Yeoshua Sobol

Recensione di "Il Vangelo secondo Saramago"

image_177 In questo utlimo anno non è stato purtroppo difficile scontrarsi su diversi giornali con articoli che equiparavano Ramallah ad Auschwitz o che suggerivano riflessioni in questo senso. A tali assurdità è difficile decidere di rispondere seriamente, perché seriamente bisognerebbe leggerle, e questo è impossibile. Chi le ha scritte e le scrive, sa benissimo quello che fa e smontare una costruzione impostata sulla malafede è un’ardua impresa. Per questo colpisce questo testo che presentiamo qui di seguito, un testo dove una risposta c’è, ma condotta sul piano dell’assurdo, in un tono duro e sarcastico, forse l’unico possibile.

Yehoshua Sobol, nato a Tel Mond, in Israele, nel 1939, è, assieme a Chanokh Levin, il più importante drammaturgo israeliano. Le sue opere sono state rappresentate in tutta Europa e hanno ricevuto diversi premi. Recentemente è apparso un suo romanzo, Shtikà (Silenzio), uno dei testi più belli tra quelli di questi ultimi anni. Sobol è considerato in Israele di estrema sinistra e questo testo, scritto i giorni seguenti la visita dello scrittore portoghese Saramago a Ramallah, non potrà essere considerato sospetto di essere «antipalestinese».