Voti e pallottole nellAutorità Palestinese

La scelta che resta ai palestinesi sembra essere fra il male e il peggio

Da un articolo di Guy Bechor

image_1512Il discorso di sabato del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha suscitato grandi preoccupazioni fra i palestinesi nonostante le manifestazioni di euforia nel movimento Fatah. Tutti sanno che il peggio deve ancora arrivare.
Non è affatto certo che Abu Mazen intenda davvero licenziare il governo del primo ministro Ismail Haniyeh, sciogliere il parlamento dominato da Hamas e indire elezioni anticipate. Il suo discorso possiede una dimensione tattica volta ad esercitare pressione su Hamas per promuovere un governo di unità nazionale. Ma forse anche quel treno è già perso.
Dopo un weekend di violenze e contro-violenze, le chance si creare un tale governo sono prossime a zero. Per la verità, a mio parere, una tale possibilità non c’è mai stata davvero. Le tensioni tra i due campi palestinesi sono enormi e i militanti in ciascuno dei due campi sono ansiosi di battersi e si armano in ogni modo possibile. Poi, gli eventi oggi in corso forzeranno Abu Mazen ad agire secondo il suo annuncio di nuove elezioni, il che potrà produrre un’esplosione generale. Si tratta di uno sviluppo molto grave per la società palestinese.
In nessuna circostanza Hamas permetterà a Fatah e ad Abu Mazen di annullare quel suo grande successo che consistette nel prendere legalmente il controllo del parlamento e del governo palestinesi. Per quanto riguarda Hamas, quello non fu uno sviluppo esclusivamente palestinese, bensì pan-arabo: un precedente per la presa del potere politico islamico in una nazione araba.
Se Hamas si troverà senza scelta, difenderà questo suo successo col ricorso alla forza. E la forza ce l’ha. Questo è ciò che accade quando un movimento non democratico sale al potere con mezzi democratici. Dalle elezioni in poi Hamas non ha dimostrato alcun interesse per la democrazia, che ritiene possa solo portare alla sua caduta.
Non ricordo uno scambio di accuse così acceso fra i campi di Hamas e Fatah, a ridosso di una serie di orrendi omicidi che hanno realmente scioccato i palestinesi. Omicidi e contro-omicidi, sparatorie, accuse reciproche, insulti feroci, minacce esplicite: è probabile che Abu Mazen, senza rendersene conto, abbia in effetti portato i palestinesi molto più vicino a un crollo generale.
La scelta che resta ai palestinesi, per loro sfortuna, sembra essere fra il male e il peggio. Solo pochi anni fa il mondo era nelle loro mani, Israele era un generoso vicino, l’Europa sorrideva loro e l’America li sosteneva. Ma con rara maestria sono riusciti a sperperare tutto il credito che il mondo aveva dato loro. I palestinesi avrebbero potuto creare uno stato fiorente e prospero accanto a una delle economie più dinamiche del pianeta, quella di Israele. Invece hanno preferito diventare una nuova Somalia, con milizie di guerra, un’economia allo sfascio, faide sanguinose e un futuro desolante.

(Da: YnetNews, 17.12.06)