E’ su Hamas che ricade la decisione di far cessare la guerra

Perché Israele continua le operazioni a Gaza nonostante le conseguenze umanitarie? Semplice: perché Hamas non si è ancora arresa

Sintesi di un articolo di Alan G. Futerman e Walter E. Block

Fermo-immagine dal video di propaganda terrorista diffuso lunedì da Hamas a scopo ricattatorio, con le immagini di tre anziani israeliani rapiti e deportati a Gaza il 7 ottobre. Da sinistra: Amiram Cooper, 84 anni, Yoram Metzger, 80 anni, e Chaim Peri, 79 anni

Molte persone in tutto il mondo sono sconvolte da ciò che accade a Gaza a seguito delle operazioni militari israeliane. Ad esempio, il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha detto: “Nel mezzo di una situazione umanitaria sempre più terribile a Gaza, gli attacchi di Hamas non possono giustificare una punizione collettiva del popolo palestinese”. Amnesty International sostiene che vi sono “prove schiaccianti di crimini di guerra” e secondo Al-Jazeera “dal Sud Africa alla Norvegia, dal Medio Oriente al sud-est asiatico, continuano ad aumentare gli appelli per la cessazione” degli attacchi israeliani.

In effetti, in una guerra sarebbe criminale e incivile infliggere danni a persone innocenti dopo che l’aggressore è stato sconfitto e si è arreso. E sì, ci sono molti innocenti a Gaza, contrariamente a quanto vanno dicendo alcuni commentatori estremisti.

Allora perché Israele continua le sue operazioni a Gaza, nonostante le conseguenze?

Semplice: perché Hamas non si è ancora arresa (e non ha nemmeno rilasciato tutti gli ostaggi che ha rapito e deportato a Gaza). Ripetiamo il concetto, giacché a quanto pare sfugge a tutti coloro che lamentano le “sproporzionate” operazioni militari israeliane e le loro conseguenze sugli abitanti di Gaza: Hamas non si è ancora arresa. Ci sia consentito ribadire ancora una volta questo fatto ovvio e basilare, che l’opinione mondiale non sembra voler riconoscere: Hamas non si è ancora arresa.

Cosa implicherebbe una resa? Quale sarebbe il probabile destino dei combattenti di Hamas se si arrendessero alle Forze di Difesa israeliane? Non è difficile immaginare che finirebbero in galera, dove sono stati (o in parte sono tuttora) altri membri di quell’organizzazione genocida. E i loro capi? Se non finiranno giustiziati là dove verranno sorpresi, data la mostruosa ferocia di ciò che hanno organizzato e diretto il 7 ottobre, è improbabile che dopo l’arresto vengano condannati a morte in un processo, come accadde a diversi gerarchi nazisti a Norimberga. Dopo tutto, Israele ha inflitto la condanna morte a una sola persona, Adolf Eichmann.

Ma una cosa è certa. Subito dopo la resa di Hamas, i bombardamenti a Gaza cesserebbero. Non ci sarebbero più morti innocenti causate dal fatto che Hamas agisce facendosi scudi dei civili. E gli ospedali israeliani sarebbero sicuramente pronti a curare i feriti.

Ma finché Hamas non grida “mi arrendo”, è del tutto giustificato che le Forze di Difesa israeliane continuino la guerra contro quell’organizzazione. Le tragiche morti di innocenti sono interamente nelle mani di Hamas, per via di quel semplice dettaglio che il mondo sembra ignorare, quando chiede la fine della guerra: Hamas non si è ancora arresa.

(Da: Israel HaYom, 19.12.23)

Fermo-immagine dal video di propaganda terrorista diffuso martedì sera dalla Jihad Islamica Palestinese a scopo ricattatorio, con le immagini di due israeliani rapiti e deportati a Gaza il 7 ottobre. Da sinistra: Gadi Moshe Mozes, 79 anni, ed Elad Katzir, 47 anni