Al via la terza campagna elettorale (in meno di dodici mesi)

Trenta le liste registrate per le elezioni israeliane di marzo (compresa quella dei Pirati), ma la partita si giocherà fra gli stessi partiti della volta scorsa

Di Raoul Wootliff

Nella vignetta di Shlomo Cohen, gli uffici della Commissione elettorale per registrare le candidature alla 21esima, 22esima, 23esima o addirittura già per la 24esima Knesset… (clicca per ingrandire)

In totale sono 30 le liste politiche che si sono registrate in Israele entro la scadenza di mercoledì sera, per partecipare il prossimo 2 marzo all’elezione della 23esima Knesset. Trenta erano le liste registrate anche alle scorse elezioni del 17 settembre, mentre a quelle precedenti del 9 aprile 2019 si erano iscritte 39 liste, il numero più alto nella storia delle votazioni israeliane. Nel 2015 si erano candidate 25 liste.

Le formazioni di testa non sono sostanzialmente variate dallo scorso settembre, salvo per la fusione fra Laburisti-Gesher e Meretz, lo storico partito della sinistra sionista, e la scomparsa di Campo Democratico (HaMaḥaneh HaDemokrati). Nel frattempo, si registra la presenza di un certo numero di nuovi arrivati, mentre escono di scena alcuni partiti che alle ultime elezioni non erano riusciti a superare la soglia minima d’ingresso (3,25%).

In base alla legge israeliana, mercoledì – 47 giorni prima del voto – era l’ultimo giorno utile per presentare le candidature. A partire da martedì mattina e fino alla tarda serata di mercoledì i rappresentanti dei vari partiti si sono avvicendati davanti al presidente della Commissione Elettorale, il giudice della Corte Suprema Neal Hendel. I rappresentanti di partito entrati nella sede della Commissione, presso la Knesset, entro le 22.00 erano autorizzati a portare a termine le trattative fra loro fino a mezzanotte. E c’è chi ha fatto proprio così. In una spettacolare gara contro il tempo, i partiti della destra nazional-religiosa Yamina e Otzma Yehudit si sono presentati letteralmente pochi minuti prima che si chiudessero le porte.

In base a tutti i sondaggi, le liste Likud e Blu-Bianco domineranno anche le elezioni di marzo, con almeno 30 seggi ciascuna (sul totale di 120 seggi della Knesset). Il primo ministro Benjamin Netanyahu figura alla testa della lista del suo partito, il Likud, seguito dal presidente della Knesset Yuli Edelstein, dal ministro degli esteri Yisrael Katz, dal ministro degli affari strategici Gilad Erdan e da parlamentare Gideon Sa’ar, l’esponente che ha sfidato invano la leadership di Netanyahu nelle primarie interne del partito dello scorso 26 dicembre. Completano la top ten del Likud la ministra della cultura Miri Regev, il ministro del turismo Yariv Levin, il ministro dell’agricoltura Yoav Gallant, il parlamentare Nir Barkat (sindaco di Gerusalemme dal 2008 al 2018) e la ministra per l’uguaglianza sociale Gila Gamliel. Presentando la lista del Likud, il ministro Levin si è detto sicuro che queste elezioni, a differenza delle ultime due, vedranno una netta vittoria del partito che attualmente guida il governo. “Alla fine del decennio migliore nella storia del paese – ha detto Levin – chiediamo la fiducia della gente per continuare il nostro percorso, che ha portato Israele a risultati senza precedenti in tutti i campi”.

