Se un ebreo sale al Monte del Tempio

Un diritto è un diritto, e non importa se chi lo esercita è un ministro che sta più o meno antipatico

Di John Minster, David M. Weinberg, Caroline Glick, Jonathan S. Tobin, Charles Miller

Scrive John Minster: Il cosiddetto status quo è in vigore dalla fine della guerra dei sei giorni (1967). Israele, dopo aver conquistato il Monte del Tempio occupato dalla Giordania, con una decisione presa dall'allora ministro della difesa Moshe Dayan ne assegnò il controllo a un organo amministrativo giordano nella speranza che questo contribuisse a tranquillizzare gli aggressori arabi sconfitti.

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La “causa palestinese” non è un contenzioso fra nazioni ma un’affermazione di privilegio e supremazia

Si può affermare e dimostrare che la lunga guerra arabo-palestinese contro l’autodeterminazione ebraica in Medio Oriente è essenzialmente razzista

Di Yochai Guiski

Il 29 novembre, la data della storica decisione delle Nazioni Unite di spartire il Mandato Britannico sulla Palestina in due stati, uno arabo e uno ebraico, è stato designato dalle stesse Nazioni Unite come la "Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese".

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La pretesa di bandire gli ebrei dal Monte del Tempio si basa su una falsificazione della storia (oltretutto recente)

Nel 1925 lo stesso Consiglio Supremo Musulmano definiva “fuori discussione” la collocazione a Gerusalemme del Tempio ebraico. Oggi i palestinesi negano sia mai esistito e si proclamano mortalmente offesi se un ebreo vi mette piede

La propaganda palestinese ripete in modo martellante che nel complesso Haram Al-Sharif dove sorge la moschea Al-Aqsa, nella città vecchia di Gerusalemme, noto a cristiani ed ebrei come il Monte del Tempio, non è mai esistito nessun Tempio ebraico

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La vittoria di Pirro dei palestinesi alle Nazioni Unite

La geografia del voto all’Assemblea Generale dimostra che le risoluzioni anti-israeliane hanno il sostegno di meno della metà dei paesi membri, e di pochi paesi democratici

Di Herb Keinon

Dimentichiamo per un momento il significato a lungo termine e le potenziali ramificazioni dell'ultima decisione delle Nazioni Unite di deferire alla Corte Internazionale di Giustizia "l'occupazione, l'insediamento e l'annessione del territorio palestinese" da parte di Israele per un parere consultivo.

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Sondaggio: gli israeliani guardano alla politica del 2023 disincantati, ma ottimisti

L’inflazione preoccupa più della difesa, si vorrebbe un governo più diversificato, ma in termini di soddisfazione personale il paese si guadagna la piena sufficienza (anche dai cittadini arabi)

In occasione del nuovo anno e dell’entrata in carica del nuovo governo Netanyahu, Israel HaYom ha commissionato un sondaggio per vedere cosa gli israeliani pensano che il 2023 abbia in serbo per loro nel campo della politica.

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Gerusalemme respinge il voto Onu che chiede alla Corte dell’Aia di proclamare gli ebrei “occupanti illegali” nella aree contese della Terra d’Israele

La maggioranza dei paesi non ha sostenuto l’iniziativa palestinese. L’Italia ha ribadito il voto contrario dello scorso novembre

Israele respinge totalmente la decisione "distorta" delle Nazioni Unite di chiedere alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia un parere consultivo sulle conseguenze legali di “occupazione, insediamento e annessione del territorio palestinese" da parte di Israele.

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Intanto, sulle tv dell’Autorità Palestinese: “La Palestina dal fiume al mare è nostro diritto permanente e indiscutibile”

Non si perde occasione per ribadire a Israele che bisogna promuovere la soluzione a due stati, ma dal campo palestinese continuano a giungere proclami di segno totalmente opposto

"Non vedo l'ora di lavorare con il primo ministro Netanyahu, che è mio amico da decenni, per affrontare insieme le numerose sfide e opportunità che Israele e la regione del Medio Oriente devono affrontare

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