L’anti-sionismo di Ken Livingstone: falsi storici al servizio di un inconfessabile scopo politico

Le parole dell’ex sindaco di Londra vanno oltre l'immorale equiparazione tra Israele e Germania nazista tanto in voga nei circoli anti-israeliani: esse hanno più a che fare con la negazione della Shoà

Di Dave Rich

Dave Rich, autore di questo articolo

La decisione di sospendere parzialmente Ken Livingstone consentendogli tuttavia di rimanere membro del partito laburista britannico non è stata presa in fretta o senza attenta considerazione delle implicazioni e dell’impatto di tale scelta. Essa anzi ha fatto seguito a giorni di riflessione e alla constatazione che Livingstone è effettivamente colpevole: ma evidentemente essere colpevole d’aver ripetutamente e volontariamente fatto a pezzi la sensibilità ebraica non è sufficiente per rendere qualcuno inadatto a tenere in tasca la tessera del partito laburista.

Non è bastato che Livingstone, un anno fa, abbia sostenuto che Hitler negli anni ’30 “sosteneva il sionismo”. Livingstone è andato più a fondo di quanto si pensasse possibile quando ha affermato, sulla soglia della sua stessa udienza disciplinare, che negli anni ‘30 “le SS istituirono campi di addestramento” per preparare gli ebrei tedeschi alla vita in Palestina, e che la Germania nazista vendette armi “all’esercito clandestino ebraico” nel quadro di una “concreta collaborazione” che è continuata fino all’inizio della seconda guerra mondiale. Inutile dire che nessuna di queste affermazioni corrisponde al vero, e che gli altri suoi esempi di presunta collaborazione tra le autorità naziste e il movimento sionista sono o del tutto infondate o distorsioni tali dei fatti della storia da risultare fondamentalmente menzognere. Ma non è questo il punto.

Le affermazioni di Livingstone vanno ben oltre l’equiparazione sostanzialmente immorale tra Israele e Germania nazista tanto in voga nei circoli anti-israeliani. E vanno anche al di là della pretesa di tracciare una parentela ideologica tra sionismo e nazismo su cui trotskisti come Lenni Brenner (che Livingstone cita come fonte autorevole) si sono accaniti per decenni. Le ultime affermazioni di Livingstone hanno più a che fare con la negazione della Shoà che non con la sua minimizzazione per equiparazione. Infatti, credere che alla vigilia della Shoà, le SS – l’organizzazione più antisemita della storia moderna, votata all’assassinio di massa degli ebrei e allo sterminio totale del popolo ebraico – abbia fornito armi e addestramento al movimento sionista richiede una completa sospensione del principio di realtà: è un falso storico al servizio di uno scopo politico.

L’allora sindaco di Londra Ken Livingstone con il chierico islamista Yusuf al-Qaradawi nel 2004

Secondo questa linea di pensiero, o le SS non erano antisemite come credevamo, o il movimento nazionale ebraico era così moralmente depravato e malvagio da rendersi complice della distruzione del proprio popolo. Dato che Livingstone ha definito la Shoà “il più grande crimine razzista del XX secolo”, se ne deduce che è la seconda conclusione quella verso cui vuole spingere la gente.

Che Livingstone possa ripetutamente dire queste cose e rimanere nel partito laburista rende impossibile continuare a considerare quello laburista come un partito che si oppone coerentemente all’antisemitismo in tutte le sue forme, come insiste a dire il suo attuale leader Jeremy Corbyn. Le due cose non sono compatibili fra loro. Non c’è un solo storico serio della Shoà o della Germania nazista che concordi con l’interpretazione della storia data da Livingstone. Le sue affermazioni sono state invece applaudite da Nick Griffin, ex leader del British National Party, e da Gilad Atzmon, che definisce se stesso “un ebreo orgoglioso di odiare se stesso” e viene evitato persino da molti attivisti filo-palestinesi a causa del suo curriculum di dichiarazioni antisemite. Probabilmente non è una coincidenza che sia Griffin che Atzmon si sono dilettati in passato con la negazione della Shoà.