Il parlamentare Gadi Yevarkan, passato da Blu-Bianco al Likud

Poche ore prima di presentare la lista, il Likud ha potuto sorprendentemente aggiungere un nuovo nome: il parlamentare di origine etiope Gadi Yevarkan, appena fuoriuscito da Blu-Bianco. Infatti, nella stessa giornata di mercoledì la lista d’opposizione aveva annunciato che intendeva rimuovere Yevarkan perché aveva minacciato di passare ai rivali del Likud se non gli fosse stato offerto un posto migliore in lista. Dopodiché il partito al governo si è affrettato a confermare che Yevarkan era stato effettivamente inserito nella lista come candidato n. 20 (era il n. 33 in quella Blu-Bianco). La mossa non ha tuttavia impressionato la collega etiope di Blu-Bianco Pnina Tamano-Shata, che ha detto a radio Galei Tzahal che gli elettori capiranno benissimo il gioco per la poltrona fatto da Yevarkan. Blu-Bianco ha quindi annunciato che al posto di Yevarkan avrebbe inserito “un nuovo candidato per rappresentare il settore russo”: Andre Kushnov, ex giornalista per l’emittente in lingua russa Canale 9. A parte l’uscita di Yevarkan e l’ingresso di Kushnov, la lista presentata da Blu-Bianco è rimasta pressoché identica a quella che con cui ha concorso alle elezioni di aprile, con i primi quattro posti assegnati a Benny Gantz, Yair Lapid, Moshe Ya’alon e Gabi Ashkenazi. Lapid, che prima di aprile ha unito il suo partito Yesh Atid (C’è futuro) con Hosen L’Yisrael (Resilienza d’Israele) di Gantz per formare Kaḥol Lavan (Blu-Bianco), ha recentemente annunciato d’essere disposto a rinunciare alla rotazione con Gantz al vertice di un futuro governo pur di permettere la formazione di una coalizione.

Ma il vero rush finale nella presentazione delle liste è stato quello offerto dall’estrema destra, con trattative tese e frenetiche fin quasi alla chiusura delle porte della Commissione elettorale, alle 23.59 di mercoledì. Solo all’ultimo momento il presidente di HaBayit HaYehudi (Casa ebraica), Rafi Peretz, ha accettato di unirsi a HaYamin HeHadash (Nuova destra) di Naftali Bennett, rompendo un suo precedente accordo con il partito di estrema destra Otzma Yehudit (Forza ebraica). Otzma Yehudit è guidato da Itamar Ben-Gvir, un seguace del movimento Kach dello scomparso Meir Kahane (escluso per razzismo dalle elezioni israeliane sin dal 1988). Mercoledì stesso, i leader dei partiti di destra sono stati convocati da Netanyahu che ha cercato a lungo di convincerli a non correre separatamente per il rischio di disperdere voti, come è avvenuto nelle tornate precedenti. Ma Bennett ha tenuto duro sull’esclusione dei kahananisti di Otzma Yehudit (“Una questione che non si dovrebbe nemmeno porre”) e a Peretz non è rimasta altra scelta che rompere l’accordo con loro (“La decisione più difficile della mia carriera politica”) per unirsi a Bennett e Ayelet Shaked in una lista chiamata Yamina (A destra). Secondo i sondaggi, Casa Ebraica rischiava di non varcare il quorum se fosse rimasta fedele all’alleanza con il partito kahananista di Ben-Gvir. Alla fine, Otzma Yehudit ha registrato la propria lista a 15 minuti dalla scadenza, mentre la nuova formazione Yamina l’ha fatto a soli 6 minuti dalla chiusura.

Da sinistra: i leader di Meretz, Nitzan Horowitz, dei Laburisti, Amir Peretz, e di Gesher, Orly Levy-Abecasis

