Uno sguardo sulla Gerusalemme del XIX secolo (fotogallery)
Per la Giornata di Gerusalemme (che ricorda la riunificazione della città dopo un ventennio di occupazione giordana della parte est), la Biblioteca Nazionale d’Israele propone una serie di immagini scattate agli albori della fotografia
Di Daniel Tchetchik, Gil Weissblei
Esattamente 180 anni fa, nell’estate del 1839, Gerusalemme diventava il primo sito della Terra d’Israele ad essere documentato con una macchina fotografica. Accadeva solo pochi mesi dopo che a Parigi era stata inventata la pratica fotografica.
Negli anni successivi vi fu un costante aumento del numero di fotografi che arrivavano dall’Europa a Gerusalemme, muniti di vari tipi di macchine fotografiche. I paesaggi biblici, culla della nascita di Gesù, e in particolare la città stessa assumevano per la prima volta una forma reale e concreta. E così siamo la prima generazione che può rispondere con un buon grado di certezza alla domanda: che aspetto aveva Gerusalemme un secolo e mezzo fa?
Attraverso la lente della camera fotografica una piccola, trascurata e povera cittadina ai margini dell’impero ottomano divenne una città magica dove il tempo sembrava essersi fermato, piena di ombre e segreti. Tutti coloro che venivano in Medio Oriente si recavano in visita a Gerusalemme. In effetti, in quel periodo Gerusalemme venne fotografata più di qualunque altro luogo della regione.
Esistono migliaia di stampe e negativi di Gerusalemme risalenti a quegli anni, realizzati con varie tecniche, oggi conservati nella Biblioteca Nazionale d’Israele, a Gerusalemme. Alcuni vennero creati da fotografi professionisti che offrivano le loro prestazioni a pellegrini e turisti cristiani, la maggior parte dei quali non disponeva di alcuna macchina fotografica. Sono opere in cui si riflette in modo evidente lo spirto dell’Oriente e della Bibbia che gli autori cercavano di assorbire e riprodurre. Si tratta spesso di paesaggi ampi e vuoti, forse a causa della difficoltà di fotografare i passanti con le lunghe esposizioni allora necessarie, ma certamente anche per il fatto che la regione e la città stessa erano davvero scarsamente popolate. Occasionalmente, quando la composizione lo permetteva, si possono vedere gli abitanti di Gerusalemme di quei lontani giorni del XIX secolo, quasi come comparse in un ambiente maestoso carico di storia e di devozione. Fra le opere più significative, quelle di due grandi dei tempi pioneristici della fotografia: il francese Felix Bonfils e l’italiano Luigi Fiorillo.
(Da: Ha’aretz, Times of Israel, 2.6.19)
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