Chi desidera non capire niente, ma proprio niente della questione israelo-palestinese non deve far altro che affidarsi alle ineffabili sintesi proposte nella Rassegna Stampa della redazione digitale del Corriere della Sera.
Organizzato dall’Associazione Italia-Israele di Torino e da Informazionecorretta.com, si è tenuto lo scorso 11 gennaio a Torino un incontro-dibattito a cui è intervenuto Marco Paganoni, direttore di israele.net:
Gli abbonati al Corriere della sera - edizione digitale ricevono una “Rassegna stampa” quotidiana redatta da un gruppo di talentuosi giornalisti che con molto sussiego scrivono dei pezzi a tesi, citando qua e là da giornali italiani e stranieri.
Non ci si annoia mai. Il pregiudizio anti-sionista e anti-israeliano, ovvero la propaganda di odio contro l’indipendenza ebraica in Terra d’Israele, riserva sempre sorprese tra il patetico e l’inquietante.
Ogni volta che Israele fa progressi verso l’integrazione nella sua regione, una schiera di osservatori e analisti entra in lutto. Non che siano ostili alla pace, per carità. E’ che detestano essere smentiti dai fatti (e forse un po’ detestano Israele e i suoi successi).
“Nizza, Savoia, Corsica fatal / Malta, baluardo di romanità / Tunisi nostra: sponde, monti, mar/… Vinceremo, Duce, vinceremo / Tu sei la gloria e l’avvenir”. Con questi versi gli scolari del Ventennio mandavano a memoria l’elenco delle terre irredente da liberare. Sappiamo com’è andata a finire
Organizzato dall’Associazione Italia-Israele di Torino e da Informazionecorretta.com, si è tenuto lo scorso 30 marzo a Torino un incontro intitolato “Israele e mondo arabo” con interventi di Marco Paganoni, direttore di israele.net, e Giovanni Quer, del Centro Kantor dell’Università di Tel Aviv:
Chi faceva notare che equiparare Israele all’apartheid sudafricano è ridicolo e non offende solo Israele ma anche le vittime del vero apartheid, si sentiva rispondere che oggi per il “diritto internazionale” la parola apartheid vuol dire altro e ha poco o nulla a che fare col segregazionismo razzista.
I rappresentanti di Amnesty e i loro apologeti sanno benissimo – e ammettono – che le politiche d’Israele, dentro e fuori il paese, non hanno nulla a che vedere con il regime di apartheid sudafricano, e che è ridicolo anche solo pensarlo.