Washington potrebbe tagliare gli aiuti alla Giordania per ottenere l’estradizione della terrorista Tamimi

Corresponsabile dell’attentato in una pizzeria di Gerusalemme, da nove anni Ahlam Tamimi vive in Giordania dove è diventata una star tv che si vanta dell’alto numero di civili israeliani e americani assassinati

L’attentato alla pizzeria Sbarro di Gerusalemme (9 agosto 2001)

L’amministrazione Trump sta aumentando la pressione sulla Giordania affinché conceda l’estradizione della giordano-palestinese Ahlam Aref Ahmad Al-Tamimi coinvolta nell’assassinio di cittadini israeliani e statunitensi nell’attentato suicida alla pizzeria Sbarro di Gerusalemme.

Martedì l’Associated Press ha riferito che la Casa Bianca sta valutando se trattenere o tagliare gli aiuti economici e militari alla Giordania nel caso in cui Amman continui a rifiutare l’estradizione di Ahlam Tamimi, che gli Stati Uniti vogliono processare per il suo ruolo nella strage del 2001.

Nel 2003 Tamimi venne condannata all’ergastolo da un tribunale israeliano in quanto riconosciuta colpevole d’aver svolto un ruolo determinante nell’organizzazione dell’attentato, che costò la vita a 15 civili, tra cui due cittadini statunitensi. Ma nel 2011 Tamimi è stata scarcerata da Israele nel quadro del ricatto per la liberazione del soldato Gilad Shalit, trattenuto in ostaggio da Hamas a Gaza.

Dopo la scarcerazione, Tamimi si è stabilita in Giordania dove risiede gran parte della sua famiglia. Nei nove anni successivi è diventata una sorta di star, apparendo in vari programmi televisivi e concedendo interviste nelle quali si è ripetutamente vantata del ruolo svolto nella strage, rallegrandosi apertamente per l’alto numero di civili ebrei assassinati.

La terrorista Ahlam Tamimi dal 2017 sulla lista dei ricercati dall’FBI (clicca per ingrandire)

Per tutto questo tempo i genitori di Malki Roth, una quindicenne con doppia cittadinanza israeliana e americana rimasta uccisa nell’attentato, hanno condotto un’incessante campagna pubblica per chiedere che Tamimi fosse portata davanti a un tribunale negli Stati Uniti. La Giordania e gli Stati Uniti hanno tra loro un accordo di estradizione, ma la risposta della Giordania alla crescente pressione, nel corso degli anni, per l’estradizione di Tamimi è stata che l’accordo non è più valido. L’anno scorso il Dipartimento di stato Usa ha respinto l’argomento, ribadendo in un rapporto scritto che l’accordo d’estradizione è in vigore e deve essere applicato al caso Tamimi.

Gli Stati Uniti hanno incriminato Tamimi per terrorismo nel 2017, ma pochi giorni dopo la più alta corte della Giordania ha stabilito che la legge giordana proibiva la sua estradizione. Da allora, la Giordania ha costantemente rifiutato di intraprendere qualsiasi azione relativa alla richiesta di estradizione.

Lo scorso settembre due autorevoli membri del Congresso americano hanno avviato pressioni sull’amministrazione Trump perché agisca sul caso. Il deputato Jerry Nadler, democratico, presidente della Commissione giudiziaria della Camera dei rappresentanti, e il deputato Doug Collins, repubblicano, membro di rango della Commissione, hanno firmato una lettera congiunta per chiedere risposte al Dipartimento di giustizia sottolineando che, nonostante i precedenti impegni a portare avanti l’azione legale a carico di Tamimi, non sono stati compiuti progressi. Il principale ostacolo, hanno scritto, è il rifiuto del governo giordano di cooperare con le autorità statunitensi.

Questa settimana Henry Wooster, designato dall’amministrazione Trump come ambasciatore in Giordania, ha detto a una Commissione del Senato che, per quanto riguarda l’estradizione di Tamimi, “tutte le opzioni sono sul tavolo”. Ha inoltre affermato che Washington “dispone di molteplici opzioni e diverse possibili leve finanziarie per assicurare l’estradizione di Tamimi”. Wooster ha aggiunto: “Noi continueremo a interpellare rappresentanti giordani a ogni livello non solo su questo tema, ma anche sul trattato d’estradizione in generale. La generosità degli Stati Uniti nei confronti della Giordania in finanziamenti militari, così come il sostegno economico e altre forme di assistenza, vengono attentamente calibrati con lo scopo di proteggere e promuovere la molteplicità di interessi degli Stati Uniti in Giordania e nella regione”. Alla domanda specifica se Washington pensi di utilizzare gli aiuti militari come forma di leva finanziaria, Wooster non ha negato che questa è una delle opzioni.

La Giordania è uno degli alleati più vicini degli Stati Uniti in Medio Oriente. Negli ultimi anni Washington ha garantito miliardi di dollari di aiuti alla Giordania e nel 2018 l’amministrazione Trump si è impegnata a fornire oltre 6 miliardi di dollari di aiuti su un periodo di cinque anni. La Giordania ha utilizzato gran parte degli aiuti per gestire i milioni di profughi che si sono riversati nel paese a causa delle guerre in Siria e Iraq.
(Da: Haaretz, israele.net, 16.6.20)

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