Unità 585: i volontari beduini che difendono il confine sud del paese

Si stima che attualmente siano 1.500 i beduini musulmani che prestano servizio volontario nelle Forze di Difesa israeliane

Di Anna Ahronheim

Anna Ahronheim, autrice di questo articolo

“Sono qui per garantire la sicurezza, per proteggere ogni civile” dice il tenente colonnello Nader Eyada, comandante dell’Unità 585 delle Forze di Difesa israeliane, che è composta da arabi cristiani e beduini musulmani. E aggiunge, parlando al Jerusalem Post dalla sommità di un posto d’osservazione che si affaccia sul confine con la turbolenta penisola egiziana del Sinai, non lontano dal quartier generale della sua unità, a Kerem Shalom: “La nostra è una unità forte, che protegge il sud del paese”.

Eyada spiega che le sue truppe sono schierate a difesa della regione di Eshkol rispetto a diverse minacce, a cominciare da eventuali infiltrazioni terroristiche provenienti sia dal territorio egiziano che dalla striscia di Gaza controllata da Hamas. “Questa unità – dice – è parte essenziale del Comando meridionale. Noi conosciamo questa regione come il palmo della nostra mano. Viviamo su queste terre, le conosciamo e siamo qui per proteggere i civili”.

Mentre i cittadini israeliani ebrei, drusi e circassi prestano servizio militare di leva, l’unità 585 è piena di giovani arabi che si sono arruolati come volontari nelle Forze di Difesa israeliane. I beduini non sono obbligati a prestare servizio nell’esercito. Eppure, dal 1948 a oggi sono oltre 110 i soldati beduini caduti nelle guerre a difesa di Israele. Ed erano beduini una dozzina dei 67 soldati israeliani che hanno perso la vita nella guerra anti-terrorismo contro Hamas, a Gaza, nell’estate 2014.

Il tenente colonnello Nader Eyada, comandante dell’Unità 585

Si stima che attualmente siano 1.500 i beduini che prestano servizio nelle Forze di Difesa israeliane, le quali dal canto loro hanno intensificato le campagne di reclutamento, ad esempio inviando soldati beduini a parlare della loro esperienza ai giovani delle comunità beduine d’Israele. Esistono da tempo attriti fra le autorità israeliane e le comunità beduine per la presenza di estesi villaggi beduini abusivi, principalmente nel sud. Il Movimento Islamico israeliano cerca di approfittare di questi dissidi e fa pressione sui beduini perché non si arruolino volontari. “Il loro ambiente d’origine talvolta è ostile all’esercito e alcuni vengono ostracizzati dalla famiglia a causa della loro scelta di servire – spiega Eyada – Diversi di loro hanno rinunciato a tutto pur di arruolarsi nelle Forze di Difesa. Noi li aiutiamo, e quando terminano il servizio come soldati semplici possono continuare come sottufficiali e diventare ufficiali di carriera”.

Personalmente Eyada si ritiene fortunato. “Mi piace rompere le barriere e spingere altri a farlo – dice – Mia moglie e i miei genitori sono molto solidali. Anche se mio padre non riesce ancora a capire bene fino a che punto sono arrivato come soldato e comandante”.

Già prima che vengano congedati, l’unità fornisce ai soldati volontari un’ampia gamma di supporti tra cui lezioni d’ebraico, permessi per seguire lezioni universitarie, aiuto nella stesura dei Curriculum Vitae, corsi per conseguire la patente di guida. Ci sono diversi programmi a disposizione dei soldati, spiega la tenente Gil Katz, ufficiale istruttore dell’unità. “Molti di loro non hanno finito le superiori e noi ci impegniamo molto per aiutarli in questo senso – aggiunge Katz – Abbiamo una piattaforma grazie alla quale possiamo fornire ai soldati ciò di cui hanno bisogno, e si possono realmente toccare con mano i risultati dei vari programmi offerti”. Insieme ai programmi educativi, una volta al mese viene organizzata un’escursione in varie località in giro per Israele come Gerusalemme e il Mar Morto, allo scopo di consolidare la conoscenza e il legame con il paese.

Eyada ha scalato i ranghi dell’esercito fino a diventare il primo beduino comandante di squadra, il primo beduino comandante di plotone, ed ora il primo beduino comandante di compagnia. “Non ci sono limiti – dice – per un combattente dell’Unità 585”.

(Da: Jerusalem Post, 12.1.29)