Daniella Carmi

Un bambino palestinese e uno israeliano: Samir e Jonathan

Un bambino palestinese e uno israeliano: Samir e Jonathan di Daniella Carmi.

Una caratteristica della letteratura israeliana non solo per adulti è quella che non si deve e non si può nascondere niente della realtà in cui si vive, neanche ai bambini. Ne sono una prova i vari libri sullo sterminio nazista di Uri Orlev e di Nava Semel, ma anche questo bellissimo libro sul conflitto israelo-palestinese di Daniella Carmi, Samir e Jonathan [trad. di S. Nerini, ill. di P.D’Altan, Mondadori 2002].

La storia viene raccontata in prima persona da un bambino palestinese, Samir, che vive nei territori occupati. Spesso c’è il coprifuoco, che giorno per giorno scandisce la sua vita, fino a quando, fattosi male a un ginocchio, riceve il permesso di essere operato in un ospedale israeliano. Qui Samir si ritrova improvvisamente con dei bambini israeliani, ognuno dei quali ha un carattere ben definito: c’è Zachi, monello e arrogante; Ludmilla, una ragazzina arrivata dalla Russia, che da quando è in Israele ha smesso di parlare ed è bella come una principessa; Miki, che è stata picchiata dal padre; e Jonathan, appassionato lettore di libri di astronomia. È con lui che Samir fa amicizia, un’amicizia costruita su poche confidenze, ma su molti fatti: Jonathan vuole portare Samir con sé nel suo viaggio su Marte. I racconti degli avvenimenti quotidiani nella stanza dell’ospedale si alternano ai ricordi di Samir sulla sua vita nei territori occupati, sulla morte del fratellino ucciso da un soldato israeliano, sul vecchio nonno cieco, sulla madre che ogni giorno si reca a lavorare in Israele. Scegliere di raccontare tutto dal punto di vista di Samir ha un impatto molto forte, soprattutto se si tiene conto che questo libro è stato pensato, prima che per i bambini italiani, per quelli israeliani. Ci si immedesima allora in Samir, in un percorso alla fine del quale si comprende che “i buoni e i cattivi” stanno da tutte e due le parti e soprattutto che nonostante l’ingiustizia e la crudeltà della guerra, niente e nessuno può impedire a due bambini di essere amici, di parlare la stessa lingua, di riuscire a gestire i problemi della realtà aiutandosi con la fantasia: «– Sai Samir, il tuo problema è che vivi sempre in questo mondo. […] Esiste anche un altro mondo – mi ha spiegato Jonathan – e tu puoi vivere una parte della tua vita in questo e una parte nell’altro.» [pp. 87-88].