Uno stato di Hamas semplicemente non è uno stato

Il severo giudizio di un libero pensatore palestinese.

Da un articolo di Ray Hanania

image_1101La convinzione che Hamas diventerà moderata e rinuncerà alla violenza, abbracciando una pace basata sul compromesso e sul riconoscimento di Israele, è una convinzione ingenua e condurrà a un’escalation delle violenze. Coloro che sostengono che Hamas “si modererà” sostengono in sostanza che Hamas ha condotto per anni una serie di stragi e attentati suicidi contro Israele al solo scopo di strappare il potere all’organizzazione rivale Fatah.
Hamas è un gruppo terrorista islamista e non è capace di adattarsi al compromesso come può fare un qualunque governo laico. Hamas è un “movimento” in aumento costante, alimentato dalla distorsione dell’islam, dalle sofferenze palestinesi, dalle politiche israeliane e dal fallimento del processo di pace. I movimenti religiosi sono guidati dalla fede. A differenza delle organizzazioni e dei governi laici, i movimenti guidati dalla fede sono incapaci di compromessi. I movimenti guidati dalla fede non hanno bisogno di leader. Quando il movimento lo richiederà, i seguaci guidati dalla fede torneranno ad immolarsi in modo violento.
Israele ha dovuto constatare la resilienza di Hamas. Nonostante la perdurante e illegale campagna di “esecuzioni extragiudiziali” con cui ne ha bersagliato e distrutto la dirigenza, Hamas è sopravvissuta ed è diventata più forte.
Hamas non è solo per la fede, ma anche per il fedele. Ecco perché l’attentato suicida fa parte integrante della sua esistenza. L’attentatore suicida muore “per la causa”, spinto dalla sua saldissima fede più che da riunioni della dirigenza strategica. Gli attentatori suicidi arrivano a frotte guidati dallo spirito dei tempi e grazie a minimo di assistenza pratica. Ciò a posto Israele in grossa difficoltà. Come colpire i terroristi quando quei terroristi aspirano a togliersi la vita da sé? Così Israele si è messo a colpire tutto ciò che sta attorno ai terroristi e anziché minare il movimento lo ha rafforzato, spingendo sempre più palestinesi nelle sue braccia.
Hamas non è solo anti-israeliana. È anche anti-palestinese. La visione che ha Hamas della “Palestina” preclude qualunque partecipazione di palestinesi laici: cristiani o musulmani laici. La visione che ha Hamas della Palestina è una specie di mostro di Frankenstein costruito mettendo insieme scampoli delle sofferenze dei palestinesi e della miopia del governo palestinese, che non è mai stato una nazione libera e sovrana ma solo un dirigenza ingabbiata in un’occupazione militare. L’obiettivo di Hamas è imporre il fondamentalismo religioso sulla società palestinese, con la separazione di uomini e donne, l’obbligo per le donne di portare il velo, l’imposizione di rigide norme di comportamento sociale, l’esclusione di cose come il canto, la danza, l’espressione creativa, la libertà di parola e, soprattutto, quella di criticare Hamas e la sua distorsione dell’islam.
Lo scorso 25 gennaio Hamas ha demolito la dirigenza laica palestinese. Il suo prossimo obiettivo è Israele. Hamas non ha partecipato alle elezioni per partecipare a un processo democratico. Ha scommesso senza aver nulla da perdere. Hamas non è e non sarà mai democratica. Hamas non ha una leadership eletta. Partecipa alla democrazia per soffocare la democrazia. Il suo potere si fonda sulla lealtà al fanatismo religioso, non su idealità politiche o sul bene per la società in generale.
Gli avversari dell’indipendenza palestinese citavano sempre la Carta dell’Olp come motivo di allarme, ma la Carta di Hamas è molto peggio, infarcita di diktat religiosi irriducibili e obiettivi irrinunciabili.
Può darsi che i palestinesi si siano rivolti a Hamas non perché abbiano abbracciato l’idea di avvolgere la società palestinese in uno Chador o in un Burqa collettivo, ma perché stanchi della corruzione di Fartah e dell’Autorità Palestinese. Ma è un concetto fuorviante. Certo, i portavoce di Hamas si sono affettati a sollecitare l’Unione Europea a non interrompere i finanziamenti al governo di Hamas citando le sue tante attività cosiddette caritatevoli e i suoi servizi “per il bene del popolo”. Il governo laico palestinese non è mai stato una nazione sovrana, non ha mai veramente completato la trasformazione da movimento rivoluzionario in governo sovrano. Sussisteva sotto una dura e restrittiva occupazione.
Hamas sarà meno corrotta? È vero che nella striscia di Gaza Hamas si prende cura dei palestinesi che le sono fedeli seguaci più di quanto non facesse l’Autorità Palestinese con la società in generale. Ma i servigi forniti da Hamas non sono gratis. Il bisogno deve sposarsi con la fedeltà religiosa. Nelle sue scuole non si insegna una libera istruzione laica: si indottrinano gli allievi sulla base di retrogradi programmi religiosi. La sua assistenza sanitaria viene garantita a coloro che abbracciano il suo programma e la sua dottrina religiosa. E poi tutto questo viene fatto nell’assenza di qualunque trasparenza: che uso ha fatto esattamente Hamas dei suoi fondi? Aprirà adesso i suoi libri contabili al controllo pubblico?
Il fatto è che Hamas si è indebitamente appropriata di soldi destinati alla beneficenza e li ha usati per atti terroristici e attentati suicidi. La corruzione governativa è forse più riprovevole della corruzione morale che giustifica le stragi di civili innocenti e, peggio, il deliberato obiettivo di far naufragare ogni processo di pace?
La violenza e democrazia sono in contraddizione. Hamas avrebbe dovuto essere costretta a rinunciare pubblicamente a ogni forma di violenza prima che le si permettesse di partecipare al processo elettorale palestinese. Il presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha fallito perché aveva il potere legale di agire, ma ha scelto di non agire. Hamas ha agito al di fuori delle “regole del diritto”. Ha agito come una banda di fuorilegge, di vigilantes che si sono auto-aggiudicati l’autorità di decidere se e quando usare la violenza contro obiettivi israeliani. Ma, laddove la democrazia cerca di pacificare e accogliere tutti, un governo di Hamas soffocherà lentamente la libera società palestinese. Tragicamente, la sola vera opzione che rimane è il collasso di tutto il governo palestinese e il rafforzamento del controllo d’occupazione israeliano finché Hamas non sarà sconfitta. Uno stato di Hamas semplicemente non è uno stato. L’inevitabile escalation di violenze sarà altrettanto dolorosa per palestinesi e israeliani.

(Da: YnetNews, 31.01.31.06)

Nella foto in alto: Ray Hanania, giornalista, scrittore e umorista palestinese cresciuto a Chicago. Si batte per i diritti dei palestinesi, sostenendo nello stesso tempo la ricerca di un compromesso pacifico.