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Il Coordinatore per le attività governative israeliane nei territori ha comunicato che lunedì sono stati ispezionati e trasferiti nella striscia di Gaza 419 camion di aiuti umanitari. Si tratta del numero più alto di camion entrati in un giorno dall’inizio della guerra, dopo il record di 322 camion di domenica. Inoltre, sono stati lanciati in aereo su Gaza 258 pacchi contenenti “centinaia di migliaia di pasti”.

Le Forze di Difesa israeliane hanno diffuso un filmato dell’interrogatorio in cui Tarek Abu Shaluf, portavoce dell’ala politica della Jihad Islamica Palestinese a Gaza, dice che il gruppo terroristico ha cercato di nascondere che uno dei suoi razzi aveva colpito l’ospedale Al-Ahli Arab, cercando di incolpare Israele. Alla domanda su quali ospedali la Jihad Islamica e Hamas utilizzino a Gaza, Abu Shalaf ha risposto “Tutti gli ospedali”. Abu Shaluf descrive anche l‘uso delle ambulanze da parte di agenti terroristici. Abu Shaluf è uno dei 500 agenti terroristici catturati dalle Forze di Difesa israeliane all’ospedale Shifa di Gaza City il mese scorso. Clicca qui per il video su Times of Israel (con sottotitoli in inglese)

Il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant ha affermato che i risultati ottenuti dalle Forze di Difesa israeliane nella guerra contro i terroristi a Gaza pongono Israele in una posizione di forza grazie alla quale può esercitare flessibilità per arrivare a un accordo sul rilascio degli ostaggi. “Abbiamo l’assoluto impegno di riportare a casa i nostri ostaggi – ha detto Gallant lunedì, durante una visita al centro di reclutamento dell’esercito – e le circostanze operative create dalla costante pressione delle Forze di Difesa israeliane su Hamas e la nostra posizione di forza raggiunta in battaglia ci consentono flessibilità, libertà di movimento e la possibilità di prendere decisioni difficili. Ci saranno da prendere decisioni difficili e siamo pronti a pagare un prezzo per liberare gli ostaggi”. Galland ha aggiunto che, come nel caso del rilascio degli ostaggi e dell’accordo di cessate il fuoco di novembre, l’esercito saprà come tornare a combattere contro i terroristi.

Al momento si contano 133 persone illegalmente trattenute in ostaggio nella striscia di Gaza dai terroristi palestinesi in condizioni di totale incommunicado, contando anche le salme di Hadar Goldin e Oron Shaul, due soldati israeliani caduti nella guerra anti-terrorismo dell’estate 2014, e i circa 35 ostaggi deportati a Gaza il 7 ottobre e che risultano deceduti. Il totale comprende anche l’israeliano di origine etiope Avera Mengistu e l’israeliano arabo beduino Hisham al-Sayed, entrambi con problemi mentali, entrati di loro volontà nella striscia di Gaza (rispettivamente nel 2014 e nel 2015) e da allora prigionieri di Hamas. Di tutti i 133 ostaggi, cinque sono arabi israeliani (compreso Sayed), nove sono lavoratori stranieri provenienti dal sud-est asiatico. Uno, Joshua Mollet, è uno studente venuto dalla Tanzania per studiare agricoltura e si sa che è stato ucciso. Un altro, Orión Hernández Radoux, era venuto dal Messico e partecipava al festival musicale Supernova. In altre parole, fra le 133 persone si contano quattro israeliani trattenuti in ostaggio da prima del 7 ottobre (due ebrei caduti, un ebreo e un arabo beduino che si presumono vivi) e altri 16 non ebrei (di cui cinque musulmani israeliani e 11 stranieri). A questo link, i nomi e i volti delle persone prese in ostaggi 7 ottobre o la cui sorte è ancora sconosciuta

Un generale iraniano ucciso nell’attacco del primo aprile alla dependance consolare dell’ambasciata iraniana a Damasco era membro del Consiglio della Shura di Hezbollah, l’organo decisionale del gruppo terroristico jihadista libanese sponsorizzato dall’Iran. Lo afferma una fonte vicina all’organizzazione, citata lunedì da Times of Israel. Nell’attacco sono stati uccisi sette membri del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, tra cui due generali. Uno di loro era Mohammed Reza Zahedi, un alto comandante della Forza Quds, il braccio delle Guardie Rivoluzionarie incaricato delle operazioni all’estero (classificato come organizzazione terroristica da Stati Uniti, Israele, Arabia Saudita e Bahrein). Zahedi era l’unico non libanese degli otto membri del Consiglio della Shura di Hezbollah. In un precedente discorso, il Segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, aveva affermato che il suo gruppo “deve molto” all’alto ufficiale iraniano.

