Moody: Nonostante le battute d’arresto, l’economia israeliana è robusta

Malgrado conflitti e minacce geopolitiche, l’agenzia di rating pronostica una ripresa della crescita nel 2015

Il centro Ricerca&Sviluppo Intel, a Haifa

Il centro Ricerca&Sviluppo Intel, a Haifa

L’agenzia internazionale di rating Moody Investors Service ha confermato martedì il “voto” A1 per Israele, sottolineandone il “modello di crescita flessibile e la governance efficace”. “La chiave del dinamismo economico di Israele sta nel settore delle esportazioni high-tech che si avvale di una popolazione ben istruita e relativamente giovane, nonché di uno dei più alti livelli di investimenti pro capite in Ricerca & Sviluppo”, spiega l’agenzia in un comunicato pensato come un aggiornamento per gli investitori e che dunque non comprende una valutazione ufficiale. “Notevole anche l’afflusso di capitali esteri – prosegue il comunicato – come dimostra la recente decisione di Intel di costruire in Israele il suo nuovo impianto per micro-chip da 6 miliardi dollari”.

Il rating A1 di Moody, che è tra i più alti, equivale ai rating A e A+ assegnati a Israele dalle altre due principali agenzie internazionali di rating, rispettivamente Fitch Ratings e Standard and Poor’s.

Secondo Moody, “la crescita potrebbe riprendere il suo ritmo il prossimo anno per l’impatto della più agevole politica monetaria associata all’indebolimento dello shekel dalla fine di luglio”. L’agenzia dice inoltre che l’attività economica d’Israele beneficerà della crescita prevista negli Stati Uniti, “il suo più importante partner commerciale”.

Nonostante la buona performance dell’economia israeliana, nel 2014 la crescita ha conosciuto un rallentamento cui hanno anche contribuito il recente round di combattimenti nella striscia di Gaza e gli stanziamenti aggiuntivi relativi alla sicurezza: “Le spese supplementari per la difesa hanno fatto deragliare i piani che dovevano far scendere il disavanzo pubblico al 3% sia nel 2014 che nel 2015, anche perché il ministro delle finanze ha escluso aumenti delle tasse”.

Moody si aspetta che il rapporto israeliano debito-Pil rimanga stabile attorno al 67%, avvertendo che “le notevoli sfide geopolitiche di Israele continuano a vincolare i rating. Tra queste, le contese territoriali con i palestinesi, gli intensi conflitti interni in Egitto e in Siria e lo stallo con l’Iran sul programma nucleare. I conflitti intermittenti – conclude il comunicato – costituiscono un fattore di rischio a breve-medio termine per le finanze pubbliche e danneggiano la posizione di Israele nella comunità internazionale”.

(Da: Israel HaYom, 2.10.14)