9 Aprile 2021
Alla campagna di messaggi commemorativi che la “Marcia dei Vivi” ha organizzato per il secondo anno consecutivo in modo virtuale (causa pandemia), sono pervenute decine di messaggi da paesi arabi che per la prima volta hanno partecipato all’evento grazie alla firma degli Accordi di Abramo. I messaggi sono arrivati da Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Egitto e altri paesi arabi grazie all’impegno dell’organizzazione Sharaka (in arabo “partnership”), guidata dai due co-fondatori Amit Deri (in Israele) e Majid Al Sarrah (negli Emirati Arabi Uniti). Ad esempio, dall’Arabia Saudita Najat Al-Saied ha scritto: “Gli ebrei di tutto il mondo devono sapere che non sono soli. I paesi arabi che hanno firmato gli Accordi di Abramo e altri stati arabi sono al loro fianco”. Mashael Alshemeri, dal Bahrein, ha citato Eli Wiesel: “Dimenticare l’Olocausto è come uccidere due volte”.
Il messaggio per Yom HaShoà di Najat Al- Saied, dall’Arabia Saudita (clicca per ingrandire)
Il messaggio per Yom HaShoà di Mashael Alshemeri, dal Baharain (clicca per ingrandire)
9 Aprile 2021
La Corte Penale Internazionale non ha giurisdizione per indagare Israele su presunti crimini di guerra: questa la risposta che il governo israeliano ha deciso di dare alla Corte dell’Aia. La risposta è coerente con la posizione da sempre tenuta da Gerusalemme sulla questione, basata sulle regole della Corte stessa secondo le quali le cause possono riguardare solo stati membri il cui sistema giudiziario non si sia dimostrato in grado di indagare e processare eventuali crimini di guerra: Israele non è membro della Corte Penale Internazionale ed è dotato di una magistratura credibile, autorevole e indipendente, mentre l’Autorità Palestinese, che ha avviato la causa all’Aia, non è uno stato nel pieno senso del termine. Questi argomenti sono già stati ritenuti validi da paesi membri della Corte dell’Aia come Germania, Repubblica Ceca, Ungheria, Brasile, Uganda, Austria, Australia e Canada.
9 Aprile 2021
L’amministrazione del presidente Usa Joe Biden ha annunciato mercoledì la ripresa degli aiuti finanziari americani ai palestinesi, che erano stati quasi completamente bloccati dalla precedente amministrazione Trump. Il Dipartimento di stato ha detto che fornirà un totale di 235 milioni di dollari a progetti in Cisgiordania e nella striscia di Gaza, nonché all’Unrwa, l’agenzia Onu per i profughi palestinesi. Il Ministero degli esteri israeliano ha espresso profonda preoccupazione, ribadendo la convinzione che l’Unrwa “nella forma attuale, perpetua il conflitto e non contribuisce affatto alla sua soluzione. Il rinnovo degli aiuti all’Unrwa – prosegue la nota di Gerusalemme – dovrebbe essere accompagnato da cambiamenti sostanziali e indispensabili nella sua natura, nei suoi obiettivi e nella sua condotta”. Anche l’ambasciatore d’Israele negli Stati Uniti e all’Onu, Gilad Erdan, ha ribadito la denuncia delle “attività anti-israeliane e antisemite che vengono svolte nelle strutture dell’Unrwa”, aggiungendo che l’agenzia che istiga odio contro Israele “non dovrebbe nemmeno esistere nella sua forma attuale” e non dovrebbe essere finanziata senza prima garantire che vengano attuate alcune riforme come la fine dell’incitamento e la rimozione dei contenuti antisemiti dai suoi testi scolastici. Molti membri del Congresso Usa hanno fatto notare che leggi federali approvate con sostegno bipartisan (come il cosiddetto Taylor Force Act e l’Anti-Terrorism Clarification Act) vietano di rinnovare gli aiuti all’Autorità Palestinese finché questa non cessa la sua politica di versare vitalizi a favore di terroristi condannati e famigliari di terroristi morti compiendo attentati.
9 Aprile 2021
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, giovedì notte vicino a Damasco posizioni militari del regime siriano e un deposito di armi utilizzato da Hezbollah sono stati colpiti da attacchi aerei attribuiti a Israele.
9 Aprile 2021
Due palestinesi di Ramallah in possesso di mitra artigianali sono stati individuati in tempo e arrestati, giovedì, dai soldati israeliani in servizio al valico di Shomron fra Cisgiordania e Israele.
8 Aprile 2021
Israele celebra quest’anno Yom HaShoà con il titolo: “Fino all’ultimo ebreo: a ottant’anni dall’inizio dell’annientamento di massa”. Gli eventi commemorativi, iniziati mercoledì sera con le tradizionali sei fiaccole accese al memoriale Yad Vashem di Gerusalemme da sei sopravvissuti (Shmuel Naar, Zehava Gealel, Yossi Chen, Halina Friedman, Sara Fishman e Manya Bigunov), terminano giovedì sera al kibbutz Lohamei HaGetaot (Combattenti dei ghetti), nel nord del paese. Alle 10 del mattino, tutto Israele si ferma per due minuti al suono delle sirene. A differenza dell’anno scorso, l’allentamento delle misure anti-pandemia permette quest’anno di tenere eventi commemorativi “in presenza”, fra cui il progetto Zikaron BaSalon (Memoria in salotto): incontri con sopravvissuti in case private.
