Tornano i kissingeriani?

Imprevisto risvolto mediorientale delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti

M. Paganoni per NES n. 11, anno 18 - novembre 2006

image_1456“I democratici americani che ora hanno il controllo di Camera e Senato – scrive l’opinionista palestinese Ray Hanania (YnetNews, 14.11.06) – non sono particolarmente vicini alla causa palestinese e di certo non sono disposti a premere su Israele perché faccia concessioni in nome del compromesso”. Anzi, congressisti come Tom Lantos, destinato a diventare presidente della Commissione relazioni internazionali, o Rahm Emanuel, l’uomo che ha lavorato alla selezione dei candidati democratici vincenti, sono considerati filo-israeliani, come peraltro la stessa Nancy Pelosi, neo speaker della Camera.
Ma le cose non sono così semplici. È stato detto che le ultime elezioni di medio termine, con il loro clamoroso risultato, hanno posto fine all’era Bush, ritenuta positiva per Gerusalemme. Si intende l’era di Bush figlio. Quello che sembra avvenire in seno all’amministrazione è un ritorno degli uomini, e delle politiche, di Bush padre. Robert Gates, nuovo ministro della difesa al posto del defenestrato Donald Rumsfeld, fu vice consigliere della sicurezza nazionale e direttore della CIA ai tempi di Bush padre. Di recente ha partecipato al Gruppo di Studio sull’Iraq, presieduto da James Baker, che a sua volta fu segretario di stato con Bush padre, e dall’ex congressman democratico Lee Hamilton.
In alcune recenti interviste, Baker e Hamilton hanno spiegato come la pensano: bisognerà avviare negoziati con Siria e Iran allo scopo di incentivarli a stabilizzare la situazione in Iraq in modo tale da aprire la strada all’exit strategy. “Giacché la sponsorizzazione iraniana e siriana è una delle principali cause della interminabile guerra civile irachena – scrive Caroline Glick (Jerusalem Post, 10.11.06) – è piuttosto chiaro quello che Baker intende fare: ottenere un temporaneo cessate il fuoco abbastanza lungo da permettere il ritiro delle forze Usa e alleate. Il fatto che il prezzo del cessate il fuoco sia la sconfitta degli Stati Uniti in Iraq e l’abbandono dell’Iraq alla clemenza di Teheran e Damasco evidentemente a Baker sta bene”. Do you remember il Vietnam del Sud? (Gennaio 1973: Accordi di pace di Parigi con il riconoscimento della sovranità di Vietnam del Nord e del Sud. Marzo 1973: ritiro delle truppe Usa. Dicembre 1973: premio Nobel per la pace a Henry Kissinger e Le Duc Tho. Gennaio 1974: ripresa della guerra. Aprile 1975: caduta di Saigon. Luglio 1976: annessione del Vietnam del Sud al Vietnam del Nord).
Lo tsunami democratico al Congresso significherà il ritorno della Casa Bianca per almeno i prossimi due anni a politiche kissingeriane?
La politica mediorientale dell’amministrazione Bush (figlio) in Medio Oriente è stata ricca di errori e contraddizioni, ma una cosa aveva detto con chiarezza, perlomeno dopo l’11 settembre: l’America è favorevole a uno stato palestinese purché i palestinesi abbraccino democrazia, pace e lotta al terrorismo. “Eleggendo al governo dell’Autorità Palestinese i terroristi totalitari di Hamas – conclude Caroline Glick – i palestinesi hanno dimostrato di essere in gran parte avversi ai valori democratici di libertà e diritti umani, favorevoli al terrorismo e contrari alla coesistenza pacifica con Israele”.
La realtà è che, per quanti amici possa contare nel nuovo Congresso, Israele oggi rischia di essere un po’ più solo di fronte al jihadismo mediorientale.

Nella foto in alto: L’allora segretario di stato Usa Henry Kissinger con l’allora primo ministro israeliano Yitzhak Rabin (Washington, 1974).