Favole per piccoli, favole per grandi

Sul libro di Amos Oz, "Dun tratto nel folto del bosco"

di Claudia Rosenzweig

image_1083Amos Oz è ormai noto ai lettori italiani: la sua autobiografia, Una storia di amore e di tenebra, anch’essa pubblicata da Feltrinelli, è stata a lungo nella lista dei libri più venduti. D’un tratto nel folto del bosco sembra un libricino nato da una costola dell’autobiografia, sviluppandosi tuttavia in un testo molto diverso rispetto ai romanzi e ai saggi per i quali Oz è conosciuto. Qui infatti egli si avventura nel genere della favola e ci offre un libro che sembra rivolto ai bambini e che meriterebbe un’edizione illustrata. Che il racconto sia stato ispirato da quelli che la madre narrava all’Autore bambino? Storie inventate, avvincenti e terribili, che forse lo hanno iniziato al piacere e all’incantesimo della lettura e della scrittura. Al tempo stesso, questa favola potrebbe essere la versione ‘per piccoli’ del suo magnifico saggio Contro il fanatismo, il libro su odi e compromessi, su visioni astratte della realtà e necessità di scendere a patti con questa stessa realtà: infatti D’un tratto nel folto del bosco ci presenta un villaggio senza più animali, sul quale aleggia come una costante minaccia un terribile segreto, che non vogliamo svelare ma che in qualche modo si rivelerà molto simile a quello presente nel libro, questa volta dichiaratamente per bambini, in rima e illustrato, di un altro scrittore israeliano, mai tradotto in Italia: Efrayim Sidon. Il libro si intiola Uzu e Muzu del paese di Kakaruzu (Uzu umuzu mikfar Kakaruzu, ill. by Yossi Abulafia, Keter 1987. Ne esiste anche una traduzione in arabo, pubblicata a Haifa nel 2000). Vi troviamo la storia di due fratelli, Uzu e Muzu, che vanno d’amore e d’accordo fino a quando non litigano per una questione banale: quando in un giorno di pioggia, mentre siedono davanti al camino, decidono di accavallare le gambe. Ma come fare? Quale gamba deve stare di sopra, e quale sotto? Di qui nasce un litigio che li porterà a dividersi e ad erigere un muro. Passano gli anni e le nuove generazioni vengono educate a credere che dall’altra parte del muro viva un demone con una coda, e un terribile fuoco che gli esce dagli occhi, e grandi corna e denti lunghi. Saranno un bambino e una bambina, ognuno rispettivamente da una parte del muro, che spinti dalla curiosità riusciranno a rompere la catena dell’odio, ad abbattere il muro e a diventare amici.
In modo simile anche nel libro di Oz ci sono due bambini, Mati e Maya, anch’essi mossi dalla curiosità, che si metteranno in cammino per scoprire quale sia la causa del malefico incantesimo che ha scacciato tutte le forme viventi dal loro paese. Anche qui vi è dunque una ribellione contro l’opinione comune, l’educazione alla paura, la passività davanti ai pregiudizi, l’incapacità di confrontarsi con un doloroso passato, una ribellione, in generale, contro la menzogna, la maldicenza e, in fondo, il silenzio di chi non reagisce. Ne risulta una lettura scorrevole e avvincente, come sospesa in un mondo al di fuori dello spazio e del tempo, una parabola universale che farà piacere ai bambini, e riflettere i ‘grandi’.

Amos Oz, D’un tratto nel folto del bosco, trad. di E. Loewenthal, Feltrinelli, Milano 2005, € 10