Venerdì 8: se ne discute in Israele

Alcuni commenti dagli editoriali della stampa israeliana del 7 agosto

Il Jerusalem Post discute della gara per la leadership del parito Kadima. Definendo questo processo una sbirciatina dietro le quinte in una fabbrica di salsicce (“Il risultato finale potrebbe dare un prodotto commerciabile, ma il procedimento non è gradevole”), l’editorialista afferma che i candidati farebbero un favore al paese pubblicando documenti di posizione sostanziosi invece di azzannarsi l’un l’altro.

Ha’aretz esamina l’opposizione generale all’aggiunta di impronte digitali e foto biometriche ai documenti di identità israeliani e afferma che, come con qualunque legislazione che in qualche misura infrange dei diritti basilari, il danno potenziale deve essere soppesato contro i vantaggi. Tuttavia, sostiene l’articolista, la sicura prevenzione di documenti d’identità e passaporti contraffatti è una ragione sufficiente per accettare l’innovazione.

Yediot Aharonot esorta la leadership del Kadima a chiedere che i suoi candidati alla carica presidenziale si impegnino a non lasciare il partito “nel ridicolo”, considerando che il partito stesso è stato formato da ex rappresentanti laburisti e del Likud.

Ma’ariv dice che “cio’ che è davvero grave nell’affare Na’alin è che dimostra l’esistenza nelle forze di difesa di un atteggiamento incline all’insabbiamento. Pochi si sono chiesti perché le forze di difesa avessero bisogno dei servizi di “B’Tselem” per indagare e portare i colpevoli davanti alla giustizia. Finché le forze di difesa sono un corpo che indaga su se stesso, ci saranno sempre ‘insabbiamenti’.