Sezione: News

Dal rapporto annuale pubblicato giovedì dalle Forze di Difesa israeliane emerge un forte aumento delle violenze palestinesi in Cisgiordania nel 2022, anno durante il quale sono stati registrati 285 attacchi palestinesi con armi da fuoco contro i 61 attacchi con armi dal fuoco del 2021. Nel 2022 il numero delle vittime israeliane negli attacchi terroristici palestinesi è salito a 31 rispetto alle 6 vittime del 2021. Dei 31 israeliani che nel 2022 hanno perso la vita a causa del terrorismo palestinese, 24 erano civili, contro i 4 civili uccisi nel 2021 e i 3 civili uccisi nel 2020.

La pandemia di coronavirus in Israele sarà presto ufficialmente finita. I mass-media hanno riferito lunedì sera che il 18 gennaio le strutture speciali per i test covid saranno chiuse e i test trasferiti ai servizi sanitari normali. Poi dal 31 gennaio, stando a quanto riferito da Kan News, il coronavirus sarà considerato una malattia virale simile all’influenza, il centro di controllo per la pandemia verrà chiuso e non sarà più necessario l’isolamento dei pazienti. Il piano dovrà comunque essere prima approvato dal nuovo governo, che si insedierà giovedì. Declassare il covid a livello dell’influenza è sempre stato l’obiettivo, ha spiegato Cyrille Cohen, capo del laboratorio di immunoterapia dell’Università Bar Ilan, nel senso che l’obiettivo è arrivare a una fase “endemica” del virus quando la malattia circola a un livello normale o prevedibile. “Contiamo sul fatto che il nostro sistema sanitario possa far fronte alle infezioni invernali, incluso il covid – ha detto Cohen – Oggi siamo più vicini a uno scenario in cui ci comportiamo come di fronte a ogni altra malattia virale invernale”.

I servizi di sicurezza israeliani hanno reso noto martedì l’arresto di un palestinese di 26 anni, sostenitore dell’Isis, accusato d’aver realizzato il duplice attentato esplosivo del 23 novembre scorso a fermate d’autobus a Gerusalemme che causarono la morte del 16enne Aryeh Schupak e del 50enne Tadese Tashume Ben Ma’ada e il ferimento di altre venti persone. L’uomo, identificato e arrestato sei giorni dopo l’attentato grazie anche a prove Dna, risulta residente a Kafr Aqab (Gerusalemme est) e titolare di passaporto israeliano, con madre residente a Gerusalemme est e padre residente a Ramallah. Gli ordigni che aveva piazzato erano tre ma il terzo, il più grande, pensato per esplodere all’incrocio di Ramot dopo l’arrivo dei soccorsi, non è detonato per un malfunzionamento del telecomando cellulare. Lo stesso arrestato ha poi condotto gli inquirenti al luogo nel deserto di Giudea dove aveva nascosto altri cinque ordigni pronti per essere usati.

I servizi di sicurezza israeliani hanno rivelato lunedì d’aver sventato un grave attentato palestinese che avrebbe causato una strage, grazie a un’indagine durata due settimane in cooperazione con le Forze di Difesa israeliane che ha portato all’arresto in Cisgiordania di diversi componenti di una cellula terroristica che riceveva ordini dalla striscia di Gaza. Nel corso dell’operazione è stato trovato un ordigno esplosivo simile a quello fatto esplodere vicino a una fermata d’autobus a Gerusalemme il mese scorso uccidendo due israeliani e ferendone altri. La cellula terroristica preparava anche attentati suicidi.

Per la prima volta l’Orchestra nazionale israeliana è stata ufficialmente invitata ad esibirsi in un paese arabo, la settimana scorda ad Abu Dhabi, su invito del Ministero della cultura degli Emirati Arabi Uniti, in occasione della visita del presidente d’Israele Isaac Herzog.

Clicca l’immagine per vedere su Twitter l’esecuzione a Dubai dell’inno nazionale israeliano HaTikvà

Il primo ministro incaricato Benjamin Netanyahu ha preso le distanze dai commenti di suo figlio Yair che in un programma radio nel fine settimana aveva lasciato intendere che i pubblici ministeri coinvolti nei processi a carico di suo padre per corruzione, frode e abuso d’ufficio dovrebbero essere processati per alto tradimento, accusa che in teoria comporta la pena di morte. In un tweet lunedì mattina, Netanyahu ha scritto: “Amo mio figlio Yair che è una persona indipendente con le sue opinioni. Tutti hanno diritto di esprimere la propria opinione, ma io non sono d’accordo con i commenti di Yair pubblicati ieri”.