Il nome di Atzmon ci porta ad un altro evento che mette in evidenza gli sconci atteggiamenti presenti in certi circoli anti-israeliani: un convegno di tre giorni sulla legittimità di Israele, che si è tenuto ai primi di aprile a Cork, ospitato dalla Municipalità e dal College universitario della città irlandese. Uno dei principali organizzatori del convegno è stato il professor Oren Ben-Dor, della Southampton University. In effetti non ha senso evitare Atzmon e poi abbracciare Ben-Dor, giacché le loro opinioni su ebrei, ebraismo e identità ebraica sono del tutto simili. A quanto è stato riferito, Ben-Dor ha detto al convegno di Cork che gli ebrei hanno una “mentalità da vittima” contraddistinta dal “desiderio represso di essere odiati e boicottati”, e che devono “ridiventare umani”. Commenti perfettamente in linea con la sua visione già espressa in precedenza secondo cui “le patologie che riguardano l’essere e il pensiero ebraici” portano gli ebrei a tirarsi addosso odio e violenza, Shoà compresa. Altri oratori hanno paragonato Israele alla Germania nazista e uno in particolare ha persino sostenuto che i genitori israeliani fanno deliberatamente patire la fame ai loro figli in modo da crescerli come spietati killer. Un altro, naturalmente, ha insinuato che “agenti del Mossad” siano coinvolti negli attentati terroristici dell’11 settembre. Tutto questo, non lo si dimentichi, nell’ambito di un convegno accademico dove dovrebbero essere rispettati degli standard minimi di verificabilità e ponderatezza delle argomentazioni, e i cui risultati, una volta pubblicati, possono influenzare generazioni di studenti.

“Affermazioni che non hanno niente a che fare con una normale critica delle politiche israeliane”

Livingstone, e tanti con lui, vorrebbe farci credere che lamentare questo genere di affermazioni non costituisce altro che un subdolo tentativo di mettere a tacere le critiche verso Israele. In realtà, nessuna delle affermazioni appena ricordate ha niente a che fare con una normale critica delle politiche israeliane. Appartengono, invece, ad un odio paranoico ossessivo verso Israele totalmente slegato dalla realtà e sempre più fantasioso nel forgiare le sue calunnie: un odio che riflette, e a sua volta alimenta, l’antisemitismo contemporaneo.

Nel convegno di Cork, come nelle dichiarazioni di Livingstone, il messaggio è che “sionisti” e israeliani costituiscono, sia in passato che oggi, una categoria antropologica di malfattori eccezionalmente disumani. Le persone che diffondono questo concetto probabilmente continuano a sostenere d’essere contrari all’antisemitismo, e possono contare su uno sparuto gruppo di fan ebrei disposti ad avallare e giustificare praticamente ogni trovata con cui se ne escono. Ma, dato che nella stragrande maggioranza gli ebrei affermano costantemente che Israele fa parte, in un modo o nell’altro, della loro identità ebraica, non è difficile vedere come questo sedicente “anti-sionismo” contribuisca attivamente a creare un’atmosfera che la maggior parte degli ebrei considera di odio anti-ebraico, cioè antisemita.

La sinistra britannica non è di per sé antisemita. Tuttavia sta diventando sempre più un luogo dove un certo tipo di antisemita si sente a proprio agio, certamente più di quanto non vi si senta un normale ebreo britannico. Niente di tutto questo è una novità. Il Community Security Trust e altri soggetti da anni avvertono che nei circoli anti-israeliani troppi atteggiamenti antisemiti vengono lasciati passare incontrollati e incontrastati, tanto da essere diventati “normali” e diffusi. E’ da qui che nasce il problema dell’antisemitismo nel partito laburista, che il partito non riesce a contrastare in modo efficace. Esso continuerà ad essere un problema del movimento anti-israeliano finché leader e attivisti saranno disposti a condividere piattaforme, a tenere conferenze e a organizzare petizioni con le persone che esprimono queste opinioni aberranti.

(Da: Ha’aretz, 5.4.17)