E l’Oscar per la diagnosi più sbagliata e nociva di ciò che ha causato il massacro di ebrei del 7 ottobre va a…

Nei pochi secondi che aveva a disposizione, Jonathan Glazer ha fatto un grosso favore a Hamas e ai tanti per cui lo stato ebraico non ha diritto di esistere

Di David Horovitz

David Horovitz, autore di questo articolo

Non credo d’aver mai incontrato Jonathan Glazer, che ha frequentato la mia stessa scuola superiore ebraica di Camden Town, a Londra, e ha visitato Israele con la scuola, come ho fatto io, anche se lui partecipò a un programma di cinque mesi mentre io feci il viaggio breve, di tre settimane.

Non so quanto tempo abbia trascorso in Israele negli oltre quattro decenni successivi. Può darsi che abbia una profonda conoscenza della storia moderna dello stato, delle sfide che deve affrontare, delle sue politiche e della regione che lo circonda.

Ma penso che il suo discorso di accettazione dell’Oscar non sia stato solo semplicistico e superficiale: come avrebbe potuto essere diversamente, nei pochi secondi che aveva a disposizione? Penso che il suo discorso sia anche stato pericolosamente sbagliato.

Jonathan Glazer: “In questo momento siamo qui come uomini che rifiutano la strumentalizzazione della loro ebraicità e dell’Olocausto da parte di un’occupazione che ha portato al conflitto per così tante persone innocenti”

Il massacro di Hamas del 7 ottobre nel sud di Israele, le violenze sessuali di massa, la cattura di ostaggi tuttora prigionieri, e la conseguente guerra in corso, sono stati il risultato della dichiarata ideologia antisemita del gruppo terrorista e della sua implacabile volontà di uccidere gli ebrei ovunque si trovino e di distruggere lo stato di Israele. Quindi, non sono stati affatto la conseguenza di una presunta strumentalizzazione israeliana dell’ebraicità di Glazer ed altri né della Shoà ai fini di una “occupazione”. Sono stati invece la barbara manifestazione della negazione assoluta del diritto di Israele ad esistere da parte di un governo terrorista confinante con Israele.

Manifestanti anti-Israele presso il Dolby Theatre durante la 96esima edizione degli Academy Awards a Hollywood. Sullo striscione: “Settantasei anni di occupazione”, cioè dalla nascita di Israele. Si rende conto Jonathan Glazer che per occupazione intendono lo stato di Israele, di cui invocano la cancellazione?

Israele avrebbe potuto trovare un modo per cedere completamente il controllo sui palestinesi e separarsi in sicurezza dai palestinesi, dopo aver conquistato la Cisgiordania, Gerusalemme est e la striscia di Gaza in una guerra combattuta per la propria sopravvivenza nel 1967? Forse sì, ma forse no.

La pratica di espandere gli insediamenti nelle aree della Cisgiordania a cui Israele dovrebbe rinunciare per una soluzione praticabile a due stati certamente non ha aiutato a promuovere un orizzonte diplomatico. E il nostro attuale governo, il peggiore di sempre, è un convinto sostenitore di tale espansione. Ma bisogna anche ricordare che la cessione di territori da parte di Israele non ha mai portato a una riconciliazione: si consideri il ritiro sul confine internazionale con il Libano nel 2000 e, ancora più rilevante, il ritiro completo da Gaza nel 2005. Hanno semplicemente portato i nostri nemici più implacabili letteralmente alle nostre porte di casa.

E bisogna ricordare il ripetuto rifiuto da parte della dirigenza palestinese di Cisgiordania, relativamente più moderata, di accettare qualunque offerta di sovranità palestinese se non contempla il “diritto” di inondare lo stato ebraico di discendenti di profughi che distruggerebbero la possibilità di Israele di essere l’unico stato al mondo dove gli ebrei decidono democraticamente del proprio destino. E il rifiuto di insegnare a intere successive generazioni di bambini palestinesi che la nazione ebraica ha una storica legittimità in Terra Santa.

La triste e banale verità è che risolvere il conflitto israelo-palestinese è immensamente complicato. Si consideri quanto spazio ho dovuto usare qui per scalfirne appena la superficie, senza nemmeno iniziare ad evocare gli argomenti e i contro-argomenti suggeriti da ogni singolo punto che ho toccato.

Mentre all’esterno della sala i manifestanti della “Palestina libera dal fiume al mare” (leggi: distruzione dello stato ebraico ndr) invocavano la fine degli aiuti statunitensi a Israele, Glazer ha avuto una breve opportunità di dire sul palcoscenico mondiale qualcosa di costruttivo, in tempi da incubo per tutti gli esseri umani che stanno dalla parte della vita su entrambi i lati del conflitto. Invece, in poche e brevi parole, Glazer ha completamente sbagliato nell’additare la principale causa del massacro del 7 ottobre e della guerra, e ha fatto un grosso favore a Hamas e ai tanti altri per i quali Israele e il suo popolo non hanno il diritto di esistere entro nessun confine.

(Da: Times of Israel, 13.3.24)