Sezione: News

In un discorso sulla tv Al Jazeera per i 200 giorni dall’inizio della guerra scatenata dalla carneficina del 7 ottobre, il portavoce delle Brigate al-Qassam di Hamas, Abu Obeida, ha chiesto martedì un’escalation su tutti i fronti. Nel video-messaggio, Abu Obeida elogia l’attacco senza precedenti lanciato dall’Iran contro Israele il 13 aprile e invoca un’escalation anche in Cisgiordania e Giordania definendoli “uno dei fronti arabi più importanti”. “Chiediamo al popolo giordano di intensificare le sue azioni e di alzare la voce” dice Abu Obeid, che intanto ribadisce le condizioni poste da Hamas nei colloqui in corso: che Israele cessi la controffensiva militare, che ritiri tutte le forze da Gaza, che permetta agli sfollati di tornare nel nord senza alcun controllo, che tolga i controlli ai valichi d’ingresso alla striscia, che scarceri terroristi palestinesi.

Le Forze di Difesa israeliane respingono le affermazioni secondo cui le truppe israeliane sarebbero coinvolte nella realizzazione di fosse comuni presso l’ospedale Nasser di Khan Younis, nel sud della striscia di Gaza. “L’affermazione secondo cui le Forze di Difesa israeliane avrebbero seppellito i corpi palestinesi è completamente priva di fondamento”, dicono i militari. Esponenti di Hamas hanno affermato d’aver “scoperto” una fossa comune con più di 200 corpi, sostenendo falsamente che quei palestinesi sarebbero stati sepolti dalle forze israeliane. In realtà, non si tratta di una “scoperta” dal momento che esistono filmati che mostrano i palestinesi che seppellivano i morti nell’area dell’ospedale prima che le truppe israeliane operassero nella zona. Nella risposta, l’esercito afferma che durante l’operazione nell’area dell’ospedale Nasser le truppe hanno esaminato i cadaveri che erano stati sepolti dai palestinesi nel terreno del centro medico “nel quadro delle ricerche per localizzare gli ostaggi”. Le forze israeliane affermano che “l’operazione è stata effettuata in modo mirato e senza danneggiare l’ospedale, i pazienti né il personale medico”, e solo dove disponevano di informazioni secondo cui gli ostaggi israeliani potevano essere stati sepolti. “Le ricerche sono state effettuate in modo ordinato, rispettando la dignità dei defunti e in modo rispettoso” e i corpi sono stati “rimessi al loro posto in modo ordinato e corretto”. A fine febbraio, le Forze di Difesa israeliane hanno effettuato un’operazione militare contro Hamas nell’area dell’ospedale Nasser dove hanno catturato circa 200 agenti terroristici rintanati nel centro medico e hanno trovato depositi di armi nonché medicinali destinati agli ostaggi israeliani ma rimasti inutilizzati.

Dalla pagina web (in ebraico) delle Forze di Difesa israeliane che aggiorna il numero dei soldati caduti e feriti durante la guerra in corso contro Hamas e altri gruppi terroristi nella striscia di Gaza: complessivamente sino ad oggi sono 606 i soldati caduti, in gran parte durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre in Israele. Altri 3.295 soldati sono rimasti feriti o mutilati. Nell’offensiva di terra a Gaza, avviata il 27 ottobre, sono caduti 261 soldati, altri 1.584 sono rimasti feriti o mutilati.

Il Ministero degli Esteri israeliano ha reagito alla pubblicazione, lunedì a New York, del “rapporto indipendente” sui legami tra Unrwa e terrorismo (redatto da un team presieduto dell’ex ministra degli esteri francese Catherine Colonna) affermando che in realtà la penetrazione di Hamas nell’agenzia Onu per i profughi palestinesi è così profonda che “è impossibile dire dove finisce l’Unrwa e dove inizia Hamas”. “Quando più di 2.135 dipendenti dell’Unrwa sono membri di Hamas e della Jihad Islamica e un quinto dei presidi delle scuole Unrwa sono attivisti di Hamas – continua la nota del Ministero – quello dell’Unrwa a Gaza non è un problema di alcune mele marce: è un albero avvelenato e marcio le cui radici sono Hamas”. Il rapporto, “ignora la gravità del problema e offre soluzioni cosmetiche: non è così che si presenta un’indagine vera e completa. Così si presenta il desiderio di evitare il problema e di non chiamare lo cose con il loro nome”.