Domenica il primo ministro incaricato Benjamin Netanyahu ha redarguito i suoi nuovi alleati di coalizione per aver affermato che intendono promuovere leggi che consentirebbero di discriminare le persone LGBTQ. Netanyahu ha garantito che non verrà arrecato alcun danno ai diritti LGBTQ da parte del suo prossimo governo. In precedenza, reagendo a una dichiarazione della parlamentare del Partito Sionista Religioso Orit Struk secondo cui si dovrebbe dare ai medici israeliani il diritto di non fornire assistenza “contro le proprie convinzione religiose” a membri della comunità LGBTQ, il presidente d’Israele Isaac Herzog aveva dichiarato: “Lo stato di Israele manterrà la completa uguaglianza dei diritti sociali e politici per tutti i suoi cittadini, indipendentemente da religione, razza o genere: dobbiamo mantenerla a tutti i costi senza compromessi”.

Adel Badir, sindaco della cittadina arabo israeliana Kfar Qasim, ha giustificato la sua partecipazione al funerale di un terrorista dicendo a YnetNews d’averlo fatto “in coordinamento con la polizia” allo scopo di “mantenere l’ordine pubblico e assicurarmi che estranei non approfittassero dell’evento per creare disordini”. Venerdì notte, il terrorista è stato ucciso quando ha ferito tre agenti di polizia investendoli con l’auto dopo averli attirati in trappola con una falsa telefonata d’emergenza e dopo aver cercato di colpirli con un’arma da fuoco che si è inceppata.

Oltre 70.000 persone sono immigrate in Israele nel 2022, più del doppio rispetto all’anno precedente. Si tratta del numero più alto di olim (ebrei immigratni in Israele) degli ultimi 23 anni, secondo i dati di fine anno diffusi giovedì dall’Agenzia Ebraica. Le cifre si riferiscono al periodo che va dal primo gennaio al primo dicembre 2022, mentre il totale finale compreso il mese di dicembre sarà disponibile solo dopo la fine dell’anno. Il vistoso aumento è stato spronato dall’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca e dalle repressioni interne in Russia. Delle 70.000 persone immigrate in Israele nell’ultimo anno, più di tre quarti provengono da paesi coinvolti nella guerra Russia-Ucraina: 37.364 dalla Russia, 14.680 dall’Ucraina e 1.993 dalla Bielorussia. Altre 1.500 persone sono immigrate dall’Etiopia nell’ambito dell’Operazione Tzur Israel, un programma di ricongiungimenti famigliari sostenuto dal governo. Intanto l’immigrazione da tutti gli altri paesi è tornata ai livelli pre-pandemia: 3.500 dal Nord America, 2.049 dalla Francia, 985 dall’Argentina, 526 dal Regno Unito, 426 dal Sud Africa, 356 dal Brasile. Numeri più piccoli da altri 85 paesi. La maggior   parte delle persone immigrate in Israele nell’ultimo anno sono giovani: il 24% di età inferiore ai 18 anni e il 27% di età compresa tra i 18 e i 35 anni.

Mercoledì sera, venti minuti prima della scadenza di mezzanotte, il primo ministro incaricato Benjamin Netanyahu ha annunciato al presidente d’Israele Isaac Herzog di essere riuscito a formare una nuova coalizione di governo dopo più di cinque settimane di trattative. Tuttavia Netanyahu non ha ancora firmato formalmente tutti gli accordi di coalizione con gli altri partiti: per farlo ha tempo fino a 48 ore prima dell’insediamento ufficiale del nuovo governo, che deve avvenire entro il 2 gennaio, mentre alcuni dei suoi alleati chiedono l’approvazione preventiva di alcune nuove leggi. Netanyahu si dice comunque fiducioso d’aver formato una coalizione (comprendente Likud, Partito Sionista Religioso, Shas, Ebraismo Unito della Torà, Otzma Yehudit e Noam) in grado di garantirgli una solida maggioranza alla Knesset (64 seggi su 120). Sarà il 37esimo governo d’Israele, il sesto presieduto da Netanyahu.