Le sei fiaccole della memoria allo Yad Vashem di Gerusalemme (clicca per ingrandire)
8 Aprile 2021
Maher Ibrahim, l’infermiere musulmano dell’HaEmek Medical Center di Afula che lo scorso febbraio recitò di propria iniziativa la preghiera ebraica “Shemà Israel” per un anziano ebreo che stava morendo di covid-19, è stato scelto come uno dei cittadini israeliani chiamati ad accedere la tradizionale torcia durante la cerimonia ufficiale della 73esima Giornata dell’Indipendenza d’Israele, che ricorre la prossima settimana (secondo il calendario ebraico). Ibrahim accenderà la torcia a nome dei medici e paramedici israeliani che operano “tutti insieme per salvare vite umane, siano essi ebrei o arabi, religiosi o laici”. Ibrahim ha detto a Canale 12 che si sente “onorato e fiero” per se stesso e “per tutti coloro che insieme a noi hanno combattuto la pandemia nell’ultimo anno”.
L’infermiere Maher Ibrahim mentre parla a Canale 12 dall’HaEmek Medical Center di Afula (clicca per ingrandire)
8 Aprile 2021
Il sistema di difesa anti-missilistica israeliano “Cupola di ferro” ha festeggiato mercoledì il suo decimo compleanno: infatti, era il 7 aprile 2011 quando intercettò per la prima volta un razzo a corto raggio lanciato dalla striscia di Gaza verso un centro abitato israeliano. Da allora Kippat barzel ( “Cupola di ferro”) ha effettuato con successo circa 2.500 intercettazioni che hanno prevenuto una quantità incalcolabile di morti, sofferenze e distruzioni nella popolazione israeliana ma anche, di conseguenza, nelle popolazioni palestinese e libanese di cui i terroristi si fanno scudo. Lo ha ricordato alla cerimonia il ministro della difesa Benny Gantz che ha poi aggiunto, parlando ai militari della difesa aerea: “Israele è il paese più forte della regione e rimarrà tale per due ragioni: perché non abbiamo altra scelta e perché ci sono persone come voi, come quelle che vi hanno preceduto e quelle che vi seguiranno, che adempiono il loro dovere con tanto scrupolo e dedizione. Abbiamo sistemi difensivi attivi 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno – ha concluso Gantz – e siamo pronti ad agire su qualsiasi fronte, a qualsiasi distanza e su qualunque scala a cui le Forze di Difesa israeliane siano chiamate a intervenire”.
il ministro della difesa Benny Gantz parla alla cerimonia per il 10 anni di Cupola di ferro (clicca per ingrandire)
8 Aprile 2021
Per la prima volta Yom HaShoà, la Giornata israeliana della Memoria dell’Olocausto, viene celebrata anche in un paese arabo. Ne ha dato notizia Canale 12 riferendo di vari eventi in programma a Duba fra mercoledì sera e giovedì, con la partecipazione di delegazioni di ebrei e musulmani, insieme a decine di influencer dei social network del Golfo. Giovedì sera l’Associazione delle Comunità ebraiche del Golfo ospita un webinar con giovani musulmani degli Emirati Arabi Uniti e del Bahrein “che parleranno delle loro esperienze di visita a Yad Vashem”, a Gerusalemme.
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8 Aprile 2021
WAM, l’agenzia di stampa ufficiale degli Emirati Arabi Uniti, ha recentemente lanciato un sito di notizie in ebraico, il primo di questo genere negli Emirati Arabi Uniti e nel Golfo in generale. Il sito è partner dell’agenzia di stampa israeliana Tazpit Press Service la quale, oltre all’accordo con WAM, ha anche stretto partnership con agenzie di stampa in Spagna, Romania, Azerbaigian, Armenia e Macedonia del Nord. L’agenzia degli Emirati WAM copre eventi di attualità locale, regionale e globale 24 ore su 24, 7 giorni su 7 in 19 lingue diverse ed è consultata ogni giorno da milioni di utenti in Medio Oriente e altrove. WAM ha anche lanciato diversi account in lingua ebraica su varie piattaforme di social network. “Il nuovo servizio di notizie in lingua ebraica è un’altra fase nell’attuazione degli Accordi di Abramo e delle relazioni pacifiche che si sviluppano tra gli Emirati Arabi Uniti e lo Stato d’Israele in numerosi campi” ha affermato il CEO di WAM, Mohammed Jalal Al Raisi.
Il sito di WAM in ebraico (clicca per ingrandire)
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