Anche gli Amici dell’Università di Gerusalemme nel viaggio di amicizia e vicinanza in Israele

Si è tenuto dal 3 al 7 marzo un viaggio “di amicizia e vicinanza” in Israele organizzato dall’Associazione Italia-Israele di Milano, cui hanno aderito l’Associazione Italia-Israele di Bergamo e l’Associazione Italiana Amici dell’Università di Gerusalemme

Partecipanti al viaggio “di amicizia e vicinanza” in Israele

Si è tenuto dal 3 al 7 marzo un viaggio “di amicizia e vicinanza” in Israele organizzato dall’Associazione Italia-Israele di Milano, cui hanno aderito l’Associazione Italia-Israele di Bergamo e l’Associazione Italiana Amici dell’Università di Gerusalemme oltre a diverse persone a titolo individuale da varie città del nord Italia e di ogni età, compresi diversi giovani poco più che ventenni.

I partecipanti al viaggio di amicizia e vicinanza piantano due alberi da frutto nel luogo del rave Nova Festival presso Re’im

Della delegazione hanno fatto parte, fra gli altri, il presidente dell’Associazione Italia-Israele di Milano mons. Pier Francesco Fumagalli, il presidente onorario dell’Associazione di Bergamo Carlo Saffioti, il consigliere regionale lombardo Pietro Bussolati, il consigliere comunale di Bergamo Simone Paganoni, il coordinatore l’Associazione Italiana Amici dell’Università di Gerusalemme Marco Paganoni, direttore di israele.net.

“Siamo animati dalla speranza che gli ostaggi da 5 mesi rinchiusi nei tunnel di Hamas vengano liberati e che israeliani e palestinesi vengano liberati dall’incubo di Hamas che ha scatenato il sanguinoso conflitto e provocato la catastrofe umanitaria che sta aizzando odio e antisemitismo, spezzando programmi avviati di convivenza e riconciliazione e uccidendo sogni di sviluppo” hanno spiegato i partecipanti, aggiungendo che scopo del viaggio era quello di vedere coi propri occhi, conoscere, capire meglio ed esprimere vicinanza a chi vive da decenni vive nella minaccia quotidiana di essere colpito o di vedere colpiti i propri cari da attacchi, razzi, attentati: “Vogliamo offrire un pur piccolissimo contributo alla pace che, nel deserto dell’odio, possa tornare a fiorire per tutti e tutte, con pari dignità cittadini e cittadine del mondo”.

In soli quattro giorni la delegazione ha visitato kibbutz, città e ospedali nelle zone colpite dalla carneficina del 7 ottobre, ha incontrato testimoni ed esperti, ha attivamente partecipato ad attività di solidarietà e volontariato.

Ha scritto uno dei partecipanti: “Abbiamo incontrato tantissime persone: medici e soldati, sfollati e feriti di guerra, amici di persone decedute o tenute in ostaggio, sopravvissuti agli attacchi e volontari, docenti e studenti, demografi, studiosi e attivisti, donne, uomini e bambini. Abbiamo ascoltato le loro storie, le loro paure, la loro voglia di normalità e di pace. Abbiamo ascoltato tanta rabbia, tristezza e amarezza (anche per quanto sta avvenendo in Occidente). Abbiamo visto con i nostri occhi l’orrore del terrorismo. Abbiamo visto una nazione aperta, orgogliosa e plurale, divisa (politicamente) ma unita, come forse mai prima, nel reagire all’ennesimo tentativo di voler cancellare il popolo ebraico dalla faccia della terra per mano di terroristi senza cuore e senza pietà. Ci siamo commossi e abbiamo pianto, per e con loro. Abbiamo trovato nuovi spunti, abbiamo appreso tante informazioni e scoperto nuovi punti di vista”.

(Da: www.aiaug.org, 9.3.24)

Si veda: Non saremo complici, non taceremo