato mercoledì il parlamentare iraniano Mohammad Esmail Kowsari, un ex comandante delle Guardie Rivoluzionarie – sanno che questa cospirazione è stata ideata su istigazione degli Stati Uniti e del regime sionista e che non ha logica”.

Il Parlamento europeo ha votato mercoledì 598 voti contro 9 per includere il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane nella lista UE del terrorismo

Il mutamento della percezione dell’Iran in tutta Europa parrebbe avere implicazioni a lungo termine. Nel 2017, una delegazione commerciale svedese composta principalmente da donne si recò in Iran. Nell’incontro con il presidente Rouhani si coprirono tutte i capelli con l’hijab, inchinandosi alla norma del capo coperto imposta dal regime alle donne. Oggi, mentre le donne in Iran protestano contro il regime che le assassina per non essersi coperte i capelli, sembra che la maggior parte dei paesi europei sarebbe meno disposta ad andare in Iran a fare mostra di una deferenza così servile. Nel giro di pochi anni si è verificato uno spostamento tettonico. Oggi non verrebbero coperte le statue, e i diplomatici iraniani non verrebbero gratificati con ampi sorrisi dai massimi rappresentanti dell’Unione Europea. Ed è difficile che delle rappresentanti statali si mostrino fiere di coprirsi il capo per incontrare i funzionari iraniani mentre le manifestanti iraniane vengono uccise nelle strade per non averlo coperto.

Non è chiaro cosa abbia fatto pendere la bilancia in questo modo, se sia solo la fornitura di droni o la consapevolezza che l’Iran minaccia l’Europa o una combinazione di fattori. Ciò che è chiaro è che la versione del regime iraniano secondo cui “ci sono i sionisti dietro a tutto questo” non passa più. E non compaiono più editoriali sui “moderati” al potere a Teheran, o sulla necessità di “intavolare il dialogo” e di “comprendere” che le Guardie Rivoluzionarie sono principalmente un soggetto politico e tutto quel genere di affermazioni insensate.

Resta da vedere se la nuova percezione del regime iraniano e dei pasdaran influirà anche su più ampie riflessioni circa il sostegno di Teheran a Hezbollah, agli Houthi, alle milizie in Iraq, a Hamas. Anche questi gruppi terroristici si sono a lungo dati da fare per presentarsi in parte come partiti politici, in parte come “resistenza”, benché siano incessantemente dediti al terrorismo, ad ammassare e trafficare armi illegali, a destabilizzare il Medio Oriente. Molti degli argomenti usati per anni dall’Iran e dai suoi gregari, come quello di sostenere che un massiccio esercito terroristico armato fino ai denti è solo un “partito politico”, oggi potrebbero trovare orecchie assai meno disponibili in Occidente.

(Da: Jerusalem Post, 19.1.23)