L’assenza da casa degli ostaggi durante le imminenti festività “non fa che rafforzare la nostra determinazione a riportarli indietro”. Lo afferma il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un video-messaggio diffuso alla vigilia di Pesach (la pasqua ebraica), che quest’anno inizia la sera di lunedì 22 aprile. “Purtroppo – continua Netanyahu – finora tutte le proposte per il rilascio degli ostaggi sono state totalmente respinte da Hamas. Anziché recedere dalle sue posizioni estreme, Hamas fa leva sulla divisione interna (in Israele) e trae incoraggiamento dalle pressioni esercitate sul governo israeliano. Di conseguenza, non fa che inasprire le condizioni per il rilascio degli ostaggi. Pertanto – conclude Netanyahu – le assesteremo ulteriori colpi dolorosi, e ciò accadrà presto. Nei prossimi giorni aumenteremo la pressione militare e diplomatica su Hamas perché questo è l’unico modo per ottenere la liberazione degli ostaggi e la vittoria”.

La tavola per la cena di Pesach imbandita per gli ostaggi, compresi i due bambini della famiglia Bibas (clicca per ingrandire)

Il capo della CIA Bill Burns ha attribuito a Hamas la colpa dello stallo nei negoziati sugli ostaggi, confermando che il gruppo terroristico ha respinto l’ultima proposta avanzata dai mediatori statunitensi, del Qatar e dell’Egitto. “È stata una profonda delusione ricevere una riposta negativa da Hamas – ha detto Burns, parlando venerdì sera a Dallas – In questo momento, è quella reazione negativa ciò che realmente impedisce ai civili innocenti di Gaza di ottenere gli aiuti umanitari di cui hanno così disperatamente bisogno”.

Secondo fonti citate venerdì mattina dal Jerusalem Post, l’attacco contro l’Iran attribuito a Israele ha colpito mezzi dell’aeronautica iraniana a Isfahan proprio accanto al sito nucleare della Repubblica Islamica che si trova nella stessa zona. Il messaggio appare chiaro, hanno detto le fonti al Jerusalem Post: “Questa volta abbiamo scelto di non colpire i vostri siti nucleari, ma avremmo potuto fare molto di più”. In altre parole, l’attacco a Isfahan è stato progettato per dare un colpo all’Iran rendendo molto chiaro quanto i suoi siti nucleari siano vulnerabili agli attacchi. Allo stesso tempo, non attaccando il sito nucleare di Isfahan o altri siti nucleari a Natanz e Fordow, il segnale all’Iran è che si vuole evitare una spirale di guerra. Se è così, si è trattato di un attacco molto calibrato, pensato come una chiara minaccia per il futuro, ma anche per ridurre le probabilità di un’ulteriore reazione iraniana dopo i circa 350 ordigni lanciati dalla Repubblica Islamica contro lo stato ebraico sabato notte.

“Quante volte questo Consiglio si è riunito per discutere come promuovere il rilascio dei nostri ostaggi detenuti a Gaza? Quante volte? Nemmeno una volta. Quante condanne ha emesso questo Consiglio contro Hamas per l’atroce massacro del 7 ottobre? Zero”. Queste le parole con cui l’ambasciatore d’Israele all’Onu Gilad Erdan ha denunciato come “immorale” il fatto che giovedì sera il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riunisca sulla richiesta della rappresentanza palestinese di passare da “stato osservatore non-membro” a membro a pieno titolo. “Quanto può essere distaccato dalla realtà questo Consiglio – ha proseguito Erdan – per dedicare il suo tempo e le sue risorse a una risoluzione così disconnessa dalla realtà sul terreno, una risoluzione che non avrà alcun impatto positivo per nessuna delle parti? Gli stupratori e assassini di bambini di Hamas stanno guardando questa riunione e se la ridono”. Il vice portavoce del Dipartimento di Stato americano, Vedant Patel, ha confermato che Washington porrà il veto alla risoluzione spiegando che non c’è unanimità tra i membri sul fatto che la parte palestinese soddisfi i criteri necessari per essere definita come uno Stato e che l’Autorità Palestinese deve adottare riforme significative prima di potersi assumere le relative responsabilità. L’amministrazione Usa si oppone da sempre a tentativi palestinesi unilaterali dicendo che l’obiettivo dello stato indipendente deve essere raggiunto attraverso negoziati diretti con Israele

Scene di mercato scattate il 17 aprile nel nord di Gaza e postate dal Coordinatore delle attività governative israeliane nei territori, che ha aggiunto: “Attualmente 23 panifici operativi a Gaza producono circa tre milioni di pita al giorno”. Clicca qui per altre immagini sorprendenti da Gaza

(clicca per ingrandire)

Mobina Rostami, pallavolista della nazionale iraniana che ha criticato online l’attacco iraniano a Israele di sabato notte, è stata arrestata e da mercoledì non si sa dove si trovi. La giocatrice ha scritto su Instagram: “Come iraniana, mi vergogno davvero, ma dovete sapere che il popolo iraniano ama Israele e odia la Repubblica Islamica”. Secondo quanto riferito, sarebbe stata arrestata poco dopo. Uno dei commenti al suo post proveniva da un account associato alle forze di sicurezza iraniane, e affermava: “Ti metteremo in un sacco”. “Solo Dio sa quale destino l’aspetta”, hanno scritto i suoi amici sui social network.

(clicca per ingrandire)