22 febbraio 2021

Shlomo Galster, ebreo ortodosso del nord di Israele, ha contratto il morbo covid-19 più di un mese fa ed è stato ricoverato all’Ha’emek Medical Center di Afula. Giovedì scorso la famiglia è stata informata che non c’erano più speranze di salvargli la vita. Ma gli operatori sanitari dell’unità covid si sono resi conto che i famigliari non sarebbero arrivati in tempo per recitare la tradizionale preghiera “Shema Israel”. A quel punto il capo infermiere dell’unità, l’arabo israeliano Ibrahim Maher che aveva in cura Galster da quando era ricoverato, gli ha recitato lo Shema pur senza conoscere a memoria tutte le parole esatte. “Sapevo che era un uomo religioso e che era importante per lui – ha detto Maher a Israel HaYom – Non conosco esattamente l’intera preghiera, ma sapevo quanto fosse importante che sentisse le parole Shema Israel. Gli volevamo bene e abbiamo pregato con lui e per la sua famiglia. Abbiamo un solo Dio – ha continuato Maher – Per me era importante che la famiglia sapesse almeno che eravamo riusciti a recitare lo Shema”. La figlia di Galster ha detto a Israel HaYom: “È stata una giornata difficile e triste. Mio padre non aveva mai smesso di parlare delle cure devote che riceveva e di quanto fosse grato a Maher e all’intera squadra”.

Ibrahim Maher, capo infermiere dell’unità covid-19 dell’Ha’Emek Medical Center di Afula (clicca per ingrandire)