Goldstone sconfessa il suo stesso rapporto anti-israeliano

Hamas, non Israele, mira ai civili e si rifiuta di indagare sui propri misfatti. Ma il danno è fatto.

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Richard Goldstone

Richard Goldstone si è pentito del rapporto in cui accusava Israele di crimini di guerra. In un articolo pubblicato venerdì scorso sul Washington Post col titolo “Riconsiderando il Rapporto Goldstone su Israele e crimini di guerra”, il giudice sudafricano diventato famoso in tutto il mondo per il suo rapporto (del settembre 2009) sull’operazione anti-Hamas delle Forze di Difesa israeliane nella striscia di Gaza del gennaio 2009, scrive: “Oggi sappiamo molto di più su quello che accadde di quanto sapevamo quando ho presieduto la missione d’inchiesta nominata dal Consiglio Onu dei Diritti Umani, che produsse quello che è generalmente noto come il Rapporto Goldstone. Se avessi saputo allora quello che so adesso, il rapporto sarebbe stato un documento diverso”.
Goldstone spiega che il rapporto finale del Comitato di esperti indipendenti Onu guidato da Mary McGowan Davis ha stabilito che “Israele ha dedicato ingenti risorse nell’indagare più di quattrocento casi di presunta cattiva condotta operativa a Gaza, mentre le autorità de facto della striscia di Gaza (Hamas) non hanno condotto nessuna indagine sul lancio di razzi e mortai contro Israele”. Nel suo articolo, il giudice Goldstone sottolinea che mentre i crimini commessi da Hamas durante l’operazione “piombo fuso”, compreso il fuoco indiscriminato di razzi contro bersagli civili israeliani, erano intenzionali (“Va da sé – scrive – che i suoi razzi erano consapevolmente e indiscriminatamente indirizzati contro obiettivi civili”), nessuna prova dimostra che da parte israeliana vi fosse intenzionalità nel colpire non combattenti. “Purtroppo – aggiunge Goldstone – non c’è stato nessuno sforzo da parte di Hamas a Gaza per indagare le accuse di crimini di guerra e di eventuali crimini contro l’umanità”. “Mi rincresce – scrive oggi Goldstone – di non aver avuto a disposizione tutti i fatti che avrebbero influito sulle conclusioni che facevano riferimento a crimini di guerra”. Nell’articolo Goldstone denuncia anche la strage della famiglia Fogel il mese scorso a Itamar (Cisgiordania): “Il Consiglio Onu per i Diritti Umani – scrive – dovrebbe condannare il recente imperdonabile massacro a sangue freddo di una giovane coppia israeliana e di tre loro piccoli figli nei loro letti”.
Esponenti israeliani hanno espresso soddisfazione per il ripensamento di Goldstone sul suo rapporto. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto al giudice di ritrattarlo ufficialmente. “Tutto quello che dicevamo si è dimostrato vero – ha detto Netanyahu – Israele non ha mai colpito dei civili intenzionalmente. Le autorità inquirenti d’Israele si sono dimostrate ancora una volta degne e affidabili, mentre Hamas non ha indagato un bel niente. Il fatto che Goldstone ha ritrattato le sue conclusioni deve portare al ritiro del rapporto una volta per tutte. La più grande assurdità – ha concluso Netanyahu – è che il Consiglio Onu per i Diritti Umani che commissionò quel rapporto vedeva fra i suoi membri la Libia di Gheddafi. Motivo in più per buttare quel documento nel cestino della storia”.
“La verità è chiara e non può più essere messa in discussione – ha commentato il ministro degli esteri Avigdor Lieberman – Dunque è valsa la pena continuare a contestare, in questi anni, il rapporto Goldstone”. Secondo Lieberman, la ritrattazione del giudice rende “nulle e inefficaci” tutte le decisioni su Israele prese dal Consiglio Onu dei Diritti Umani. “La gente non ne è informata – ha spiegato Lieberman – ma dopo quello di Goldstone ci sono stati altri due rapporti indipendenti dedicati all’analisi degli effetti del rapporto Goldstone, ed entrambi sono arrivati alla stessa conclusione: che non c’è stata intenzionalità da parte di Israele nel colpire civili e che il sistema giudiziario d’Israele è affidabile e serio. E’ il fuoco intenzionale su non combattenti che è un crimine di guerra. Goldstone stesso ha menzionato i quattrocento casi che Israele ha indagato, mentre i palestinesi di Hamas non hanno riesaminato nemmeno un caso”.
La terza conclusione a cui arriva Goldstone nel suo articolo è che, in realtà, il Consiglio Onu per i Diritti Umani è diventato un organismo pregiudizialmente anti-israeliano il cui obiettivo è screditare lo stato d’Israele e che per questo si occupa ossessivamente di Israele e mai di Iran, Sudan o Corea del Nord. “A questo punto – dice Lieberman – le discussioni e le conclusioni del Consiglio su Israele non hanno più alcuna validità. Israele non è la Siria o la Costa d’Avorio. È uno stato che funziona e in cui tutte le decisioni vengono prese in base al diritto internazionale e alle norme accettate in tutto il mondo civile”.
