Utili tattiche dilatorie

Esplosioni e sabotaggi danno tempo alla diplomazia e alle sanzioni per agire conto la bomba atomica iraniana.

Di Yaakov Katz

image_3334Come quelle dei tre scienziati prima di lui, l’uccisione dello specialista nucleare iraniano Mostafa Ahmadi Roshan, mercoledì a Tehran, non rappresenta altro che un’ulteriore tappa nell’incessante guerra delle ombre fra Iran e mondo occidentale. Mentre l’Iran continua a portare avanti il suo programma nucleare, si può presumere – come ha suggerito martedì il capo di stato maggiore israeliano Benny Gantz – che esplosioni ed “eventi innaturali” continueranno a loro volta.
Al punto in cui è arrivato il programma nucleare iraniano, in linea generale sono due i principali obiettivi che devono essersi posti coloro che hanno deciso di uccidere un altro scienziato a Tehran. Innanzitutto, è probabile che avessero motivo di credere che l’eliminazione di Roshan avrebbe avuto un impatto significativo sul programma nucleare iraniano, al punto da impedire al regime di procedere verso la bomba atomica. Gli iraniani hanno detto che Roshan era vicedirettore dell’impianto di Natanz per l’arricchimento del combustibile nucleare. Si può immaginare che la sua competenza e il suo grado di specializzazione fossero piuttosto rari. È anche possibile che Roshan fosse uno dei membri del cosiddetto “gruppo della bomba”, una piccola squadra di scienziati attentamente monitorati dai servizi di intelligence occidentali: quelli che alla fine dovrebbero avere il compito di realizzare concretamente la prima bomba nucleare iraniana, se e quando la Guida Suprema ayatollah Ali Khamenei prenderà la decisione.
Il secondo obiettivo potrebbe essere quello di cercare di mettere paura agli altri scienziati, e alla stessa dirigenza iraniana, convincendoli che anche loro potrebbero essere in qualunque momento ammazzati, e questo allo scopo di creare un deterrente e inviare ai mullah il messaggio che l’occidente fa sul serio.
Sul piano dell’intelligence, quest’ultima uccisione è stata di grande effetto, specie considerando che è la quarta che avviene contro uno scienziato iraniano nel giro di due anni. Oltretutto fa seguito a una serie di misteriose esplosioni registrate in varie parti dell’Iran, una delle quali lo scorso novembre ha causato la morte di un alto generale delle forze missilistiche delle Guardie Rivoluzionarie. Se dietro a tutti questi attacchi c’è la stessa organizzazione, ciò significa che essa è riuscita a stabilire una rete operativa estesa ed estremamente sofisticata sul territorio iraniano senza farsi scoprire. Negli anni scorsi sono circolate notizie circa una cooperazione fra Cia e Mossad insieme al MEK (Mujahedeen del Popolo), un gruppo che da anni si batte per abbattere il regime.
Il principale interrogativo, tuttavia, è se le uccisioni e i sabotaggi sono in grado di impedire del tutto agli iraniani di dotarsi della bomba atomica. Secondo la valutazione dell’intelligence israeliana e americana, gli iraniani hanno ormai appreso tutta la tecnologia necessaria per costruirla. L’unica cosa che devono fare, ora, è prendere la decisione di procedere. Tenendo a mente questo fatto, è difficile immaginare che una sequela di uccisioni possa fermare gli iraniani per sempre. Il che, tuttavia, potrebbe non essere l’obiettivo. Forse quello che hanno in mente coloro che hanno deciso le uccisioni è di ritardare il programma iraniano più a lungo possibile, con l’obiettivo di offrire una finestra di opportunità alla diplomazia e/o alle sanzioni (unitamente all’opposizione interna iraniana) perché facciano la loro parte per arrivare al risultato desiderato.

(Da: Jerusalem Post, 12.1.12)

Nella foto in alto: Yaakov Katz, autore di questo articolo