100 giorni d’inferno nelle mani dei loro aguzzini e torturatori

Nel mondo si moltiplicano le pressioni, non su Hamas perché rilasci gli ostaggi, ma su Israele perché accetti un cessate il fuoco “immediato” che li lascerebbe nelle mani dei terroristi che il 7 ottobre hanno stuprato e trucidato i loro amici e famigliari

Domenica scorsa, a tre mesi esatti dai crimini del 7 ottobre, d’accordo con i famigliari il Daily Mail ha pubblicato le immagini di quattro giovanissime donne – Liri Albag, Karina Ariev, Daniela Gilboa e Agam Berger – scattate nelle ore immediatamente successive al loro rapimento, accostandole alle foto di quando erano ancora libere (clicca per ingrandire)

Come i peggiori mafiosi, come i peggiori gangster, come la bande criminali dei cartelli della droga: da cento giorni i terroristi nazi-jihadisti palestinesi di Hamas e gruppi associati tengono in ostaggio 136 innocenti rapiti il 7 ottobre in Israele e deportati a Gaza: tra loro uomini, giovani donne, anziani, malati, persino un neonato che ha appena compiuto un anno di vita in prigionia (ammesso che sia ancora vivo).

Nessuna possibilità di comunicazione, nessuna visita della Croce Rossa, nessuna notizia: tanto che non è nemmeno possibile sapere quanti di loro sono ancora vivi e in quali condizioni.

Per gli ostaggi, un’interminabile tortura fisica e mentale.

Per i famigliari, per gli amici, per un intero paese come Israele una disumana tortura mentale subìta ora dopo ora: da cento giorni.

Il mondo sta assistendo a uno dei crimini più vili e ripugnanti che esseri umani possano commettere.

Ma nel mondo si moltiplicano gli appelli e le pressioni, non su Hamas perché rilasci gli ostaggi, ma su Israele perché accetti un cessate il fuoco “immediato e duraturo” che, fra l’altro, lascerebbe gli ostaggi indefinitamente nelle mani dei loro aguzzini e torturatori, gli stessi che il 7 ottobre hanno stuprato e trucidato sotto i loro occhi i loro amici e famigliari.

Invece:

“È molto importante ricordare che ognuno ha delle scelte da fare, e questo include Hamas – ha detto il segretario di stato americano Antony Blinken martedì scorso a Tel Aviv – Hamas avrebbe potuto porre fine a tutto questo sin dall’8 ottobre non nascondendosi dietro i civili, deponendo le armi, arrendendosi, liberando gli ostaggi. Nessuna di queste sofferenze ci sarebbe stata se Hamas non avesse fatto ciò che ha fatto il 7 ottobre e avesse preso decisioni diverse da allora in avanti”. (Da: Times of Israel, 10.1.24)

Si ricordi che Hamas tenne prigioniero l’ostaggio israeliano Gilad Shalit per più di 5 anni (dal giugno 2006 all’ottobre 2011) e che altri due cittadini israeliani, Avera Mengistu (di origine etiope) e Hisham Al-Sayed (arabo beduino), entrambi con problemi mentali, sono tenuti prigionieri da Hamas a Gaza, non da cento, bensì da più di 3.000 giorni (essendo entrati nella striscia di Gaza rispettivamente nel 2014 e nel 2015, e da allora trattenuti come ostaggi dai terroristi palestinesi). Lo spaventoso precedente di Gilad Shalit e le terribili vicende di Avera Mengistu e Hisham Al-Sayed sono tanto più importanti, in questo momento, perché dimostrano quanto sia pericoloso lasciare anche un solo ostaggio nelle mani degli spietati terroristi palestinesi.

Ha scritto Stephanie Z. Bonder su Times of Israel: “Tutto il mondo civile dovrebbe esigere la fine di questa vessazione. Non dovrebbe essere solo Israele a battersi contro questi terroristi. Dovrebbero farlo tutte le società umane che credono al diritto delle popolazioni di vivere in pace e libertà. Non esiste alcun ‘contesto’ che renda accettabile lo stupro e la mutilazione come mezzo di protesta. Non esiste alcun ‘contesto’ che renda accettabile l’assassinio di bambini e l’incenerimento delle case con dentro intere famiglie come mezzo di rivolta. In quale mondo il sequestro di nonne e nonni e neonati è un mezzo accettabile di lotta per la libertà? Ma per quale libertà starebbero combattono questi terroristi assassini? A loro non interessa la vita, sono cultori della morte. Domenica 14 gennaio per gli ostaggi saranno 100 giorni di vita trascorsi all’inferno. Saranno 100 giorni di vita all’inferno per le famiglie degli ostaggi. Saranno 100 giorni vissuti nell’angoscia per tutti gli israeliani. Saranno 100 giorni in cui abbiamo visto che a gran parte del mondo non importa nulla degli ebrei e della loro sorte. Cosa direte quando un giorno vi sarà chiesto: e tu cosa hai fatto dopo il 7 ottobre?”.
(Da: Times of Israel, 12.1.24)

Clicca l’immagine per scrollare la lunga pagina di Times of Israel con i nomi e i volti delle persone rapite e deportate come ostaggi a Gaza il 7 ottobre, e la cui sorte è tuttora sconosciuta:

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