“Unifil ostaggio di Hezbollah”

Un ente di monitoraggio internazionale smentisce il generale Graziano sul Libano meridionale

image_2221Le forze Onu in Libano sono “ostaggio di Hezbollah”. Lo ha dichiarato sabato ai giornalisti Toni Nissi , coordinatore generale del Comitato di Monitoraggio internazionale-libanese per la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1559 (2004), smentendo in questo modo quanto affermato la scorsa settimana dal comandante delle forze UNIFIL in Libano, il generale italiano Claudio Graziano, il quale aveva sostenuto che Hezbollah starebbe sostanzialmente rispettando la risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1701 (2006), che ha posto termine alla seconda guerra in Libano.
Secondo Toni Nissi, tutte le parti coinvolte, e in modo particolare la milizia jihadista libanese Hezbollah, starebbero violando le disposizioni della 1701. “La 1701 – ha spiegato Nissi – prevede, fra l’altro, la piena applicazione della risoluzione 1559, soprattutto per quanto concerne il disarmo di tutte le milizie operanti in Libano, e chiede la chiusura del confine fra Siria e Libano al passaggio di armi e munizioni, in particolare quelle dirette a Hezbollah. Pertanto Hezbollah sta violando alla grande la 1701, e non solo nascondendo le proprie armi nei depositi nel Libano meridionale. Oltretutto non abbiamo visto uscire dal Libano meridionale una sola arma, per cui cosa ha fatto Hezbollah di tutti gli armamenti usati nella guerra del 2006, li ha gettati in mare?”.
Il Comitato di volontari di Nissi, che ha rappresentanti in Libano e in diversi altri paesi, si dedica al monitoraggio dell’attuazione di diverse risoluzioni Onu, compresa la 1701. Il Comitato agisce come organo consultivo delle Nazioni Unite e dal settembre 2005 è ufficialmente registrato presso l’ufficio del Segretario Generale dell’Onu.
Il comandante dell’Unifil, generale Graziano, aveva detto in conferenza stampa giovedì scorso a New York che Israele viola la risoluzione 1701 in vari modi, mentre per il momento Hezbollah “è una delle parti che si adegua alla 1701”. Il giorno dopo Dan Carmon, in qualità di capo della delegazione israeliana all’Onu, in un incontro personale aveva biasimato Graziano per aver completamente ignorato le pesanti violazioni da parte di Hezbollah.
Nissi ha anche criticato l’Unifil per “essersi coordinato con Hezbollah e non con il governo libanese”. La risoluzione 1701, ha spiegato, “lo dice chiaramente: no armi a sud del fiume Litani, no milizie a sud del fiume Litani. È questo il motivo per cui l’Unifil si trova lì. Il mandato dell’Unifil è coordinarsi con Hezbollah o cacciare fuori Hezbollah dal territorio libanese a sud del Litani?”.
Giovedì Graziano aveva detto che, a parte le truppe Onu, i soldati libanesi e qualche cacciatore del posto, non c’è nessun uomo armato a sud del Litani. Invece, secondo l’intelligence militare israeliana, vari servizi giornalistici e il Comitato di Nissi, Hezbollah ha ricostituito le sue forze e acquisito ulteriori armamenti anche a sud del fiume Litani.
Graziano aveva anche affermato che la missione Onu è da considerare un successo nell’espletamento del suo mandato inteso a mantenere il cessate il fuoco entrato in vigore nell’agosto 2006. Timur Goksel, ex portavoce e consigliere dell’Unifil, sabato ha dichiarato ai giornalisti che, pur non sapendone abbastanza per parlare del grado di rispetto sostanziale da parte di Hezbollah a sud del Litani, “quello che so è che stanno ben attenti a non sfidare l’Unifil e che per questo non si fanno vedere in giro uomini di Hezbollah armati. Dal punto di vista dell’Unifil, questo equivale al rispetto della risoluzione. In Libano, tutti hanno armi. Quello che forse Graziano intendeva dire è che nessuno va in giro con le armi in vista [a sud del Litani] tranne i soldati libanesi, le truppe Unifil e i cacciatori locali. In questo senso avrebbe ragione”. Hezbollah, spiega ancora Goksel, “non è un’organizzazione militare in senso classico: è basata sul potere di villaggio ed è insediata là, a sud del fiume Litani, ventiquattr’ore su ventiquattro”.
La risoluzione 1701 chiedeva la piena cessazione delle ostilità e il ritiro delle forze israeliane dal territorio libanese mentre soldati libanesi e Unifil si sarebbero schierati nel Libano meridionale, Hezbollah sarebbe stato disarmato e nessuna formazione paramilitare avrebbe più dovuto trovarsi a sud del Litani.
Nissi riconosce che l’Unifil aveva ben poche possibilità di applicare la 1701 dal momento che essa prevede la richiesta del permesso del governo libanese per qualunque intervento. Beirut, ad esempio, non ha dato all’Unifil il permesso di impedire a Hezbollah di mantenere le sue armi a sud del Litani. Ma Nissi sostiene anche che a questo punto l’Unifil dovrebbe o chiedere all’Onu di modificare il mandato in modo tale che il permesso del governo di Beirut non sia sempre necessario, oppure andarsene dal paese, anziché restare coordinandosi con Hezbollah: “Non devono accettare di farsi ricattare da Hezbollah”, ha detto Nissi ai giornalisti.
Come violazioni israeliane della 1701, Graziano aveva citato i sorvoli dell’aviazione israeliana sul Libano meridionale (intesi appunto a monitorare quanto l’Unifil non documenta nei suoi rapporti), la presunta “occupazione” di mezzo villaggio di Ghajar (cresciuto nei decenni scorsi a cavallo fra Israele e Libano e i cui abitanti hanno optato per la cittadinanza israeliana sin dal 1981) e la fornitura incompleta da parte di Gerusalemme delle mappe con l’indicazione dei bersagli colpiti con le cluster bomb durante i combattimenti dell’estate 2006.

(Da: Jerusalem Post, 17.08.08)

Nella foto in alto: milizie Hezbollah in Libano

Si veda anche:

Risoluzione 1559/2004 (in inglese):

http://www.mfa.gov.il/MFA/MFAArchive/2000_2009/2004/9/UN%20Security%20Council%20Resolution%201559

Risoluzione 1701/2006 (in inglese):

http://www.mfa.gov.il/MFA/Peace+Process/Reference+Documents/United+Nations+Security+Council+Resolution+1701+11-Aug-2006.htm