La regina israeliana dell’underground

Una “zingara urbana” figlia del mondo, con solide radici in Israele

di Abigail Klein-Leichman

image_2531Tritando spezie per il chai fatto in casa alle 4 del mattino, Hadar Manor ebbe improvvisamente l’ispirazione per uno dei pezzi del CD “Crossing London” che è appena uscito. “I’m gonna chop his cute bum cheeks off and pop ‘em in a sauce of stroganoff,” (taglierò a pezzi le sue graziose natiche e le immergerò in una salsa stroganoff) canta dolcemente in “Cook a Man”. Eppure in uno dei pezzi seguenti, Manor offre la sua tradizionale versione dell’inno sabbatico del X secolo “Dror Yikra” (“Egli proclamerà la libertà per ogni figlio ed ogni figlia…”). Per questa zingara urbana, come lei stessa si definisce, entrambe le canzoni esprimono un aspetto della sua identità. “Non sono mai stata il tipo da limitarmi a un solo genere, perché non ho un unico aspetto – dice l’artista folk/pop – L’album dovrebbe essere un viaggio, che mostra tutti i miei lati diversi”.
A 16 anni, la giovane Hadar (il cui nome significa “splendore”) lasciò il suo villaggio israeliano di Ginatton per testare la scena musicale di Amsterdam, Belgio e Francia. Non avendo alcuna istruzione musicale formale, contava solo sulla sua voce e su una chitarra di seconda mano. Due anni dopo ritornò in patria per assolvere il servizio militare, con addestramento nel servizio medico. Tornata di nuovo in Europa a 21 anni, cominciò a farsi un nome con il “busking”, un sistema sorprendentemente selettivo e organizzato che permette ai musicisti promettenti di guadagnarsi mance e notorietà nella metropolitana di Londra. Nei sette anni seguenti ebbe dei lavoretti in vari nightclub e festival musicali.
L’anno scorso, dopo aver conquistato in un concorso popolare la corona di “Queen of the Underground” (regina della metropolitana), Manor fece la sua comparsa sulla scena ufficiale londinese, accettando perfino un invito al n. 10 di Downing Street, da parte del primo ministro britannico. Lei e suo marito, il fotografo Adam Tiernan Thomas, vivono ora una vita tipicamente inglese che comprende anche una volpe che vive in giardino.
Manor dice che le sue radici – oltre che nei suoi suoi genitori e in sua sorella – rimangono in Israele. Si sente affine a cantanti come lo scomparso Ehud Banai, vincitore di un Premio Israel, che aveva anch’egli fatto busking all’inizio della sua carriera. La musica e i costumi del Medio Oriente hanno lasciato un segno inconfondibile nel suo stile personale.
“Israele è un posto talmente unico, un luogo di ricerca – spiega – Crescere lì ti costringe sempre a metterti in questione più profondamente perché è l’unico paese i cui confini non sono ancora definiti, così ci sono interrogativi continui e questo influenza la musica che compongo”.
Tuttavia Manor è decisamente una figlia del mondo. “Londra è la mia casa, adesso, ma non ci rimarrò per sempre – dice – Quando ho lasciato Israele non si trattava di non volerci stare, ma di voler partire. Volevo viaggiare, provare nuove culture”. Di qui la sua identificazione con una zingara. “Gli zingari sono sempre fuori che guardano dentro, e io mi sento come un osservatore”.
Manor descrive la sua musica come “un pò di folk, un po’ di blues, un po’ di ska, un po’ di Londra,un po’ di New York, un po’ di vita, un po’ di zucchero, un po’ di latte”. Le sue ballate pop, nella vena dolente di Richard Thompson, evocano anche Imogen Heap, nominata per il Grammy inglese.
La maggior parte delle registrazioni di Manor è fatta in diretta, con una corte di amici in studio. “E’ molto importante catturare un momento invece di cercare di simulare un momento”, dice.
Attualmente sta lavorando al suo secondo EP (extended-play disc) e si prepara per un tour autunnale in Francia, Belgio, Germania e Olanda a sostegno di “Crossing London”. Ma, prima, andrà a trovare la sua famiglia in Israele, un viaggio che richiede sempre qualche aggiustamento culturale. “Mi ci è voluto un po’ ad abituarmi a Londra e quando ritorno in Israele mi ci vuole un po’ per riabituarmi – dice – Il modo in cui la gente comunica è molto diverso. Gli israeliani sono aperti e diretti e questo è un vantaggio, perché sai sempre in che situazione ti trovi. Ma d’altro canto – aggiunge ridendo – a volte preferiresti non saperlo”.

(Da: israel21c.org, 16.06.09)

Nella foto in alto: Hadar Manor

Per un videoclip di Hadar Manor, vedi:

http://www.israel21c.org/bin/en.jsp?enDispWho=Articles^l2596&enPage=BlankPage&enDisplay=view&enDispWhat=object&enVersion=0&enZone=Profiles&