Vittoria di Hamas: cosa cambia veramente?

Israeliani di destra e di sinistra devono capire che proprio questa è la volontà dei palestinesi.

Da un articolo di Yitzhak Ben-Yisrael

image_1094Molti israeliani (soprattutto di destra, ma non solo) ritengono che la vittoria elettorale di Hamas sarà estremamente negativa per Israele giacché l’organizzazione è votata alla distruzione dello stato sionista ed è stata responsabile di molti attentati suicidi che hanno definito i quattro anni di intifada suicida. Secondo questa opinione, la trionfale ascesa al potere di Hamas aumenterà la capacità dell’organizzazione di colpire Israele. Altri israeliani (per lo più di sinistra, ma non solo) ritengono che la vittoria elettorale obbligherà Hamas a moderarsi e a far mostra di qualche pragmatismo, ora che porta le responsabilità che si accompagnano alla gestione del potere e al dovere di garantire pane e lavoro ai propri elettori.
Entrambe queste opinioni potrebbero rivelarsi sbagliate. Innanzitutto, quali poteri aggiuntivi porterà a Hamas il fatto di essere al governo? Che cosa sarà in grado di fare che già non abbia potuto fare finora? Si potrebbe sostenere che Hamas guadagnerà più ampia capacità operativa grazie all’uso dell’Autorità Palestinese e delle sue istituzioni. Ma bisogna capire che la minaccia posta da queste forze è molto minore di quella posta dagli attentati suicidi. Non dobbiamo ripetere l’errore fatto all’inizio dell’intifada, perdendo tempo a combattere le forze dell’Autorità Palestinese. Bisogna capire che la vera minaccia è quella posta alla vita di tutti i giorni dagli attentatori suicidi. Solo dopo un processo lungo e doloroso siamo riusciti a imparare la lezione e abbiamo avviato una politica di interventi che hanno portato a una drastica riduzione del numero di attentati suicidi in Israele. Tale politica comprendeva intense iniziative diplomatiche, isolamento dei capi terroristi (soprattutto di Hamas e Jihad Islamica), rioccupazione della Cisgiordania, arresti su vasta scala, uccisioni mirate di figure centrali del terrorismo (fino ai leader di Hamas, Yassin e Rantissi). Tutto questo ha portato alla decisione di Hamas di aderire al cessate il fuoco unilaterale palestinese: non perché fossero improvvisamente illuminati dal sionismo, ma per via della pressione esercitata su di loro.
Tuttavia, anche l’idea che Hamas possa ora moderarsi non è corretta. Suona piuttosto ragionevole, ma i palestinesi hanno dimostrato più volte che, quando devono scegliere fra estremismo ideologico e compromesso pragmatico (a partire dalla proposta Peel del ’37 e dalla spartizione Onu del ’47), essi non scelgono necessariamente il compromesso. La vittoria di Hamas in libere elezioni non rappresenta un cambiamento nella posizione dei palestinesi, né dimostra che essi siano diventati più estremisti. Semplicemente rivela la loro vera attitudine.
Israeliani di destra e di sinistra devono capire che proprio questa è la volontà della maggior parte dei palestinesi. Dobbiamo capire che è un conflitto persistente, destinato a durare ancora molti anni, e il pericolo maggiore che dobbiamo fronteggiare non è il terrorismo (quello possiamo sconfiggerlo), bensì l’auto-illusione.
In conclusione, il successo di Hamas non rafforzerà il terrorismo perché siamo noi quelli che lo impediranno. In questo nulla è cambiato. Né porterà necessariamente Hamas a una maggiore moderazione. L’organizzazione resterà ciò che è sempre stata. L’unico cambiamento avvenuto è nella nostra capacità di leggere il nemico. In questo senso, e forse solo i questo senso, la vittoria di Hamas può non essere negativa per gli israeliani.

(Yitzhak Ben-Yisrael, capo del Security Studies Program dell’Università di Tel Aviv, su: YnetNews, 9.02.06)