Winograd: “Occorre una politica chiara e condivisa sulla questione degli ostaggi”

La mancanza di una linea precisa incentiva ulteriori sequestri

image_1991Israele ha bisogno di formulare una chiara linea politica rispetto ai casi di sequestro di civili e militari da parte di gruppi terroristici, senza accettare “folli negoziati” che hanno il solo effetto di incoraggiare la determinazione dei terroristi a catturare altri ostaggi. Lo si legge in una parte del rapporto della Commissione Winograd sulla gestione della seconda guerra in Libano.
La Commissione ha dedicato alla questione un capitolo, intitolato “Sequestri di persona: una minaccia strategica”, del suo rapporto finale pubblicato mercoledì scorso.
Israele attualmente si adopera per cercare di ottenere la liberazione degli ostaggi Eldad Regev e Ehud Goldwasser, nelle mani dei terroristi libanesi Hezbollah dal 12 luglio 2006, e di Gilad Schalit, ostaggio nelle mani di terroristi palestinesi nella striscia di Gaza dal 25 giugno 2006.
Al’inizio del capitolo, i membri della Commissione, pur sottolineando la delicatezza della questione, sostengono che la mancanza di una politica chiaramente formulata su come affrontare la presa in ostaggio di soldati israeliani è stata un fattore che ha messo a repentaglio la sicurezza nazionale del paese.
“La mancanza di una politica chiara e dettagliata, a tutti i vari livelli, su come affrontare la minaccia della presa in ostaggio di cittadini israeliani costituisce un errore strategico che indebolisce Israele – si legge nel rapporto – E’ chiaro che, finché appariremo vulnerabili, il prezzo per la liberazione di ogni ostaggio sarà sempre più alto e la motivazione a sequestrarne altri sempre più forte”.
Pur non facendo nomi, il capitolo del rapporto critica il capo del governo israeliano dicendo che aver dichiarato inizialmente che Israele non avrebbe negoziato per il rilascio di Schalit e aver poi avviato trattative con Hamas “ha indebolito Israele e la sua capacità di affrontare la questione rapimenti”. I governi israeliani, dice il rapporto, hanno affrontato le catture di ostaggi “in modo improvvisato e non pianificato”.
“Un piano strategico circa i sequestri – continua la Commissione – non dovrebbe comprendere soltanto una precisa politica rispetto alle eventuali trattative … ma anche garantire che le dichiarazioni fatte all’inizio del sequestro non risultino
definitive e irrealistiche”.
Il rapporto cita la dichiarata politica statunitense di non negoziare con alcun terrorista la liberazione di propri ostaggi come un esempio che, secondo la Commissione, spiega in parte il basso numero di tentativi di sequestro di cittadini e soldati americani da parte di terroristi.
La Commissione Winograd raccomanda che Israele avvii un dibattito con gli alleati che devono affrontare questa stessa minaccia, per formulare una politica comune che goda di legittimazione internazionale e di cooperazione globale.

(Da: Jerusalem Post, 3.02.08)