Vittime innocenti del terrorismo

l capo poliziotto, che perse una gamba in Libano, infonde speranza al bambino mutilato a Sderot

image_2040Perdere una gamba è un trauma che Uri Bar-Lev, comandante del distretto sud della polizia israeliana, conosce bene. Quando aveva vent’anni, perse una gamba in un combattimento con i terroristi nel Libano meridionale. Di qui la promessa che Bar-Lev ha fatto martedì a Osher Twito, otto anni, che ha perso una gamba lo scorso 9 febbraio a causa di un missile Qassam palestinese caduto sulla città di Sderot. “Camminerai di nuovo e quando uscirai dall’ospedale giocheremo a calcio insieme”, ha detto Bar-Lev al piccolo ferito, nel corso della sua seconda visita al reparto di terapia intensiva del Centro Medico Sheba di Tel Hashomer.
Due giorni fa Osher Twito ha infine saputo d’aver perso una gamba e da allora sta faticosamente cercando di adattarsi alle conseguenze permanenti della mutilazione. “Avendo perso una gamba, so cosa sta attraversando – ha detto Bar-Lev uscendo dalla visita, sottolineando quanto la prova sia più dura nel caso di un bambino – Mi tengo in contatto con la famiglia, e continueremo ad offrire supporto ventiquattr’ore su ventiquattro. Sappiamo che Osher è tifoso del Liverpool e stiamo progettando di organizzargli un viaggio in Inghilterra dove potrà assistere a una partita”.
Twito è tuttora sottoposto a terapia intensiva per stabilizzare le condizioni della gamba che i medici sono riusciti a salvare. Per questo è stato trasferito dall’ospedale Barzilai di Ashkelon al centro specializzato di Tel Hashomer.
Bar-Lev, racconta l’agente della polizia di quartiere Batsheva Zitun che lo ha accompagnato nella visita, ha voluto mostrare al bambino il proprio arto artificiale per dimostrargli “che tornerà a camminare sulle sue gambe. Quando Bar-Lev gli ha promesso che giocheranno insieme a pallone – continua la poliziotta – Osher lo ha guardato con uno sguardo che diceva tutto. Il messaggio, per lui, è che potrò tornare a fare tutto come prima”.
Sfiniti, i genitori del bambino non lasciano mai il suo letto pur continuando a seguire da vicino anche i progressi dell’altro figlio, Rami, di 19 anni, anch’egli ferito, seppur meno gravemente, dal Qassam lanciato dalla striscia di Gaza. Subito dopo lo schianto, il piccolo Osher aveva perduto conoscenza e aveva avuto bisogno di respirazione artificiale, ma da allora a continuato a migliorare in modo costante.
“Il fatto che Bar-Lev abbia subito la stessa sorte – dice la madre Iris – è di grande incoraggiamento per Osher, e aiuta molto anche noi”.

(Da: Jerusalem Post, 12.03.08)

Nella foto in alto: Uri Bar-Lev con il piccolo Osher Twito