Chi desidera non capire niente, ma proprio niente della questione israelo-palestinese non deve far altro che affidarsi alle ineffabili sintesi proposte nella Rassegna Stampa della redazione digitale del Corriere della Sera.
Una settimana fa è stata consumata una strage in un quartiere di Gerusalemme nord. Nel più sanguinoso attentato terroristico subìto da Israele negli ultimi sette anni, un palestinese armato ha ucciso sette israeliani e ne ha feriti altri tre mentre uscivano da una sinagoga dopo le preghiere di Shabbat.
Durante lo scorso fine settimana, la celebre top model americana di origine palestinese Bella Hadid ha condiviso su Instagram una serie di post in cui attacca con virulenza Israele
Muhammad Aliwat, l'aggressore palestinese di 13 anni che venerdì sera ha teso un'imboscata e ferito gravemente un padre e figlio all'ingresso della Città di David (a Gerusalemme), ha usato il suo quaderno di scuola per lasciare un messaggio a sua madre
Ata Abu Rumeileh, segretario della sezione a Jenin di Fatah (il movimento che fa capo ad Abu Mazen), ha partecipato sabato scorso a una marcia per festeggiare l’attentato compiuto quel giorno a Gerusalemme
La strage di ebrei israeliani avvenuta venerdì sera ha suscitato la consueta ondata di condanne unita all’usuale tendenza a disumanizzare le vittime dipingendole come parte di una fantomatica "spirale di violenza"
2023: un altro sconcertante diciannovesimo anno dell’interminabile mandato presidenziale di 4 anni di Abu Mazen, iniziato il 9 gennaio 2005. Sotto la sua sclerotica cleptocrazia, il governo della mia nativa Cisgiordania si è trasformato
Sono in corso alcuni sviluppi incoraggianti riguardo alla frattura che si è aperta nella società israeliana di fronte alla precipitosa risolutezza con cui la coalizione di governo sta portando avanti una completa revisione del sistema giudiziario.
Non c'è alcun dubbio che l'insediamento beduino di Khan al-Ahmar, alla periferia est di Gerusalemme, è illegale. I suoi residenti hanno eretto abusivamente delle strutture abitative su un terreno demaniale israeliano senza permesso e nella piena consapevolezza di commettere una illegalità.