Una misteriosa esplosione nella notte ha causato la morte di almeno cinque miliziani palestinesi in una base del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina-Comado Generale (PFLP-GC, gruppo terrorista strettamente legato al regime siriano) nel villaggio libanese di Qussaya, vicino al confine con la Siria. Dopo che mass-media arabi, tra cui Al Jazeera, l’avevano attribuita a un “bombardamento israeliano” (smentito delle Forze di Difesa israeliane), mercoledì mattina un alto esponente del PFLP-GC ha ammesso alla AFP che l’esplosione è stata un “incidente sul lavoro” causato da “un vecchio razzo che è esploso in un magazzino di armi nella base”. Più tardi, nel pomeriggio di mercoledì, il FPLP-GC ha smentito che si sia trattato di una “esplosione interna”.
Meir Tamari, elettricista israeliano di 32 anni, è stato mortalmente ferito, martedì, in un attentato terroristico con armi da fuoco presso Hermesh (Cisgiordania nordoccidentale). Lascia la moglie e due figli in tenera età. È il ventesimo israeliano ucciso a sangue freddo dai terroristi dall’inizio dell’anno. Secondo le prime indagini, i terroristi hanno esploso almeno sette colpi di mitra M16 contro l’auto in cui transitava la vittima, per poi fuggire verso la città di Jenin. Le Forze di Difesa israeliane sono alla caccia dei responsabili. Il ramo di Tulkarem delle Brigate Martiri di Al-Aqsa, gruppo paramilitare affiliato al Fatah di Abu Mazen, si è assunto la responsabilità dell’attentato dichiarato che “i guerrieri si sono ritirati sani e salvi”. Secondo l’esercito, diversi membri delle Brigate Martiri di Al-Aqsa sono impiegati dalle forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese e sono tra i protagonisti degli scontri a fuoco quasi quotidiani che ingaggiano con le Forze di Difesa israeliane impegnate nell’arresto di terroristi nelle regioni di Tulkarem, Nablus e Jenin. Hamas ha elogiato l’attentato.
Lunedì notte un’ambulanza militare era stata presa di mira in un attacco con armi da fuoco nel sud della Cisgiordania. Domenica terroristi palestinesi avevano aperto il fuoco contro una comunità ebraica nel nord della Cisgiordania e contro una città all’interno di Israele appena al di là della barriera di sicurezza, causando danni ma non vittime.

Meir Tamari, ucciso a sangue freddo martedì mattina in un attentato terroristico palestinese
“Non esistono aree B e C, è tutta Palestina”. Lo ha dichiarato mercoledì il rappresentante ufficiale dell’Unione Europea nei territori di Cisgiordania e Gaza, Sven Kühn von Burgsdorff, durante una visita in Samaria (Cisgiordania settentrionale). Le aree A, B e C sono le zone amministrative in cui è suddivisa la Cisgiordania in base agli Accordi di Oslo in attesa di una soluzione definitiva negoziata fra le parti. In base a quegli Accordi, di cui l’Unione Europea si era fatta garante, l’area A è sotto amministrazione civile e di sicurezza dell’Autorità Palestinese, l’area B è sotto amministrazione civile dell’Autorità Palestinese mentre il controllo della sicurezza è condiviso fra Israele e Autorità Palestinese, e l’area C è completamente sotto amministrazione civile e militare israeliana.
Le Forze di Difesa israeliane hanno identificato e confiscato, mercoledì, un lancia-razzi artigianale nel villaggio di Kafr Nazlat in Cisgiordania, con il quale terroristi palestinesi si sono vantanti d’aver lanciato un razzo contro la comunità ebraica di Shaked. Secondo i militari il razzo è esploso a mezz’aria, come risulta anche da filmati non verificati circolati sui social network. Le forze israeliane hanno messo in sicurezza l’area, stanno esaminando il lanciarazzi e sono al lavoro per individuare chi ha postato il video. Di recente i servizi di sicurezza israeliani avevano informato che uno dei capi terroristi della Jihad Islamica Palestinese ucciso durante gli ultimi scontri a Gaza stava progettando di attivare nell’area di Jenin dei lanciarazzi sull’esempio di Gaza.