5 ottobre 2020

Chezy Levy, direttore generale del Ministero israeliano della sanità, ha espresso domenica mattina un cauto ottimismo dovuto al fatto che i contagi da coronavirus nel paese sembrano mostrare segni di rallentamento sia nel numero di nuovi casi giornalieri che nel tasso di test positivi. “Dobbiamo rimanere all’erta – ha detto Levy all’emittente pubblica Kan – ma c’è una tendenza al rallentamento della morbilità, che si riflette sia sul numero assoluto, sia sulla percentuale di coloro che risultano positivi. Dovremo aspettare alcuni giorni per vedere se il trend persiste. Abbiamo ancora numeri elevati, ma negli ultimi giorni non abbiamo più registrato visto i 7.000 contagi che vedevamo prima e questo è motivo di cauto ottimismo. Ciò è dovuto al rispetto, in linea di massima, delle norme del lockdown”. Lo scorso 18 settembre Israele è entrato nel secondo lockdown nazionale. Levy ha anche risposto a chi critica i limiti imposti alle proteste politiche di piazza. “Chiunque affermi che mi oppongo solo a queste manifestazioni è politicamente motivato – ha detto – Io mi oppongo a tutti gli assembramenti, in tutti i settori”. Anche il biologo computazionale Eran Segal, del Weizmann Institute, ha detto alla tv Canale 12 che secondo alcuni segnali l’aumento della morbilità nella popolazione generale potrebbe essersi arrestato, ma ha aggiunto che la comunità ultra-ortodossa, dove sono segnalati parecchi casi di inosservanza delle norme, non mostra segni di rallentamento. Secondo lo scienziato, il tasso di test positivi nella popolazione generale si attesta sul 10%, nella comunità araba sul 13% (in calo) mentre nella comunità ultra-ortodossa è ancora al 28%.

Decine di ultra-ortodossi assembrati a Modi’in Ilit dopo che un’affollata cerimonia religiosa è stata interrotta dalla polizia (clicca per ingrandire)