Non è un negoziato, è uno sporco ricatto (e noi non stiamo facendo abbastanza per Israele)

Hamas usa in modo osceno degli innocenti, bambini compresi, come “merce di scambio” e tutti la considerano una normale “trattativa”

Di Fred Maroun

Fred Maroun, autore di questo articolo

La notizia che i mediatori dei negoziati tra Israele e Hamas stanno facendo pressione per una “pausa di qualche giorno dei combattimenti per creare fiducia tra le parti” non fa che evidenziare la totale assurdità di questo cosiddetto negoziato.

Chi dovrebbe imparare a fidarsi di chi? Ci si aspetta che Israele abbia fiducia negli assassini che hanno perpetrato gli orribili crimini del 7 ottobre e che trattengono ancora ostaggi, bambini compresi, nonostante l’ordine emesso settimane fa della Corte Internazionale di Giustizia di rilasciarli immediatamente e senza condizioni?

Oppure ci si aspetta che Hamas abbia fiducia che Israele non tenterà più di distruggerla, cosa che Israele deve fare per forza se vuole impedire il ripetersi di attacchi come quello del 7 ottobre?

Il tentativo di creare fiducia tra le due parti è ovviamente ridicolo, ma probabilmente non è la cosa più assurda del negoziato in corso, a cominciare dal negoziato stesso.

Qualsiasi negoziato con terroristi è di per sé altamente problematico, motivo per cui molti paesi adottano la politica di non farlo (anche se a volte lo fanno comunque), e questo caso non è meno problematico.

Quando Hamas chiede un “cessate il fuoco permanente”, è chiarissimo che non significa affatto un cessate il fuoco permanente bensì un cessate il fuoco che durerà finché Hamas non sarà in grado di riorganizzarsi e attaccare di nuovo Israele (anche prima del 7 ottobre era in vigore un cessate il fuoco ndr). Eppure la richiesta di Hamas per un “cessate il fuoco permanente” viene presentata dai media come se fosse una richiesta autentica.

Poster che ricordano gli ostaggi, tra cui i due bambini Bibas di 1 e 4 anni, trattenuti da più di 5 mesi a Gaza e usati come “merce” di scambio dai terroristi palestinesi

Tuttavia Israele non ha altra scelta che accettare questo assurdo negoziato, perché se Hamas si convincesse che gli ostaggi non possono più essere usati come merce di scambio allora non avrebbe più alcun motivo per mantenerli in vita. Perciò la tragica farsa va avanti.

La realtà è che questa non è una trattativa. Si tratta di un ricatto da parte di un’organizzazione criminale, condotto con l’aiuto di mediatori come Qatar, Egitto, Francia e Stati Uniti. I media dovrebbero riportarlo come tale, così come dovrebbero sempre ricordare a lettori e ascoltatori che Hamas è un’organizzazione terroristica criminale. Ma moltissimi organi di informazione si guardano bene dal farlo.

Datori di lavoro e sindacati negoziano sui contratti di lavoro. I paesi negoziano accordi commerciali tra loro. Ma quello che i media chiamano “negoziato” tra Israele e Hamas è in realtà un puro e semplice ricatto.

Nel discorso sullo stato dell’Unione di quest’anno, il presidente Joe Biden ha affermato: “Alla leadership di Israele dico questo: l’assistenza umanitaria non può essere merce di scambio”. Non so se Biden creda davvero che questo è ciò che Israele sta facendo o se il suo commento era solo un tentativo estremo e probabilmente disperato di fare appello agli elettori anti-israeliani. In ogni caso, ecco che l’unico vero alleato di Israele lo rimprovera per le sue tattiche negoziali. Ma dall’altro lato nessuno chiede che Hamas non usi gli ostaggi come merce di scambio, cosa che è ovviamente del tutto illegale e immorale.

Non solo gli alleati di Hamas non stanno chiedendo a Hamas di non usare gli ostaggi come merce di scambio, ma in un altro momento surreale il Qatar ha addirittura suggerito il contrario: che Israele faccia concessioni (un cessate il fuoco) in cambio di nulla, nemmeno del rilascio di alcun ostaggio.

Un altro aspetto assurdo del negoziato è che Israele dovrebbe scarcerare dei criminali palestinesi, presumibilmente in cambio di ostaggi, come se dei criminali legittimamente e legalmente processati e incarcerati perché hanno commesso dei crimini fossero la stessa cosa di ostaggi, compresi bambini piccoli, che sono stati rapiti e deportati contro ogni norma etica e legale.

Ma indipendentemente da quante assurde concessioni Israele accettasse di fare, non è nemmeno chiaro se Hamas libererà gli ostaggi rimanenti attraverso i negoziati, a meno che Israele non accetti di fare la concessione definitiva, ovvero porre fine alla guerra rinunciando a debellare Hamas. In effetti, è la stessa Hamas che continua ad affermare che non lo farà. Se dobbiamo crederle, questo significa che l’unico modo in cui possono essere liberati tutti gli ostaggi è che Israele prenda possesso della rimanente roccaforte di Hamas a Gaza, che è Rafah.

La battaglia di Rafah, tuttavia, non è nemmeno iniziata, non vi è alcuna indicazione chiara su quando inizierà e incontra un’amplissima opposizione internazionale. Persino gli Stati Uniti, il più forte e praticamente unico vero alleato di Israele, alimentano dubbi sull’operazione di Rafah, con l’amministrazione Biden che sta addirittura considerando di impedire a Israele di usare armi americane a Rafah.

L’unico esito giusto – forse l’unico possibile – al perdurante ricatto portato avanti dall’organizzazione criminale Hamas è che Hamas sia costretta a rilasciare gli ostaggi. Ma perché ciò accada finché almeno alcuni ostaggi sono ancora vivi, Israele deve portare a termine la missione di eliminare Hamas da Gaza, e deve farlo presto.

Gli alleati di Israele, in effetti qualsiasi persona morale sul pianeta, dovrebbero sostenere Israele in questo obiettivo anziché continuare a ostacolarlo.

Siamo ben lontani dal fare abbastanza.

(Da: Times of Israel, 8.3.24)