Israele non può tollerare l’incombente minaccia nel nord di un 7 ottobre targato Hezbollah

La risoluzione Onu del 2006 viene sistematicamente violata, mentre i terroristi libanesi filo-Iran non fanno mistero di voler attaccare le comunità israeliane in Galilea

Editoriale del Jerusalem Post

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Gli israeliani che vivono nelle comunità del nord vicine al confine con il Libano hanno lanciato la scorsa settimana una campagna sui social network con il titolo “1701 o 10.07”.

Il numero 1701 si riferisce alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che pose fine alla seconda guerra in Libano dell’estate 2006. Tra le clausole di quella risoluzione, ce n’è una (art. 8.2) che afferma che non deve esserci “personale armato, postazioni e armi” tra il confine di Israele e il fiume Litani “che non siano quelle dell’esercito libanese e delle forze Unifil”.

Tale clausola è stata più violata che rispettata. Nei successivi 17 anni, Hezbollah – uno degli attori non statali più pesantemente armati al mondo, dotato di un arsenale missilistico superiore a quello di cui dispone la maggior parte dei paesi – si è trincerato nel Libano meridionale con armi, avamposti e milizia armate che sovrastano direttamente le comunità civili israeliane vicine al confine.

La data 10.07 è ovviamente un riferimento al massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre. Il messaggio della campagna “1701 o 10.07” è chiaro: riportate Hezbollah al di là del fiume Litani, come prescrive la risoluzione dell’Onu, cioè a distanza dal confine da cui incombe su comunità israeliane come Metulla e Zar’it, altrimenti è solo questione di tempo prima che un massacro come quello avvenuto nel sud il 7 ottobre venga replicato nel nord di Israele dai commando Radwan di Hezbollah.

In passato, Hezbollah ha apertamente dichiarato che i suoi piani prevedono di invadere la Galilea e impadronirsi delle comunità israeliane. Dopo il 7 ottobre, nessuno può liquidare queste minacce come futili spacconate.

Dallo scoppio della guerra a Gaza – una guerra a cui Hezbollah ha deciso di partecipare sparando contro soldati e civili israeliani razzi, colpi di mortaio e missili anticarro – Israele ha risposto con forza e ha distrutto diverse  postazioni di Hezbollah posizionate sul confine settentrionale.

Il cessate il fuoco temporaneo accettato a sud per facilitare il rilascio di ostaggi nelle mani di Hamas, una tregua che Hezbollah ha unilateralmente applicato anche nel nord, ha portato alcuni giorni di tranquillità. Con le armi temporaneamente messe a tacere, tuttavia, i terroristi di Hezbollah sono di nuovo minacciosamente apparsi direttamente sul confine.

La bandiera gialla e verde di Hezbollah sul versate libanese della frontiera fra Israele e Libano meridionale

La scorsa settimana, in un incontro tra i leader delle comunità del nord e i vertici delle Forze di Difesa israeliane, tra cui il capo di stato maggiore Herzi Halevi, sono state presentate foto e video di miliziani armati di Hezbollah ancora una volta proprio sul confine.

Questo è qualcosa che Israele semplicemente non si può permettere.

Uno dei partecipanti all’incontro, il sindaco di Kiryat Shmona, Avichai Stern, ha detto d’essere rimasto sorpreso quando ha visto foto e video di terroristi Hezbollah in abiti civili al confine. “Ci era stato promesso che non avremmo più visto Hezbollah al confine e che chiunque si trovasse al confine sarebbe stato eliminato, ma in realtà sono tornati – ha detto Avichai Stern – Cosa impedisce a costoro di sparare con i loro Kalashnikov attraverso la recinzione di confine contro i civili nelle comunità israeliane? Dopo il 7 ottobre, c’è qualcuno che nutre dei dubbi sulle intenzioni, sulle minacce e sulle capacità dei nostri nemici oltre confine?”

Se è vero che Israele deve concentrarsi sulla guerra nella striscia di Gaza per smantellare le capacità offensive di Hamas e ottenere il rilascio di tutti gli ostaggi, è anche vero che non può permettere una situazione in cui Hezbollah, grazie anche alla tregua a Gaza, riprenda posizioni che si affacciano direttamente sulle comunità civili israeliane del nord.

Quelle comunità sono state in gran parte sgomberate. Ma affinché possano prima o poi tornare alle loro case, i cittadini israeliani sfollati devono essere sicuri che non ci sono terroristi Hezbollah pochi metri al di là dei loro cancelli. Questo a breve termine.

A lungo termine, Israele – mediante la sua forza militare, la diplomazia o una combinazione di entrambe – deve garantire che la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite venga rispettata e che Hezbollah non disponga di personale armato, risorse o armamenti a sud del fiume Litani.

Come ha detto all’incontro con il generale Halevi il capo del consiglio comunale di Metulla, David Azulai, “Israele deve capire che se Hezbollah non viene respinto al di là del Litani, qui non ci sarà uno stato: stiamo affrontando una seconda guerra d’indipendenza per il nostro diritto di esistere. Tutti gli stati arabi, l’Iran e gli Hezbollah ci stanno osservando e, se non sapremo fronteggiare la minaccia del nord, constateranno la nostra vulnerabilità”. Governo e Forze di Difesa, ha detto, “devono assolutamente rimuovere la minaccia dal confine settentrionale”.

Siamo pienamente d’accordo.

(Da: Jerusalem Post, 30.11.23)