La truffa dei media sui numeri delle vittime nella guerra di Israele

Distorcendo le cifre e spacciandole come le peggiori mai viste, i mezzi di comunicazione calunniano la parte che cerca di combattere in modo etico e alimentano un’ondata di antisemitismo

Di Ira Straus

Ira Straus, autore di questo articolo

Quante volte bisognerebbe ripetere che i media stanno imbrogliando il mondo sulle vittime civili a Gaza? Risposta: decine di volte al giorno.

I media mentono ogni volta che affermano “Israele ha ucciso a Gaza il numero X di civili” (al momento circa 30.000). Ogni volta che lo fanno (decine di volte al giorno) andrebbero denunciati come impostori che stanno ingannando il mondo.

Quel numero X è un imbroglio per almeno cinque motivi:

1. Non è il numero dei civili uccisi: in realtà mette insieme i combattenti di Hamas e i non combattenti. Hamas sostiene che siano 6.000 i suoi combattenti uccisi. Israele stima che i combattenti (di Hamas, Jihad Islamica e altri) siano più di 12.000. Qualsiasi mezzo di informazione onesto riporterebbe queste cifre e farebbe la semplice sottrazione.

2. E’ un numero che mette insieme le persone uccise da Israele con quelle uccise dai razzi di Hamas e dell’alleata Jihad Islamica Palestinese che ricadono all’interno della striscia di Gaza. Si tratta di circa 2.000 e passa razzi (compreso quello caduto nel parcheggio dell’ospedale Al-Ahli che, secondo Hamas, avrebbe ucciso 500 persone, in realtà 10 volte meno). Qualsiasi media onesto calcolerebbe una stima del numero di vittime dei razzi di Hamas e sottrarrebbe anche questa cifra dal numero totale diffuso da Hamas.

3. E’ il numero diffuso da Hamas. I numeri stimati da Israele sono diversi. Benjamin Netanyahu – quando gli è stato concesso un momento per presentare i numeri a “Meet the Press” (sulla NBC) – ha parlato di 20.000 morti totali, di cui 8.000 civili e 12.000 combattenti. I media non riportano mai queste cifre.

Con telefonate, messaggi di testo, volantini le forze israeliane avvertono i civili di sgomberare da siti e aree dove si apprestano ad attaccare i terroristi, mettendo fra l’altro a rischio i propri stessi soldati: una pratica che non viene adottata praticamente da nessun altro esercito al mondo, conferma John Spencer del Modern War Institute di West Point

4. I media informano ogni giorno la gente che dobbiamo tutti essere scioccati dal presunto numero di morti civili a Gaza definendolo “indiscriminato” e “sconsiderato” (termini che lo stesso governo degli Stati Uniti ha iniziato a ripetere). L’hanno spesso definito, falsamente, il più grande numero di civili uccisi in qualsiasi guerra recente. Riescono a fare questa affermazione con espressione seria e convinta, nonostante il numero clamorosamente più elevato di morti civili in molte altre guerre come in Sudan, Congo, Siria, Yemen, Myanmar, Iraq…

5. I media non si prendono nemmeno la briga di menzionare quello che è il vero parametro per misurare le uccisioni “indiscriminate” in una guerra: vale a dire, un rapporto troppo alto tra morti non combattenti e morti combattenti. Ripetono il grossolano numero totale di Hamas senza calcolare nessun rapporto.

Quel rapporto si può stimare con un calcolo relativamente semplice: prima si stima il numero di civili uccisi dalle Forze di Difesa israeliane effettuando le sottrazioni dei suddetti punti 1 e 2 (sottrarre dal totale i morti combattenti e le persone uccise dalla stessa Hamas & co.); poi si divide il risultato per il numero dei morti combattenti.

Usando i dati forniti da  Hamas, il rapporto risulta 4:1 (4 civili per ogni combattente). Anche fosse vero, è un rapporto considerato normale per una guerra urbana combattuta da un esercito occidentale professionale. Ed è estremamente più basso – frutto di azioni molto più attente e tutt’altro che indiscriminate – della media globale (che comprende anche le guerre dove non sono implicati eserciti occidentali) che è di 10:1 cioè 10 civili per ogni combattente.

Se usiamo i dati forniti da Israele, il rapporto scende addirittura a 0,8:1 (meno di un civile per ogni combattente ucciso): un dato incredibilmente basso, così basso che confermerebbe Israele come eccezionalmente etico nella sua condotta di guerra. Cosa che potrebbe benissimo essere.

Ma nessun media obiettivo indaga seriamente le stime delle due parti né cerca di capire quale sarebbe una stima accurata. Anche in questo, i nostri media ci imbrogliano.

