Gli imbrogli di Hamas stanno uccidendo il giornalismo

La dabbenaggine del mondo che prende per oro colato tutto ciò che dice un’organizzazione terroristica fa il paio con la sua determinazione a credere sempre il peggio su Israele

Editoriale del Jerusalem Post

E’ stato anche trovato un video del 7 ottobre in cui due “giornalisti” di Gaza esortavano i palestinesi ad approfittare dell’occasione per fare irruzione nello stato ebraico insieme ai terroristi (clicca la foto per la notizia)

“La prima volta che mi freghi, ti devi vergognare tu; la seconda volta che mi freghi, mi devo vergognare io” come dice un proverbio che circola sin dal 1600. Secondo questo metro di misura, il mondo dovrebbe sprofondare nel ridicolo perché Hamas riesce a imbrogliarlo più e più volte.

E no, non abbiamo intenzione qui di discutere lo sconcio errore giudiziario in corso presso la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia, dove Israele viene accusato d’aver commesso un genocidio. Sì, proprio il democratico stato d’Israele che avverte i civili di mettersi in salvo da edifici e quartieri prima di attaccare, dando così ampie opportunità di fuga anche ai terroristi, è sul banco degli imputati. Il democratico stato d’Israele che consente l’ingresso di carburante e aiuti umanitari a Gaza anche se ciò prolunga la guerra e, di conseguenza, aumenta le vittime fra i suoi soldati. Il democratico stato d’Israele che non ha né voluto né iniziato questa guerra.

E’ Israele sul banco degli imputati e non Hamas, la spietata organizzazione terroristica che ha come principio cardine della sua ragion d’essere la distruzione di Israele e che ha lanciato un’aggressione atroce e immotivata allo stato ebraico uccidendo, stuprando, bruciando, mutilando migliaia di persone e sequestrandone centinaia, deportate a Gaza come ostaggi.

La misura in cui Hamas ha gabbato il mondo si può vedere nel grottesco “processo” in corso alla Corte Internazionale di Giustizia.

Ma Hamas non cessa di perfezionare il suo imbroglio. Basta vedere quello che è successo domenica scorsa, quando tutto l’Occidente è stato sommerso di reportage su “altri due giornalisti uccisi a Gaza”, come recitava un titolo del New York Times.

Sì, Hamza Al-Dahdouh, che lavorava per Al-Jazeera come suo padre che ne è il principale corrispondente da Gaza, è stato ucciso nel sud della striscia di Gaza insieme a Mustafa Thuria, che lavorava come freelance per l’AFP.

L’indignazione è esplosa immediatamente. Tuttavia, stando alle prove in mano alle Forze di Difesa israeliane, i due non erano intrepidi e integerrimi corrispondenti di guerra. Erano invece al servizio di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese.

Basta un giubbotto con la scritta “press” per trasformare un membro di gruppi terroristi in un integerrimo “giornalista”, agli occhi di chi ha deciso di credere sempre e comunque a ciò che dice Hamas

Il segretario di stato americano Antony Blinken ha affermato che la morte di Al-Dahdouh è stata “una tragedia inimmaginabile”. Christiane Amanpour della CNN ha scritto su X che “il numero di giornalisti uccisi durante la guerra di Israele contro Hamas è spaventoso e senza precedenti. I giornalisti a Gaza sono i nostri occhi e le nostre orecchie per la verità”.

“Occhi e orecchie per la verità?”. Erano questo quei due? Secondo il portavoce delle Forze di Difesa israeliane, al quale questo giornale crede più che a Hamas o all’emittente Al-Jazeera appoggiata da Hamas, stavano manovrando un drone che metteva in pericolo le forze israeliane a Khan Yunis. Erano impegnati in attività giornalistiche – e allora? Non era affatto il loro unico ruolo.

Secondo documenti trovati dalle Forze di Difesa israeliane all’interno di Gaza, Al-Dahdouh era un membro dell’unità di ingegneria elettronica della Jihad Islamica Palestinese e Thuria era il vice comandante di un battaglione terroristico di Hamas.

“Non può essere”, sosterrà inorridito chi vuole essere ingannato. Non può essere che i terroristi si presentino come “giornalisti”. Hamas non lo farebbe mai. Non metterebbe mai in pericolo tutti i giornalisti facendo una cosa del genere.

Certo. E Hamas non utilizzerebbe mai le ambulanze per trasportare terroristi, né mai collocherebbe il suo quartier generale sotto un ospedale, né mai nasconderebbe missili negli asili d’infanzia e nelle moschee.

Al di là della dabbenaggine del mondo e della sua determinazione a prendere per oro colato tutto ciò che dice un’organizzazione terroristica, comprese le sue cifre sulle vittime, altrettanto inquietante è la determinazione a credere sempre il peggio assoluto su Israele.

Come ha detto alla BBC l’ex ambasciatore d’Israele nel Regno Unito Mark Regev, Israele non prende mai deliberatamente di mira i giornalisti. “Siamo l’unico paese in tutto Medio Oriente con una stampa libera – ha detto – Siamo l’unico paese in tutta la regione in cui la stampa può liberamente criticare il governo e i suoi leader e scrivere su di loro le peggio cose. Dire che Israele prende di mira deliberatamente la stampa è semplicemente ridicolo: siamo l’unico paese in questa parte del mondo che osanna la libertà di stampa”.

Ma gran parte del mondo rigetterà le parole di Regev come “propaganda israeliana”. E sceglierà di credere, ancora una volta, alle eterne menzogne di Hamas.

Perché? Hamas ha fatto dell’ingannare il mondo – facendogli credere che le norme che si applicano nelle democrazie occidentali valgano anche per loro – una vera forma d’arte.

Se devo vergognarmi a farmi fregare due volte, cosa si deve dire di chi si fa fregare mille volte?

(Da: Jerusalem Post, 12.1.24)