Indagini pilotate

Inquinate delle interferenze delle ONG le missioni d’inchiesta sulla guerra anti-Hamas a Gaza

di Anne Herzberg

image_2517Nelle ultime settimane, due team internazionali di “indagine sui fatti” hanno pubblicato i loro rapporti sulla guerra nella striscia di Gaza (gennaio 2009). Una, commissionata dalla Lega Araba, in modo del tutto prevedibile accusa Israele di “genocidio” e “crimini di guerra” e afferma di non aver trovato nessuna prova dell’uso da parte di Hamas di scudi umani, nonostante l’enorme documentazione disponibile che dimostra il contrario. Il secondo rapporto, del Board d’indagine del Segretario generale dell’Onu, accusa Israele di “grosse violazioni” e di aver colpito intenzionalmente edifici delle Nazioni Unite. Ban Ki-moon lo ha trasmesso al Consiglio di Sicurezza con qualche titubanza, ricordando che il Board d’indagine “non è un organismo giudiziale né un tribunale, non produce risultati con valore giuridico e non valuta questioni di responsabilità legale”. Lo stesso Segretario generale sottolineava inoltre che tanta parte della documentazione ottenuta dal Board era sbilanciata e inaffidabile.
Una terza commissione d’indagine, nominata dal Consiglio Onu per i Diritti Umani e guidata dal giudice Richard Goldstone, ha iniziato i suoi lavori questa settimana. Il mandato conferitole dal Consiglio, che suona come una sentenza già emessa in partenza, chiede di investigare “tutte le violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte della potenza occupante, Israele, contro il popolo palestinese”.
Un aspetto di queste commissioni che si tende spesso a trascurare è il potente ruolo che giocano le Organizzazioni Non Governative nel dirigere il corso delle loro indagini.
Nel corso delle tre settimane di guerra contro Hamas a Gaza, il nostro Centro di monitoraggio delle ONG (NGO Monitor) ha registrato più di 500 dichiarazioni da parte delle ONG, praticamente tutte d’accusa a Israele di “crimini di guerra”, “crimini contro l’umanità” e altre violazioni rispetto – tanto per fare un esempio – alla mezza dozzina di dichiarazioni diffuse dalle stesse ONG nello stesso periodo sulle atrocità che accadevano in Congo come stupri, mutilazioni e altri orrori sfociati in migliaia di morti.
Una volta terminati i combattimenti, queste ONG – tra cui vere e proprie superpotenze come Amnesty International e Human Rights Watch – hanno lanciato delle campagne invocando indagini internazionali, processi su crimini di guerra, embarghi e boicottaggi contro Israele, senza che nessuna di esse riconoscesse mai il diritto di Israele di difendere i propri cittadini contro deliberati attacchi missilistici. In più, queste ONG hanno giocato un ruolo determinante nel plasmare i rapporti delle commissioni d’indagine di cui si è detto sopra.
Il Palestinian Center for Human Rights, finanziato da Unione Europea e governi europei, ha giocato un ruolo centrale nella missione della Lega Araba: ha “approntato l’agenda della missione e coordinato i suoi incontri e visite sul campo; ha anche fornito assistenza tecnica”. Cosa che non deve sorprendere. Il Palestinian Center for Human Rights, infatti, omette o minimizza sistematicamente il contesto del terrorismo e definisce “atti di resistenza” gli attacchi contro i civili israeliani. I suoi dati sulle vittime a Gaza, ampiamente ripresi e ripetuti senza controllo da quasi tutti i mass-media internazionali, si sono dimostrati grossolanamente errati. Tanto per fare un esempio, il Palestinian Center for Human Rights elenca fra le vittime civili Nizzar Rayyan, uno dei principali architetti degli attentati terroristici di Hamas, quello che nel 2001 mandò anche uno dei suoi figli a compiere un attentato suicida.
Il Palestinian Center for Human Rights è anche alla testa della battaglia legale contro Israele: avvia cause in tutto il mondo per “vendicare” l’uccisione nel 2002 del capo militare di Hamas Salah Shehadeh e riceve aiuti per centinaia di migliaia di euro dalla Commissione Europea per questo suo impegno. Il gruppo sostiene di avere già pronti più di 900 casi sulla guerra a Gaza da portare in tribunale. Non sorprende che una delle raccomandazioni della commissione della Lega Araba sia quella di “sostenere i passi e gli sforzi legali fatti dalle ONG” volti a perseguire cittadini israeliani su operazioni contro Hamas a Gaza.
Anche il Board del Segretario generale dell’Onu ha fatto pesantemente affidamento sul contributo delle ONG. Lo stesso Board era guidato dall’ex capo di Amnesty International, e molte delle critiche contenute nel rapporto riecheggiano accuse infondate di Human Rights Watch circa il presunto uso illegale di fosforo bianco fatto da Israele, e accuse fatte da Amnesty d’aver deliberatamente attaccato edifici delle Nazioni Unite. Purtroppo l’opinione pubblica generale non saprà mai l’esatto contributo dato dalle ONG al Board perché questa informazione è stata dichiarata segreta dall’Onu.
Non c’è molto da sperare riguardo all’obiettività della missione in corso di Goldstone. Lo stesso Goldstone siede nel Consiglio di Human Rights Watch, il che configura un grave conflitto di interessi. Human Rights Watch ha diffuso dichiarazioni in cui preme affinché la comunità internazionale e l’amministrazione Obama costringano Israele a cooperare con questa missione d’indagine. E lo stesso Goldstone, prima dell’avvio dell’indagine, ha firmato una lettera preparata da Amnesty International (che ha portato alla richiesta di embargo anti-israeliano sulle armi) in cui si dichiara “scioccato nel profondo” dagli eventi a Gaza.
Non c’è dubbio che Human Rights Watch e Amnesty sottoporranno al team di Goldstone o risultati scorretti delle loro proprie missioni di “indagine sui fatti”. Date le connessioni fra loro, è difficile immaginare che tali informazioni vengano trattate da Goldstone con la dovuta obiettività.
Mentre è in corso l’inchiesta di Goldstone e montano le richieste di processi per “crimini di guerra” davanti alla Corte Penale Internazionale e alla Corte Internazionale di Giustizia, la comunità internazionale dovrebbe esigere piena trasparenza riguardo ai rapporti, agli incontri e ad altre forme di coinvolgimento delle ONG in queste commissioni d’indagine. È tempo che le accuse sostenute dalle ONG vengano trattate con lo stesso rigore e la stessa circospezione che queste organizzazioni pretendono per Israele.

(Da: Jerusalem Post, 8.06.09)