Quando dai Qassam sbocciano rose

Il fabbro-artista israeliano Yaron Bob ha preso sul serio il famoso slogan “mettete fiori nei vostri cannoni”

di Leora Goldberg

image_2680Per la maggior parte di noi, una rosa è un bel fiore che fiorisce in un cespuglio tra le spine. Per il fabbro Yaron Bob, una rosa può fiorire in un missile Qassam.
Bob, insegnante di arte trentottenne, ha passato l’ultimo anno a trasformare missili di Hamas caduti in Israele in rose di metallo.
Bob vive nel moshav Yated, Negev occidentale, situato sul confine tra Israele, Egitto e Gaza. Durante la campagna anti-Hamas del gennaio scorso, Bob sentì il bisogno di creare qualcosa dai missili che da otto anni piovevano dalla striscia di Gaza.
Agli occhi del mondo, Israele è spesso considerato negativamente e per Bob è molto importante mostrare chi sono veramente gli israeliani. “Israele non si limita a lanciare razzi – dice – ed anzi, quando li lanciano su di noi, noi li trasformiamo in rose. Trovo molto significativo che un missile lanciato per uccidere si trasformi in un segno di bellezza, crescita e prosperità”.
Finora Bob ha prodotto circa 150 rose usando Qassam immagazzinati dalla polizia israeliana. Con l’unico aiuto di martello, incudine e fornello, Bob li forgia tutto da solo impiegando circa tre ore per ogni rosa. Ciascuna rosa è saldata su una base di metallo forgiata come una mappa di Israele, che mostra dove è caduto il Qassam.
Quando ha iniziato a vendere le rose attraverso il suo sito web, soprattutto ad ebrei americani, ha continuato a farne altre. “Sono le persone all’estero, che hanno le rose in salotto, che mi rendono felice. Questo è il mio contributo a Israele”, dice.
In ottobre, due immigrati americani – Chaim Pinsky e Michael Gerbitz – hanno conosciuto Bob e apprezzato la sua idea. Hanno quindi deciso di usare le “rose di Qassam” come strumento per promuovere solidarietà tra i sostenitori di Israele. Grazie a una joint venture con Operation Lifeshield, una ditta che fornisce rifugi antiaerei alle comunità israeliane, le rose vengono vendute ai nordamericani e i proventi servono a costruire rifugi per gli abitanti di Ashkelon. I prezzi dei rifugi variano dai 19.000 ai 36.000 dollari. “Il nostro scopo è di raccogliere 250.000 dollari vendendo 5.000 rose al prezzo di 225-275 dollari l’una: di questi, almeno 50 dollari vanno per i rifugi”, spiega Pinsky. E aggiunge: “Tentiamo di costruire un futuro pacifico e migliore. Il messaggio è chiaro: prendere un missile, un segno di distruzione e disperazione, e trasformarlo in una bella rosa: il nostro simbolo di speranza e serenità”.
Le rose sono già state offerte al senatore americano John Kerry, al segretario di stato Hillary Clinton ed al segretario generale ONU Ban Ki-moon. “Che quelle le rose siano nel salotto di Clinton o del segretario dell’ONU mette Israele in cima ai loro pensieri”, dice Bob.
Il sito Web (in inglese) Rockets into Roses, si trova su http://www.rocketsintoroses.com

(Da: Jerusalem Post, 22.11.09)