Netanyahu: “Non permetterò che Hamas-stan venga sostituito da Fatah-stan”

Il primo ministro israeliano: “Ora che abbiamo visto all’opera il piccolo stato palestinese di Gaza tutti capiscono cosa avrebbe potuto essere uno stato palestinese alle porte di Tel Aviv e Gerusalemme”

Il primo ministro Benjamin Netanyahu alla conferenza stampa di sabato sera, con il ministro della difesa Yoav Gallant e il ministro del gabinetto di guerra Benny Gantz

In una conferenza stampa sabato sera a Tel Aviv, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che Israele manterrà la politica di esercitare la massima pressione militare su Hamas per garantire il ritorno degli ostaggi deportati dai terroristi a Gaza e ottenere una vittoria decisiva sul gruppo terrorista palestinese.

“Siamo in guerra per la nostra esistenza – ha detto Netanyahu – Dobbiamo continuare finché vinceremo, nonostante le pressioni internazionali e nonostante il prezzo insopportabilmente alto che la guerra impone”. Una vittoria completa, ha detto, è l’unico modo per garantire che i caduti non siano morti invano.

“Siamo più determinati che mai a continuare fino alla fine: fino a quando avremo eliminato Hamas, avremo riportato a casa tutti gli ostaggi, avremo garantito che a Gaza non ci sia più alcun soggetto che indottrina al terrorismo, finanzia il terrorismo e attua il terrorismo”.

Secondo Netanyahu, solo una forte pressione militare potrà portare al rilascio di tutti gli ostaggi. Senza tale pressione, ha detto, non avremmo ottenuto nessun rilascio.

Netanyahu si è dichiarato contrario alla visione degli Stati Uniti secondo cui il controllo su Gaza dopo la guerra contro Hamas dovrebbe andare a un’Autorità Palestinese “rivitalizzata”. “Tra amici – ha detto – è importante non alimentare illusioni”.

“Non permetterò che Hamastan venga sostituito da Fatahstan, che scambiamo Khan Younis con Jenin – ha affermato il primo ministro, riferendosi al partito palestinese Fatah, rivale di Hamas, che controlla l’Autorità Palestinese in Cisgiordania – L’Autorità Palestinese si rifiuta di condannare il massacro del 7 ottobre e alcuni di loro addirittura lo celebrano con gusto. Non abbiamo imparato nulla?”.

L’Autorità Palestinese, ricorda David Isaac su jns.org, applica una ben documentata politica che ricompensa in denaro i terroristi per aver compiuto attentati contro ebrei, e ha già annunciato che verserà quasi 3 milioni di dollari alle famiglie dei terroristi di Hamas rimasti uccisi perpetrando la carneficina del 7 ottobre. Esponenti di Fatah, la fazione al potere dell’Autorità Palestinese guidata da Abu Mazen, si rifiutano di condannare il massacro. Anzi, l’ala terroristica di Fatah, le Brigate Martiri di Al-Aqsa, si vantano di aver preso parte alla strage diffondendo immagini di terroristi di Gaza il 7 ottobre che indossavano la fascia gialla di Fatah.

Dopo la distruzione di Hamas, ha detto Netanyahu, la striscia di Gaza sarà smilitarizzata e la sicurezza rimarrà sotto controllo israeliano.

Affermando che Israele non intende ripetere “il fatale errore” degli accordi di Oslo che consentirono di “importare l’Olp da Tunisi e radicarla nel cuore di Giudea e Samaria” (Cisgiordania) portandovi “gli elementi più estremisti del mondo arabo, votati alla distruzione dello stato di Israele e che educano i loro figli a questo scopo”, Netanyahu ha rivendicato d’aver impedito la creazione di uno stato palestinese in Cisgiordania “mettendo i freni al processo di Oslo”. “Oggi – ha detto – tutti capiscono cosa avrebbe potuto essere quello stato palestinese (in Cisgiordania), ora che abbiamo visto all’opera il piccolo stato palestinese a Gaza. Tutti capiscono cosa sarebbe successo se avessimo capitolato alle pressioni internazionali e avessimo creato uno stato come quello anche in Giudea e Samaria, attorno a Gerusalemme e alla periferia di Tel Aviv”.

Netanyahu ha affermato che Hamas e Fatah non sono in disaccordo sull’obiettivo di distruggere Israele, ma solo su come farlo e ha descritto come illusoria l’idea che Gaza possa essere consegnata a un’Autorità Palestinese “rivitalizzata”. E ha aggiunto: “Non escludo che si possa arrivare a un accordo con gli Stati Uniti su questo”.

(Da: Times of Israel, Jerusalem Post, jns.org, YnetNews, 17.12.23)

 

“Voglio esortare a non limitarsi a ripetere ‘soluzione a due stati’. Perché? Perché qui c’è un aspetto emotivo con cui bisogna fare i conti. La mia nazione è in lutto. La mia nazione è traumatizzata”. Lo ha detto il presidente d’Israele Isaac Herzog in un’intervista del 14 dicembre all’Associated Press.

Herzog, già leader del partito laburista israeliano la cui posizione è storicamente favorevole alla soluzione “due stati per due popoli”, ha detto che parlare adesso di creare uno stato palestinese è un errore se non altro per il fatto che la carneficina del 7 ottobre è troppo recente.

“Per tornare all’idea di dividere la terra, di negoziare la pace, di parlare con i palestinesi ecc. – ha detto Herzog – bisogna affrontare innanzitutto il trauma emotivo che stiamo attraversando, e la necessità e la richiesta di una piena sensazione di sicurezza per tutti i nostri cittadini”.
(Da: jns.org, 17.12.23)