Dopo “solo” otto settimane, l’agenzia Onu “UN Women” ha finalmente preso posizione sui crimini sessuali perpetrati dai terroristi jihadisti palestinesi in Israele il 7 ottobre. “Ribadiamo che tutte le donne, le donne israeliane e le donne palestinesi come tutte le altre, hanno diritto a una vita vissuta in sicurezza e libera da violenza – si legge in una nota dell’agenzia Onu – Condanniamo inequivocabilmente i brutali attacchi di Hamas contro Israele il 7 ottobre. Siamo allarmate dai numerosi resoconti di atrocità di genere e violenza sessuale durante quegli attacchi. Per il bene di tutti nei Territori Palestinesi Occupati e in Israele, e in particolare delle donne e dei bambini, chiediamo il ritorno a un percorso di pace, il rispetto del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani internazionali”. Nelle scorse settimane da più parti, e in particolare da parte di gruppi israeliani per i diritti delle donne, era stato denunciato il clamoroso silenzio di numerosi gruppi internazionali per i diritti umani e per i diritti delle donne. Nei giorni scorsi, incalzata in un’intervista alla CNN, la vicedirettrice di “UN Women” Sarah Hendriks aveva espresso una condanna generica senza nominare Hamas. La settimana scorsa l’agenzia Onu per le questioni femminili era stata criticata per aver pubblicato online, e poi rapidamente cancellato, una condanna dei “brutali attacchi di Hamas del 7 ottobre”.
Le Forze di Difesa israeliane hanno confermato, venerdì, la morte durante la prigionia a Gaza di cittadini israeliani rapiti e deportati da Hamah il 7 ottobre. Erano residenti del kibbutz Nir Oz: Maya Goren, 56 anni (lavorava nell’asilo del kibbutz, il marito è stato ucciso il 7 ottobre), Ronen Engel, 55 anni (fotografo e volontario del Magen David Adom, la moglie e le due figlie sono state rilasciate nei giorni scorsi), Eliyahu Margalit, 75 anni (la figlia Nili è stata rilasciata da Hamas nei giorni scorsi) e Arye Zalmanovich, anni 86 (il più anziano degli ostaggi, era tra i fondatori del kibbutz). Era membro del kibbutz Be’eri Ofra Keidar, 70 anni (il marito, malato di Parkinson, è stato ucciso il 7 ottobre). Abitava a Tel Aviv Guy Iluz, 26 anni (preso in ostaggio al festival Nova Music dove lavorava come tecnico del suono). Recuperato dai soldati israeliani nella striscia di Gaza e riportato in Israele anche il corpo di Ofir Tzarfati, un soldato rapito il 7 ottobre nelle vicinanze della base di Re’im. Nelle scorse settimane le forze israeliane avevano recuperato presso l’ospedale Shifa nella città di Gaza i corpi di altri due ostaggi morti in prigionia: Noa Marciano, 19 anni, che prestava servizio nella base di Nahal Oz, e Yehudit Weiss, 65 anni, del kibbutz Be’eri.
Ad oggi, sono tornati in Israele 110 ostaggi: 86 israeliani e 24 stranieri. Secondo gli ultimi dati, rimangono in cattività 137 presone: 117 uomini e 20 donne (126 israeliani e 11 stranieri). Tra gli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi a Gaza, due minorenni e 10 persone che hanno 75 anni o più.
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