A tu per tu col mandante del sequestro del marito

Ahmadinejad si è rifiutato di rispondere alle domande della moglie di Ehud Goldwasser

image_1848“Durante la conferenza stampa ci siamo guardati negli occhi più volte. La sua faccia ha cambiato espressione quando ha capito chi aveva davanti e cosa volevo da lui”. È il racconto di Karnit Goldwasser, moglie del soldato israeliano Ehud Goldwasser in ostaggio in Libano, del suo incontro ravvicinato con il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad a New York.
Karnit Goldwasser è riuscita a entrare martedì nella sala delle Nazioni Unite dove Ahmadinejad teneva una conferenza stampa e dice di essere rimasta sorpresa per il trattamento che è stato riservato al presidente iraniano al suo arrivo. “E’ entrato e ha iniziato a sorridere a tutti. I giornalisti gli portavano grande rispetto… Quando mi è passato vicino mi ha salutato, perché ancora non sapeva chi io fossi: deve aver pensato che fossi uno di quei giornalisti compiacenti, convinto com’era di trovarsi in un posto dove tutti lo ammiravano. Sembrava molto compiaciuto”.
Goldwasser dice di non essersi sentita per nulla intimorita nel porre al presidente iraniano la sua domanda. “Salve – gli ha detto – Mi chiamo Karnit e sono la moglie di Ehud Goldwasser, il soldato che è stato preso in ostaggio più di un anno fa. Giacché lei è la persona che sta dietro al sequestro, per via dell’aiuto che date a Hezbollah, perché non permette che la Croce Rossa veda I due soldati rapiti?”.
Ahmadinejad ha ignorato la domanda, passando direttamente alla successiva.
“Ora sa che la moglie del soldato in ostaggio può raggiungerlo – commenta Karnit – e sa che non abbiamo paura di lui”.
Non disponendo del lasciapassare giusto, verso la fine della conferenza stampa la Goldwasser è stata accompagnata dalla sicurezza fuori dalla stanza. “Volevo distribuire le foto degli ostaggi ai giornalisti delle ultime file – spiega – ma mi hanno portata fuori”. Ciò nonostante Karnit dice di non provare risentimento verso gli agenti della sicurezza: “Stavano solo facendo il loro lavoro” dice, e aggiunge d’aver detto a una delle guardie: “Quello è l’uomo che deciderà se mio marito potrà tornare a casa oppure no, ed è l’uomo che, se vuole, può mettere fine al conflitto in un attimo. Sono certa d’aver toccato il cuore di quell’agente”. E conclude: “Lo sanno tutti che Ahmadinejad è quello che ha detto: andate e sequestrate dei soldati in Israele”.
In precedenza Ahmadinejad aveva ostentatamente ignorato anche la domanda di un giornalista israeliano, dicendo semplicemente: “Passiamo alla prossima”.
Ad un giornalista di Fox News che gli aveva chiesto se distruggere lo stato di Israele è un obiettivo dell’Iran, Ahmadinejad ha risposto dicendo che il “regime sionista” è “illegale”.
I riservisti israeliani Ehud Goldwasser e Eldad Regev vennero sequestrati il 12 luglio 2006 da terroristi libanesi sciiti Hezbollah con un raid in territorio israeliano che causò la morte di altri otto soldati.
Il mese scorso un alto funzionario delle Nazioni Unite ha ribadito che finora i sequestratori non hanno fornito nessuna prova che i due ostaggi (feriti al momento del rapimento) siano ancora in vita, né hanno permesso a nessuno di sapere in che condizioni si trovino.

(Da: YnetNews, 26.09.07)

Nella foto in alto: Karnit Goldwasser davanti ad Mahmoud Ahmadinejad, con le foto degli ostaggi isareliani