Quella citazione del febbraio 1947 che spiega l’origine e la sostanza del conflitto

In un breve VIDEO, la fulminate sintesi di Einat Wilf, già parlamentare laburista israeliana, co-autrice di “La guerra del ritorno”

Di Einat Wilf

In realtà il conflitto è abbastanza semplice: è, ed è sempre stato, fra il popolo ebraico che vuole uno stato – il sionismo – e gli arabi palestinesi che vogliono che il popolo ebraico non abbia uno stato: l’antisionismo.

Einat Wilf: Come sapete, una delle mie citazioni preferite, mentre stavo facendo le ricerche per il libro, è quella del ministro degli esteri britannico Ernest Bevin del febbraio 1947, prima che ci fosse uno stato d’Israele, prima che ci fosse una guerra, prima che ci fossero dei profughi, prima dell’occupazione, prima degli insediamenti, prima di tutte le cose che ci dicono essere all’origine del problema.

Il ministro degli esteri britannico descrive il conflitto in questo modo. Dice che il governo di Sua Maestà è giunto alla conclusione che il conflitto nel paese è inconciliabile. E descrive come i due gruppi, i popoli, le nazioni del paese, gli ebrei e gli arabi – è chiaro che sono popoli e nazioni, non una religione – dice che ciascuno di loro ha una massima priorità, la cosa più importante di ogni altra, e dice che per gli ebrei la massima priorità, il punto di principio, è creare uno stato. Sicché gli ebrei vogliono uno stato, vogliono la sovranità vogliono essere padroni del proprio destino. E dice che per gli arabi la massima priorità – ascoltate bene – per gli arabi la massima priorità è che gli ebrei non abbiano uno stato in nessuna parte del paese. Ed è la loro massima priorità. La loro massima priorità non è avere un proprio stato. Il ministro non dice che gli ebrei vogliono uno stato, gli arabi vogliono uno stato, e semplicemente non sappiamo dove mettere il confine. Quello che dice è che, come massima priorità, gli ebrei vogliono uno stato e gli arabi vogliono che gli ebrei non abbiano uno stato. E questi sono gli arabi che in seguito verranno chiamati palestinesi.

Dunque questo è il conflitto. E come avete detto, in realtà è abbastanza semplice. Il conflitto è, ed è sempre stato, fra il popolo ebraico che vuole uno stato – il sionismo – e gli arabi, i palestinesi che vogliono come massima priorità che popolo ebraico non abbia uno stato: l’antisionismo. Questo è il conflitto.

Ed è per questo che per definizione già nel febbraio del 47 era inconciliabile. E questo è il motivo per cui il popolo ebraico accetta la spartizione (votata dall’Onu nel ’47) e generazione dopo generazione continuano a offrire varie opportunità per un’indipendenza palestinese perché quello che ci interessa è avere il nostro stato e è questo che vogliamo.

Ma più e più volte i palestinesi rifiutano tutti i piani per avere un loro proprio stato se questo significa che lo stato ebraico può restare perché quella loro massima priorità: no a uno stato ebraico.

Il che significa, data la vostra visione della pace, che l’unico modo in cui potremo mai arrivare alla pace è che la distruzione dello Stato ebraico non sia più la massima priorità dei palestinesi. E per questo, ovviamente, come avete detto, abbiamo bisogno di più ampio sostegno da parte dell’Occidente, del mondo arabo, dell’Est affinché mandino un messaggio ai palestinesi che dica: se volete costruire il vostro stato accanto allo stato ebraico, noi saremo con voi, vi aiuteremo, vi finanzieremo, vi daremo tutto ciò che vorrete per costruire uno stato prospero e fiorente. Ma se continuerete a mobilitare come la questione di massima priorità che il popolo ebraico non abbia il suo stato, allora non saremo con voi e non ti aiuteremo.

E solo quando i palestinesi capiranno che non hanno alcun sostegno per la loro ideologia “dal fiume al mare” potremo iniziare a muoverci effettivamente verso la pace.