Si potrebbe presumere con ragionevole certezza che il rapporto effettivo morti civili/morti combattenti sia un valore intermedio, quindi probabilmente compreso tra 1:1 e 3:1. Un valore molto basso rispetto agli standard globali, e più basso anche degli standard professionali occidentali. Il che rende la condotta dell’esercito israeliano più etica e tutt’altro che indiscriminata rispetto a quella di altri eserciti occidentali, nientemeno.

Questa conclusione è ulteriormente rafforzata dalle circostanze particolari di questa guerra. Hamas cerca deliberatamente di far uccidere da Israele a Gaza il maggior numero possibile di civili. Ciò malgrado, Israele riesce eroicamente a mantenere bassi i numeri (eroicamente, perché farlo costa più morti e feriti di parte israeliana ndr).

Capo di Hamas Isamil Haniyeh a Doha (Qatar): “L’ho già detto e lo ripeto: il sangue delle donne, dei bambini e degli anziani, siamo noi che abbiamo bisogno di questo sangue” (clicca la foto per la notizia e il video MEMRI con sottotitoli in inglese). Hamas cerca deliberatamente di far uccidere da Israele a Gaza il maggior numero possibile di civili

È una forma eccezionale di guerra postmoderna, dove una parte cerca di far uccidere quanti più civili possibile di entrambe le parti, mentre l’altra parte cerca di prevenire quante più vittime civili possibili di entrambe le parti.

I media rispondono a questo fenomeno applicando un’etica capovolta: attribuiscono colpa grave e perseguibile per le morti alla parte che cerca di prevenire le morti, assolvendo di fatto la parte che cerca di provocarle.

Ecco perché i reportage quotidiani dei media sull’argomento – che distorcono le cifre e le definiscono le peggiori che si siano mai viste senza fare un minimo approfondimento giornalistico onesto – si trasformano in una forma autentica, seppure misconosciuta, di antisemitismo. E’ un comportamento che corrisponde chiaramente ai criteri della Definizione operativa internazionale di antisemitismo, ampiamente accettata anche se non ufficiale. Questa definizione riconosce che l’applicazione di gravi e sistematici doppi standard ai danni dello stato ebraico è una forma di antisemitismo.

I nostri media cascano quotidianamente in questa definizione in tre modi. In primo luogo, pretendono di fatto che Israele rispetti uno standard etico-militare radicalmente più elevato rispetto a chiunque altro, altrimenti viene condannato. In secondo luogo, aggravano la cosa denigrando Israele come un male quasi unico nella storia per questa – presunta – incapacità di essere radicalmente migliore di chiunque altro. In terzo luogo, aggravano ulteriormente la cosa travisando prove e cifre in modo da dare l’impressione che Israele sia davvero radicalmente peggiore della norma: falsificano prove e cifre a tal punto che la gente accusa convintamente Israele di commettere un genocidio, e questa accusa diventa lo slogan corrente dalle università, ai social, alle piazze.

Questo antisemitismo è tutt’altro che irrilevante o trascurabile. È una forma di teoria demonizzante sugli ebrei e sul loro potere come fonte del Male. Non si tratta del solito antisemitismo da salotto inteso come snobismo sociale contro gli ebrei. Si tratta di una replica dell’antica Grande Menzogna sugli ebrei e ricalca le antiche “calunnie del sangue”.

I media si macchiano di questo antisemitismo estremo ogni giorno, molte volte al giorno. Lo fanno su quasi tutti i principali mezzi di comunicazione di massa dell’Occidente, che sono anche i principali mass-media mondiali.

Ecco perché l’antisemitismo continua a peggiorare. Ecco perché diventa sempre più “normale” nelle nostre principali istituzioni. Ecco perché viene sempre più legittimato. Ecco perché gli ebrei nei campus universitari, come in molti altri ambienti, si sentono sempre più spaventati e messi alle corde.

Ci sono miliardi di gonzi in tutto il mondo che si bevono la nuova Grande Menzogna. Come potrebbero non farlo? La malvagità degli ebrei viene inculcata loro quotidianamente da tutti i principali media che “riportano” tutti le stesse falsità come fossero “fatti”. Non hanno modo di capire meglio, a meno che non facciano parte di quella piccola minoranza che fa l’enorme sforzo mentale di sottoporre costantemente ad analisi critica ciò che dicono i media.

In queste circostanze, una pericolosa ondata di antisemitismo è semplicemente inevitabile. La stiamo vedendo arrivare sotto i nostri occhi.

Arginare questa ondata sarebbe relativamente facile, se tutti i media iniziassero a fare onestamente il loro lavoro sui numeri: con accuratezza e costanza. Quasi nessuno di loro lo sta facendo.

Far sì che i media operino in modo onesto: questa è l’impresa veramente difficile.

(Da: Times of Israel, 24.2.24)