Chi invoca un cessate il fuoco immediato e permanente affossa la soluzione a due stati

Se Hamas potrà cantare vittoria, accrescerà il suo potere, scalzerà l’Autorità Palestinese e renderà impossibile creare uno stato palestinese che conviva in pace accanto a Israele

Di Arnie Singer

Arnie Singer, autore di questo articolo

I governi, gli enti e gli individui che chiedono un cessate il fuoco permanente a Gaza spesso sono gli stessi che sostengono anche una soluzione a due stati con la quale i palestinesi otterrebbero uno stato indipendente accanto a Israele.

Ovviamente, la maggior parte delle masse che manifestano a sostegno di Hamas invocano un unico stato palestinese “dal fiume al mare”, che cancellerebbe lo stato ebraico dalla carta geografica.

Ma qui intendo soffermarmi su tutti quei soggetti che, invece, sostengono la creazione di uno stato palestinese accanto a Israele in ciò che considerano “territorio palestinese occupato” (vale a dire Giudea, Samaria, Gerusalemme est e striscia di Gaza), ma allo stesso tempo invocano un cessate il fuoco immediato e permanente.

Se Israele cessasse la guerra contro Hamas senza debellarla completamente (anche a Rafah), Hamas riemergerebbe dai suoi tunnel con varie migliaia di terroristi combattenti armati, più o meno la metà della forza combattente di cui disponeva prima del 7 ottobre, compresi 4 o 5 battaglioni pienamente operativi, nonché i suoi alti comandanti.

Se Israele poi si ritirasse dalla striscia di Gaza, cosa che la comunità internazionale gli chiederebbe di fare, Hamas continuerebbe a controllare l’enclave e ricostruirebbe le sue infrastrutture terroristiche.

L’esponente di Hamas Mahmoud Al-Zahar alla tv Al-Jazeera: “…liberare la terra e sbarazzarci di questo cancro sulla nostra terra”. Se Hamas potrà cantare vittoria, prenderà il controllo anche in Cisgiordania e diventerà impossibile creare uno stato palestinese pacifico a fianco di Israele

Hamas proclamerebbe la propria vittoria, malgrado la morte e la distruzione che ha inflitto alla sua popolazione civile, e guadagnerebbe un enorme sostegno in Cisgiordania. Con il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen ormai prossimo alla sua definitiva uscita di scena, senza alcun dubbio Hamas convertirebbe il suo “successo”, e il nuovo sostegno ottenuto, in un formidabile aumento di potere politico, con il risultato molto probabile di prendere il controllo dell’Autorità Palestinese.

Non ci vuole molta fantasia per immaginare come apparirebbe questo scenario. Lo si è già visto dopo il ritiro unilaterale di Israele da Gaza nel 2005. Lo stato palestinese indipendente a cui il mondo aspira si profilerebbe, quindi, come uno stato terroristico governato da Hamas, simile a Gaza ma assai più grande, pericoloso e a ridosso delle più grandi città d’Israele.

Se Hamas continuerà ad esistere come forza combattente vitale, e sarà anzi considerata dai palestinesi vittoriosa nella battaglia contro Israele, nessun governo israeliano potrà mai accettare la creazione di uno stato palestinese indipendente che molto probabilmente cadrebbe sotto il dominio di Hamas. Farlo sarebbe un suicidio per la popolazione d’Israele.

L’unica speranza per i palestinesi è che Hamas venga messa fuori combattimento. Solo allora i negoziati potranno iniziare a delineare uno scenario che includa uno stato palestinese smilitarizzato, che riconosca il diritto di Israele a vivere come stato ebraico in pace nella sua patria ancestrale, e che si impegni pienamente nella cooperazione pacifica e nella coesistenza con Israele.

Chiedere la fine dell’offensiva israeliana a Gaza prima che Israele abbia raggiunto i suoi obiettivi militari significa porre un ostacolo alla pace e una pietra tombale su ogni realistica possibilità di una soluzione a due stati.

(Da: Times of Israel, 18.3.24)