Domanda: chi sarebbe felice di riportare l’orologio al 6 ottobre, Israele o Hamas?

La morte e la devastazione causate a entrambe le parti sono per Hamas un'enorme vittoria che ha concretizzato le sue squilibrate fantasie religiose e politiche

Di Gregg Mashberg

Gregg Mashberg, autore di questo articolo

Si immagini di poter riportare l’orologio indietro al 6 ottobre. Come risponderebbero Israele e Hamas? Israele in un nanosecondo direbbe “sì”. Hamas in un nanosecondo direbbe “no”.

Perché Hamas direbbe “no”? Dopotutto, nella guerra scatenata il 7 ottobre sono morti più palestinesi che israeliani. Gran parte delle infrastrutture di Gaza sono distrutte o danneggiate. Probabilmente ci saranno altre morti e distruzioni, mentre Israele cerca di conseguire l’obiettivo di debellare Hamas e salvare gli ostaggi.

Tuttavia, chi pensa che Hamas sarebbe disposta a portare indietro le lancette dell’orologio, non capisce cosa è e cosa vuole Hamas.

Hamas non ha mai fatto mistero dei suoi obiettivi. A differenza dei nazisti, che tentarono di nascondere le prove della loro condotta genocida, la Carta costitutiva di Hamas del 1988 proclama apertamente l’obiettivo di realizzare il martirio ammazzando gli ebrei che controllano “terre islamiche”.

Secondo questo culto del martirio, la controffensiva di Israele dopo il 7 ottobre è il più importante successo di Hamas. La morte di migliaia di combattenti e di civili nella striscia di Gaza non solo adempie il dovere religioso di Hamas di morire in nome di Allah, ma consegue anche un obiettivo politico fondamentale: dall’inizio della guerra l’antisemitismo, alimentato da Hamas e dai suoi sostenitori in Occidente, è riesploso con una sequela infinita di calunnie contro lo stato ebraico, compresa l’assurda accusa di “genocidio”. La raffica di invettive anti-israeliane ha contagiato i media, le università, gli spazi pubblici e persino la Corte Internazionale di Giustizia.

Ciò premia la strategia di Hamas di fare irruzione nel sud di Israele per assassinare e stuprare, e poi raccogliere i “benefici” dell’inevitabile ritorsione di Israele, appagando la teologia suicida dell’organizzazione terrorista e le sue ambizioni propagandistiche.

11 ottobre 2023, Osama Hamdan, dell’Ufficio Politico di Hamas: “Hamas ha un solo ‘no’: no all’esistenza di Israele” (clicca la foto per la notizia con il video)

Israele si trova ad affrontare un nemico che non solo dichiara con orgoglio la sua ambizione di sterminare gli ebrei, ma letteralmente prega Dio per la propria morte.

Allo stesso tempo, Israele si trova ad affrontare una comunità internazionale che non può o non vuole prendere atto del dato di fatto che morire in nome di Allah è “l’obiettivo più alto” di Hamas, e cosa ciò comporta per la sicurezza di Israele. Non potendo o non volendo comprendere il pensiero squilibrato di Hamas, la comunità internazionale si è creata una realtà alternativa che cerca di spiegare la mentalità jihadista con la “ragione” e la “logica”. E ritiene che la spiegazione di tale violenza suicida debba per forza risiedere in cose come “l’occupazione”, le “inarrestabili” attività edilizie negli “insediamenti”, la “giudaizzazione” di Gerusalemme” e così via. Cos’altro potrebbe motivare la folle orgia di sangue di Hamas?

Se non si riesce o non si vuole vedere ciò che si ha davanti agli occhi – l’irriducibile rifiuto di natura religiosa che Hamas oppone a qualunque sovranità ebraica entro qualunque confine – queste spiegazioni semplicistiche rimangono l’unica possibile interpretazione. E funzionano, portando alla martellante invocazione della soluzione a due stati come ricetta per placare Hamas come se i due stati fosse ciò che Hamas vuole. E senza considerare che, dopo il 7 ottobre, qualunque accordo tra Israele e palestinesi è più lontano che mai.

Per tutte queste ragioni, Hamas non si sognerebbe mai di riportare indietro l’orologio a prima del 7 ottobre. La morte e la distruzione che ha causato a entrambe le parti è per Hamas un’enorme vittoria, che ha concretizzato tutte le sue squilibrate fantasie religiose e politiche.

Solo distruggendo le capacità belliche di Hamas – un obiettivo essenziale che, fatta eccezione per gli Stati Uniti, la comunità internazionale sembra determinata a impedire – l’orrenda invasione di Israele da parte di Hamas potrà concludersi con una sconfitta. Giacché Hamas è vincente, finché non è totalmente sconfitta.

(Da: jns.org, 25.1.24)