“Abbiamo sempre detto che le Forze di Difesa israeliane sono un esercito ad alto standard etico, che opera in conformità al diritto internazionale mantenendo un elevato livello di moralità pur dovendo combattere il terrorismo di Hamas rivolto contro i civili”, ha dichiarato il ministro della difesa Ehud Barak. Secondo Barak, oltre a scrivere il suo articolo il giudice Goldstone dovrebbe assicurarsi che le conclusioni a cui è arrivato vengano recepite dagli organismi internazionali che sono stati influenzati “dal suo rapporto infondato e distorto: solo così si avrebbe davvero una riparazione perlomeno parziale del danno causato”.
L’articolo di Goldstone, che ha suscitato tanto scalpore in Israele, è stato finora largamente ignorato dai mass-media dell’Autorità Palestinese e della striscia di Gaza.
Negli Stati Uniti, invece, dopo la comparsa dell’articolo sul Washington Post, diversi membri del Congresso Usa e varie organizzazioni ebraiche hanno chiesto che l’Onu ritiri immediatamente il rapporto Goldstone dal momento che l’autore stesso ha riconosciuto che era gravemente scorretto e che il Consiglio Onu per i Diritti Umani è prevenuto contro Israele. L’American Jewish Committee ha diffuso una dichiarazione in cui chiede a Goldstone di “sottoporre ufficialmente le sue conclusioni rivedute al Consiglio Onu per i Diritti Umani e all’Assemblea Generale, che aveva approvato il rapporto distorto, e di premere per la sua cassazione”. Il celebre avvocato e professore americano Alan Dershowitz, che a suo tempo aveva vivacemente contestato il rapporto sui mass-media internazionali, ha espresso personale soddisfazione per il ripensamento di Goldstone. “Questo articolo – dice Dershowitz – deve cancellare dall’agenda della Corte Internazionale ogni ipotesi di incriminazione di Israele. L’investigazione deve cessare qui, dal momento che lo stesso autore non sostiene più le pesanti accuse di crimini deliberati. Goldstone stesso ha chiarito che Israele ha adempiuto al dovere di condurre indagini complete, mentre Hamas non l’ha fatto per nulla. Il punto importante è che ora non c’è alcuna possibilità per la Corte Internazionale di aprire un’inchiesta credibile basata sul rapporto Goldstone, e che non c’è alcuna possibilità di usare quel rapporto come base per incriminazioni internazionali contro Israele. Israele ha agito correttamente durante la guerra contro Hamas e durante le sue indagini su quei fatti. Israele non ha nessun motivo di stare sulla difensiva. Goldstone lo ha accusato ingiustamente e ora lui stesso dice che oggi non arriverebbe alle stesse conclusioni”. Innumerevoli articoli e persino vari libri sono stati pubblicati sulla base del Rapporto Goldstone, osserva ancora Dershowitz, ma le ultime dichiarazioni del giudice costituiscono un duro colpo per i calunniatori di Israele. “La vicenda parla da sé – conclude Dershowitz – Si tratta di un passo importante sotto ogni punto di vista, uno sviluppo positivo per Israele e per il diritto internazionale. Bisogna tornare al punto in cui ogni paese viene trattato equamente”.
“L’articolo firmato da Goldstone – si legge in un editoriale di domenica su Ma’ariv – rappresenta un grande successo per Israele. La maggior parte delle cose sostenute da Israele si sono rivelate corrette. Ma non possiamo farci illusioni. Il danno ormai è fatto, come nella vicenda del piccolo Al-Dura [che ancora oggi la maggior parte del mondo crede sia stato intenzionalmente ucciso da soldati israeliani]. Quei pochi fotogrammi in cui si vedevano padre e figlio cercare riparo da quelli che parevano colpi israeliani furono all’origine di un’intera stagione di odio e di un’ondata di sanguinose violenze, non solo in Israele e territori ma anche in molte altre parti del mondo”. “La maggior parte di noi – si legge, sempre domenica, su Yisrael Hayom – non aveva alcun bisogno del pentimento di Goldstone per sapere che il suo rapporto era, per lo più, una calunnia del sangue [termine con cui si indicano le infamanti accuse medioevali di omicidio rituale contro gli ebrei]. Ma la propaganda su presunte atrocità si diffonde come un’epidemia, anche nelle nazioni amiche ed anche nella stessa opinione pubblica israeliana. Ora l’autore ha ritrattato, ma il danno a Israele ormai è fatto: come un innocente che venisse discolpato dopo che è stato giustiziato”.

(Da: Ynetnews, Israele.net, 2-3.4.11)

L’articolo di Richard Goldstone sul Washington Post (in inglese):
Reconsidering the Goldstone Report on Israel and war crimes