Dall’altra parte dello spettro politico, l’alleanza Laburisti-Gesher-Meretz ha presentato la propria candidatura unitaria senza drammi e senza entusiasmi.  “La lista che stiamo presentando – ha dichiarato il n. 1 e attuale leader dei laburisti, Amir Peretz – costituisce la coscienza sociale e la bussola politica d’Israele. Questa lista indirizzerà il prossimo governo e raddoppierà la forza del campo della speranza e del cambiamento”. Al secondo posto, la leader di Gesher (Ponte), Orly Levy-Abekasis, uscita nel 2017 dal partito “russo” laicista di destra Israel Beiteinu (Israele Nostra Casa), di Avigdor Lieberman. L’aggregazione tra la sinistra moderata laburista e l’estrema sinistra di Meretz viene vista come un matrimonio d’interesse fra partiti assai diversi per posizioni ideologiche, ma che presi singolarmente rischiano di rimanere al di sotto della soglia d’ingresso. “Abbiamo fatto ciò che andava fatto e ora guardiamo avanti” ha detto Levy-Akekasis, mentre il leader di Meretz e terzo in lista Nitzan Horowitz ha cercato di infondere un po’ più di calore: “Oggi portiamo grandi speranze a tutti coloro che sognano un governo di centro-sinistra. Correre uniti ci riporterà al tavolo del governo e riporterà la sinistra alla guida del paese”. Rimane fuori dai giochi la veterana Stav Shaffir, leader del partito dei Verdi, che mercoledì ha annunciato che non avrebbe corso alle elezioni di marzo dopo che l’alleanza di sinistra si è formata senza di lei. “Non mi candiderò a queste elezioni, ma rimarrò in corsa per il paese: oggi portiamo il movimento verde fuori dalla Knesset e lo portiamo nelle strade, nelle città, nei quartieri, per costruire il nostro domani e ritornare più forti”, ha detto Shaffir parlando alla stampa in quello stesso Rothschild Boulevard di Tel Aviv che la vide salire alla ribalta come leader delle manifestazioni del 2011 contro il caro-vita. Shaffir aveva valutato la possibilità di correre in modo indipendente con il Partito verde (Miflega HaYeruka), ma alla fine è giunta alla conclusione che non avrebbe raggiunto il quorum, rischiando di disperdere voti di sinistra.

Dal canto suo, la Lista Congiunta dei partiti prevalentemente arabi (Balad, Hadash, Ta’al e Lista Araba Unita) ha dichiarato di aspettarsi almeno 15 seggi (contro i 13 delle scorse elezioni) grazie ai delusi dalla scelta del Meretz di unirsi ai laburisti. Lo ha detto esplicitamente il n. 3 della lista, il parlamentare arabo-israeliano Ahmed Tibi. “Siamo più uniti che mai – ha detto il leader della formazione, Ayman Odeh – Abbiamo nuovamente riunito quattro partiti e siamo uniti nel nostro obiettivo”.

I rappresentanti del Partito dei Pirati alla presentazione della loro lista

Oltre ai principali partiti, tra i quali vanno ricordati anche gli ultra-ortodossi Shas (sefardita) e Yahadut HaTora (Ebraismo Unito della Torà), ashkenazita, la Commissione elettorale ha registrato anche la consueta quota di partitini di nicchia, ciascuno con un proprio obiettivo specifico, molti dei quali destinati a non lasciare traccia.

Martedì, Larissa Trimbobler-Amir, moglie di Yigal Amir, il 49enne che sta scontando l’ergastolo per aver assassinato 24 anni fa il primo ministro Yitzhak Rabin, ha registrato ufficialmente un nuovo partito politico che chiede la riapertura del processo e la scarcerazione del marito.

Il primo a presentarsi mercoledì mattina è stato il neo-partito Kol HaNashim (Voce delle donne), con una lista interamente femminile. “Il nostro obiettivo è aumentare la rappresentanza delle donne nella Knesset e affrontare tutte le questioni della società israeliana dal punto di vista delle donne”, ha spiegato a Times of Israel la leader, Mazal Shaul.

In costume da corsari si sono presentati alla Commissione elettorale gli esponenti del partito Piratim (Pirati) il cui leader, Noam Kuzar, ha affermato che il suo partito rappresenta “tutte le persone che non si sentono rappresentate dall’attuale discorso pubblico”. Il partito si è registrato con il nome completo di “Partito pirata: clicca qui” perché, ha spiegato Kuzar, “nelle prossime elezioni, dopo che saremo eletti, si potrà votare via internet. Anzi, si potrà votare via internet su ogni legge”. E’ da quindici anni che il partito dei pirati si presenta alle elezioni israeliane, ma non ha mai ottenuto nesun seggio alla Knesset.

(Da: Times of Israel, israele.net, 16.1.20)