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Analisi di immagini satellitari e filmati disponibili online condotte da Sky News e da analisti indipendenti smentiscono le affermazioni diffuse da Hamas e da media arabi secondo cui le Forze di Difesa israeliane avrebbero scavato fosse comuni presso l’ospedale Nasser a Gaza: dalle analisi risulta infatti che le tombe furono scavate prima che l’esercito entrasse nel complesso. Lunedì l’account di geolocalizzazione GeoConfirmed ha pubblicato un thread che riporta ampi esempi di filmati e immagini satellitari che dimostrano che le tombe furono scavate, riempite e coperte tra il 25 gennaio e il 3 febbraio, cioè prima che i militari israeliani mettessero piede nell’ospedale il 15 febbraio. Ravina Shamdasani, portavoce del commissario Onu per i diritti umani, ha affermato che alcuni dei corpi riesumati avevano le mani legate ed erano “spogliati dei vestiti”. Poiché le analisi dimostrano che i corpi furono sepolti prima che le forze israeliane entrassero nell’ospedale e in un momento in cui erano presenti sulla scena solo palestinesi e personale sanitario, non è chiaro chi abbia legato e spogliato le persone sepolte e perché l’abbia fatto. Le Forze di Difesa israeliane hanno già spiegato che, dopo entrate nel complesso, hanno aperto alcune tombe alla ricerca di possibili salme di ostaggi deceduti.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ottenuto una dichiarazione congiunta dei leader di 18 paesi che hanno cittadini trattenuti in ostaggio da Hamas a Gaza, in cui si chiede al gruppo terrorista palestinese di liberarli immediatamente. Firmatari sono i leader di Argentina, Austria, Brasile, Bulgaria, Canada, Colombia, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Polonia, Portogallo, Romania, Serbia, Spagna, Tailandia e Regno Unito. Israele non è stato incluso poiché l’obiettivo era garantire il sostegno internazionale all’iniziativa. “Chiediamo il rilascio immediato di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas a Gaza da oltre 200 giorni, tra cui nostri concittadini – affermano i leader – Il destino degli ostaggi e della popolazione civile di Gaza, che sono protetti dal diritto internazionale, è motivo di preoccupazione a livello internazionale. Sottolineiamo che l’accordo sul tavolo per il rilascio degli ostaggi porterebbe a un cessate il fuoco immediato e prolungato a Gaza, che faciliterebbe un’ondata di ulteriore assistenza umanitaria e condurrebbe alla cessazione credibile delle ostilità. Gli abitanti di Gaza potrebbero tornare alle loro case e alle loro terre. Sosteniamo fortemente gli sforzi di mediazione in corso per riportare a casa la nostra gente. Ribadiamo il nostro appello a Hamas affinché rilasci gli ostaggi e metta fine a questa crisi in modo che collettivamente possiamo concentrare i nostri sforzi per portare pace e stabilità nella regione”. Un alto funzionario Usa ha spiegato ai giornalisti che gli Stati Uniti avevano tentato di arrivare a una dichiarazione simile all’inizio della guerra, ma disaccordi tra i paesi riguardo al testo ne avevano impedito la pubblicazione. Ora la Casa Bianca ha condiviso con gli altri paesi gli elementi dell’accordo sul tavolo, che Israele ha accettato ma Hamas rifiuta. “C’è un accordo sul tavolo che porterebbe immediatamente a un cessate il fuoco a Gaza con il rilascio di donne, feriti, anziani e ostaggi malati, ed è pronto. Abbiamo elaborato la cosa nei minimi dettagli e Hamas l’ha respinta. Per questo a Gaza sono ancora in corso combattimenti”, ha detto l’alto funzionario.

“Non è chiaro chi abbia dettato quello che Hersh dice nel video. La parte su cui sto concentrato è l’ultima quando Hersh, seppure leggendo un foglio, ha parlato direttamente a me e Rachel, e alle nostre figlie Libby e Orly”. Lo ha detto alla tv pubblica Kan Jon Polin, padre dell’ostaggio di Hamas Hersh Goldberg-Polin apparso in un video di propaganda diffuso mercoledì dal gruppo terroristico. Alla fine del video di quasi tre minuti, Hersh si rivolge alla sua famiglia dicendo che sa che stanno “facendo di tutto affinché io possa tornare a casa il prima possibile”, e chiede loro di rimanere forti per lui e di continuare a battersi. “Abbiamo lavorato per 200 giorni per riportare Hersh a casa e, dopo ieri, sentiamo ancora più forte che non possiamo fermarci ora, dobbiamo continuare – dice il padre – Fino a ieri non sapevamo neanche se fosse vivo. Speravamo che lo fosse, ma non lo sapevamo. Seduti a guardare il video più e più volte, io e mia moglie abbiamo pianto. C’erano così tante emozioni, ma alla base c’è che per la prima volta dopo 200 giorni lo abbiamo visto e sentito”.

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Con 357 voti favorevoli e 20 contrari, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che condanna l’attacco senza precedenti dell’Iran con droni e missili contro Israele così come quelli condotti prima e durante l’assalto dai suoi gregari Hezbollah in Libano e Houthi nello Yemen e chiede l’imposizione di ulteriori sanzioni contro entità iraniane riconoscendo il ruolo di Teheran nella destabilizzazione del Medio Oriente attraverso la sua “rete di attori non statali”. La risoluzione, approvata durante l’ultima sessione prima delle imminenti elezioni europee, ribadisce la richiesta precedente di includere il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica nella lista delle organizzazioni riconosciute come terroristiche dall’Unione Europea, e chiede che anche Hezbollah nella sua interezza venga aggiunto alla lista. Chiede inoltre che l’attuale regime di sanzioni contro l’Iran venga ampliato, “sanzionando anche la produzione da parte del paese di droni e missili e la loro fornitura alla Russia e al Medio Oriente in generale”. Oltre a condannare l’attacco dell’Iran contro Israele, la risoluzione biasima anche l’attacco del primo aprile all’edificio annesso all’ambasciata iraniana a Damasco, che Iran e Siria hanno attribuito a Israele, ribandendo “l’importanza del principio dell’inviolabilità delle sedi diplomatiche e consolari”.

Dopo i lanci di razzi palestinesi di lunedì e martedì su Sderot, Ashkelon e Ashdod, le Forze di Difesa israeliane hanno avvertito la popolazione di due quartieri di Beit Lahia, nel nord della striscia di Gaza, di spostarsi verso aree familiari e sicure in vista di un’azione militare contro le basi di lancio.

In un discorso sulla tv Al Jazeera per i 200 giorni dall’inizio della guerra scatenata dalla carneficina del 7 ottobre, il portavoce delle Brigate al-Qassam di Hamas, Abu Obeida, ha chiesto martedì un’escalation su tutti i fronti. Nel video-messaggio, Abu Obeida elogia l’attacco senza precedenti lanciato dall’Iran contro Israele il 13 aprile e invoca un’escalation anche in Cisgiordania e Giordania definendoli “uno dei fronti arabi più importanti”. “Chiediamo al popolo giordano di intensificare le sue azioni e di alzare la voce” dice Abu Obeid, che intanto ribadisce le condizioni poste da Hamas nei colloqui in corso: che Israele cessi la controffensiva militare, che ritiri tutte le forze da Gaza, che permetta agli sfollati di tornare nel nord senza alcun controllo, che tolga i controlli ai valichi d’ingresso alla striscia, che scarceri terroristi palestinesi.