A seguito di precise identificazioni operative e di intelligence, negli ultimi giorni l’aeronautica israeliana hanno condotto una serie di attacchi su tre postazioni di lancio di razzi di Hamas situate all’interno di un’area umanitaria, nella parte occidentale di Khan Younis. Lo hanno comunicato lunedì mattina le Forze di Difesa israeliane. I lanciarazzi erano stati usati per bersagliare il sud di Israele durante la guerra. Prima dell’attacco le forze israeliane hanno confermato lo sgombero dei civili, nessuno dei quali è stato ferito colpito.

Lanciarazzi di Hamas posizionati a pochi metri da tende di sfollati e centri distribuzione aiuti, all’interno di un un’area umanitaria nel sud della striscia di Gaza (clicca per ingrandire)

Scrive Ron Ben-Yishai, corrispondete di guerra su YnetNews: Le truppe israeliane hanno lasciato Khan Younis, ma le Forze di Difesa rimangono a un’ora di distanza da qualsiasi luogo operativo e le operazioni tattiche a Gaza continueranno, con raid mirati e a sorpresa come si è visto all’ospedale Al Shifa dove operativi e comandanti di Hamas credevano che le forze israeliane non sarebbero più intervenute. Anziché rimanere fermi sul campo come bersagli statici, i soldati adotteranno una tattica più dinamica, consentendo anche agli sfollati di lasciare Rafah. Naturalmente questa scelta tattica comporta anche dei rischi, come la possibile riattivazione di lanciarazzi sotterranei da parte di terroristi o tentativi di ripristinare parti della loro rete di tunnel.

“Non è Israele che impedisce un accordo sugli ostaggi. E’ Hamas che impedisce l’accordo”. Lo ha detto domenica il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aprendo la riunione settimanale del governo. “Ho detto chiaramente alla comunità internazionale che non ci sarà cessate il fuoco senza la restituzione degli ostaggi. Semplicemente non accadrà – ha continuato Netanyahu – Hamas spera che le pressioni esterne e interne spingano Israele a cedere alle sue richieste estreme. Non succederà. Israele è disponibile per un accordo, Israele non è disposto ad arrendersi. Invece di rivolgere la pressione internazionale contro Israele, cosa che porta soltanto Hamas a indurire la sua posizione, la pressione della comunità internazionale dovrebbe essere diretta contro Hamas. E’ questo che favorirà il rilascio dei rapiti” (e di conseguenza un cessate il fuoco).

 

A sei mesi dall’inizio della guerra e dopo quattro mesi di combattimenti nell’ex roccaforte di Hamas a Khan Yunis, le Forze di Difesa israeliane hanno ritirato tutte le truppe di terra dal sud della striscia di Gaza, lasciando una sola brigata. Puntualmente nel primo pomeriggio di domenica, poche ore dopo il ritiro, terroristi palestinesi hanno lanciato di nuovo dei razzi dalla zona di Khan Younis verso il territorio israeliano, facendo scattare l’allarme nelle comunità israeliane prossime al confine. Secondo fonti militari, le Forze di Difesa israeliane hanno ritirato l’intera 98esima divisione dal sud di Gaza dopo che ha completato per il momento la sua missione (smantellata la brigata di Hamas, migliaia di terroristi eliminati, circa 30 km di tunnel distrutti). L’unica brigata rimasta nella striscia di Gaza è l’unità di fanteria Nahal, che ha il compito proteggere il cosiddetto corridoio Netzarim che divide il nord e il sud di Gaza. L’esercito ritiene che, in questa fase, singoli raid mirati sulla base di nuove informazioni di intelligence, come la recente operazione all’ospedale Shifa di Gaza City, siano il modo più efficace per agire contro Hamas. Secondo fonti militari citate da Times of Israel, 18 dei 24 battaglioni originali di Hamas nella striscia di Gaza sono stati debellati, il che significa che non funzionano come un’unità militare organizzata sebbene esistano ancora cellule isolate. Quattro battaglioni di Hamas rimangono a Rafah, nel sud di Gaza, e altri due nella parte centrale della striscia.

I polmoni di Lidor Levi, ucciso la settimana scorsa in un attentato terroristico, sono stati trapiantati in un soldato di 23 anni gravemente ferito a Gaza a gennaio. Lo ha comunicato domenica mattina il Centro nazionale trapianti israeliano. Il cuore di Levi è stato trapiantato in un uomo di 63 anni. Nell’attentato al centro commerciale della città israeliana Gan Yavne, un terrorista palestinese aveva gravemente ferito tre passanti a colpi di coltello. Levi, ingegnere informatico di 34 anni, non è sopravvissuto alle ferite. Lascia la moglie incinta e una figlia di sei mesi. Il soldato che ha ricevuto i suoi polmoni è stato gravemente ferito da un missile anticarro che ha colpito il suo blindato, a Gaza il 19 gennaio scorso, e da allora è in coma e collegato a un ventilatore a causa di danni irreversibili ai polmoni. Venerdì è stato sottoposto al complesso trapianto di polmone, durato 10 ore, presso lo Sheba Medical Center nel tentativo di salvargli la vita.